L'erede del Santo di Assisi

Senza Francesco il mondo ha perso la sua Stella Polare: era il Papa contro il potere, di detenuti, migranti e disarmo

Controcorrente in tutto. Coraggioso fino all’incoscienza. Fragile e isolato punto di riferimento per le poche forze che non riescono ad adeguarsi al fiume che riporta indietro la storia verso l’inizio del Novecento.

Cronaca - di Piero Sansonetti

22 Aprile 2025 alle 07:00

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AP Photo/Andrew Medichini, file
AP Photo/Andrew Medichini, file

Si è fatto chiamare Francesco, quando lo hanno eletto papa. Francesco come l’unico vero erede di Gesù. Nessuno dei suoi 265 predecessori aveva osato un atto spavaldo come questo. Francesco il Santo, Francesco il Ribelle, Francesco il Pacifista, Francesco il Povero, Francesco il nemico dei poteri, Francesco l’Umile, Francesco che parlava col Saladino, parlava col lupo, Francesco che accarezzava i lebbrosi, sfidava il padre, cambiava le regole, sapeva tenere insieme rivolta, libertà e obbedienza.

Jorge Mario Bergoglio è morto a ottantotto anni per un ictus che lo ha colpito dopo una violenta polmonite: e oggi possiamo dire che è stato davvero Francesco come aveva promesso. È stato papa per 12 anni, dopo un pontificato tradizionalista e conservatore come quello di Ratzinger, che aveva spinto all’indietro i valori della Chiesa, dopo il pontificato “trionfante” di Wojtyla, anticomunista, amato dalla destra ma anche molto critico con il capitalismo, è stato papa in un periodo storico di sdoganamento dei populismi di destra e dei neofascismi, è stato papa con Trump, Putin, Zelensky e Netanyahu, coi governanti guerrieri e antipacifisti, è stato papa con la destra xenofoba che aveva conquistato il potere in Italia, coi giustizialisti di destra e di sinistra padroni dell’informazione e della politica, eppure è stato il papa dei prigionieri, dei migranti, dei poveri e del disarmo.

Controcorrente in tutto. Coraggioso fino all’incoscienza. Capace di riferirsi sempre a Cristo e non alla dottrina. Fragile e isolato punto di riferimento per le poche forze che non riescono ad adeguarsi al fiume che riporta indietro la storia verso l’inizio del Novecento. Ha ripreso in mano il Concilio e Roncalli ed è andato oltre il Concilio e Roncalli. I suoi ultimi gesti sono stati chiarissimi. Venerdì scorso è andato a Regina Coeli, la prigione simbolo di tutte le prigioni, e ha detto ai detenuti solo cinque parole, strepitose e rivoluzionarie: “Perché voi e non io?”. In sostanza ha chiesto l’abolizione del carcere.

Il giorno di Pasqua è sceso in piazza San Pietro per dire alla gente: “Non c’è pace senza disarmo”, schierandosi contro l’Europa, contro il governo italiano, contro gli Stati Uniti, contro Putin e Netanyahu e Zelensky, contro lo stesso presidente Mattarella che qualche ora prima aveva detto: “Non c’è pace senza equità”. Bergoglio ha risposto: no, non c’è pace se non si depongono le armi. L’equità viene dopo. La pace – e la vita – vengono sempre prima.  E poi, nell’ultimo discorso di Pasqua, ha parlato di nuovo di migranti, come aveva fatto nel 2013, appena eletto, nel discorso a Lampedusa. Aveva gridato: “Adamo, dove sei?”. Ora lo grideremo noi: noi atei, noi cristiani, noi ebrei, noi musulmani, noi buddisti, noi esseri umani ragionanti: “Bergoglio, dove sei? Come possiamo navigare di notte senza stella polare?”.

22 Aprile 2025

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