L'incontro di sabato

Dazi, Ucraina, Cina: la diplomazia del lutto ai funerali di Papa Francesco

La presenza annunciata di Trump e dei vertici europei, von der Leyen compresa, fa pensare alle esequie come un’occasione per sbloccare la trattativa sulle tariffe per ora bloccata...

Politica - di David Romoli

24 Aprile 2025 alle 09:00

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AP Photo/ Evan Vucci, file
AP Photo/ Evan Vucci, file

La “diplomazia del lutto” è antica quanto il lutto stesso. Da sempre potenti e governanti approfittano dei funerali di Stato nei quali si ritrovano per piangere lo scomparso di turno: occasione d’oro per scambiarsi segnali, impostare dialoghi, organizzare incontri. A rendere particolari i funerali di papa Bergoglio, sabato prossimo a Roma, è il contesto. Raramente si erano accumulate tante crisi internazionali come in questo momento. Ed è anche la solennità dell’evento, che implica la partecipazione di delegazioni che per molti Paesi saranno ai massimi livelli. A partire dalla decisiva presenza nella capitale italiana di Donald Trump, che atterrerà con la moglie Melania venerdì pomeriggio.

Tra i vari focolai che minacciano l’incendio quello che è più sotto i riflettori è il fronte occidentale della guerra dei dazi, lo scontro tra Usa e Ue al momento congelato dalla tregua di 90 giorni decisa da Trump. A Roma ci saranno tutti i vertici delle due parti in causa: The Donald da un lato, i presidenti della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europei, von der Leyen, Costa e Metsola, dall’altro. Si troveranno fianco a fianco per piangere più o meno sinceramente l’estinto in un momento tra i più delicati, con in predicato il vertice Usa-Ue proposto da Giorgia Meloni nella sua visita a Washington e non ancora accettato, ma neppure respinto, dall’ospite americano. L’idea di cogliere l’occasione era nell’ordine delle cose e infatti hanno iniziato a industriarsi per quagliare sia Roma che Bruxelles. Ma l’ipotesi, che pure ha circolato, di approfittare delle esequie per organizzare subito il vertice sembra e probabilmente è un miraggio. A Roma ci saranno in effetti alcuni dei principali leader dei Paesi della Ue: la padrona di casa, il campione degli scettici Macron, il cancelliere tedesco Scholz. Mancherà però una figura importante come lo spagnolo Sanchez e Scholz è un cancelliere con le valige già pronte.

Ma anche se ci fossero tutti e 27 i capi di governo della Ue un summit di tanta importanza non può essere organizzato sui due piedi, senza aver prima messo a fuoco una posizione comune dell’intera Unione, esigenza più volte rivendicata dalla stessa von der Leyen. Senza contare lo sgarbo che rappresenterebbe nei confronti del Vaticano e della Chiesa, cioè mettersi a discutere di dazi e mercanzie un attimo dopo aver sepolto il Santo padre. La strada è sbarrata. Ma con gli incontri bilaterali, magari informali, il discorso è diverso. Il vero obiettivo è dunque una chiacchierata fra Trump e i vertici europei, con la presidente della Commissione in prima fila. Significherebbe un avvio di disgelo evidente, dal momento che Trump ha sempre sdegnato la Commissione, e se quella chiacchierata vertesse sulla esigenza comune di incontrarsi in via ufficiale prima che la tregua arrivi a scadenza la svolta sarebbe palese e la missione americana di Giorgia potrebbe dirsi coronata da successo. Per questo è difficile credere, come alcune non disinteressate voci sostengono, che la premier italiana sarebbe scontenta dell’eventuale incontro. Lei non potrebbe partecipare ovviamente ma il merito di aver sgombrato il sentiero sarebbe suo e comunque si adopererebbe per agevolare le comunicazioni incontrando sia l’una che l’altra parte.

Gli altri fronti diplomatici aperti sono resi più incerti dalla mancanza di particolari, per ora, su alcune delegazioni fondamentali, in particolare quella cinese e quella russa. Il fronte principale nella guerra commerciale è quello fra Usa e Cina: uno scambio di segnali in un senso o nell’altro sarebbe quindi rilevante. Ma la composizione della delegazione cinese e l’atteggiamento che adotterà a Roma indicheranno anche quanto Pechino intende sfruttare l’occasione ai fini della strategia di avvicinamento all’Europa in funzione anti Trump che ha adottato. Il tavolo ucraino sarà comunque centrale, anche se non è possibile prevedere se porterà a incontri diretti pur se informali. Ma saranno a Roma tutti e cinque i leader dei Paesi del “Quintet” occidentale che segue la crisi passo dopo passo.

Ci saranno sia Trump che Zelensky, e sarà il primo incontro dopo quello finito malissimo di Washington. Non ci sarà Putin, e quando ne è stata certa Meloni si è letteralmente tolta un grosso peso dal cuore. L’arrivo del russo l’avrebbe messa di fronte al peggiore dei dilemmi: arrestarlo sulla base del mandato di arresto internazionale oppure glissare entrando però a quel punto in rotta di collisione con la Ue. Putin ha risolto il grosso guaio restando a Mosca ma il livello della delegazione che invierà a Roma sarà significativo. In ogni caso di Ucraina, in un modo o nell’altro, se ne parlerà e molto.

24 Aprile 2025

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