L'intesa Italia-Libia

Giovanni Caravelli, il capo degli 007 è l’informatore di Almasri: così ha svelato a Tripoli i nomi dei ricercati della Cpi

In casi del genere si parla di servizi segreti deviati. Stavolta però sembrerebbe che la deviazione sia proprio al vertice. E poi che dovremmo dire del governo? Che ci sono settori deviati anche nel governo?

Editoriali - di Piero Sansonetti

12 Febbraio 2025 alle 12:42 - Ultimo agg. 12 Febbraio 2025 alle 18:21

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Giovanni Caravelli, il capo degli 007 è l’informatore di Almasri: così ha svelato a Tripoli i nomi dei ricercati della Cpi

Il 28 gennaio scorso, proprio nel giorno nel quale Giorgia Meloni annunciava al mondo, indignata, di aver ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Roma che la sospettava di avere “favoreggiato” il killer internazionale Osama Almasri, proprio in quel giorno lì, in quelle ore, il capo dei servizi segreti italiani Giovanni Caravelli era a Tripoli. Mandato, si può immaginare dal governo italiano. Visto che i servizi segreti dipendono dal governo.

Stava a Tripoli a fare che? A istruire il governo e i servizi segreti libici su come evitare che i killer che torturano i migranti, e spesso li uccidono, possano essere arrestati e consegnati alla Corte dell’Aia. La notizia l’ha pubblicata Il Foglio in un articolo clamoroso e informatissimo di Gianluca Gambardella. Al momento non c’è nessuna smentita. Il governo, come gli capita sempre più spesso negli ultimi tempi, tace. Di conseguenza dobbiamo ritenere che la notizia sia vera. e anche le Procure dovrebbero ritenere la stessa cosa. E considerare quell’articolo una notizia di reato. Vediamo di spiegare meglio cosa sarebbe successo.

La Corte dell’Aia, quando consegnò l’ordine di cattura per Almasri (ordine di cattura eseguito in Italia dalla Digos, ma reso poi inutile dalle decisioni concordate da governo e Corte d’Appello di Roma di scarcerarlo) consegnò anche altri 86 ordini di arresto per 86 capi dei lager libici dove i migranti catturati dalle milizie o dalla guardia costiera vengono rinchiusi. La Corte dell’Aia però aveva raccomandato di mantenere il segreto sui nomi, in modo da evitare di metterli in allarme e in condizione di evitare l’arresto. In effetti Almasri non sapeva di essere ricercato, tanto che girava per Torino senza neanche l’accorgimento di usare un nome falso. E perciò era stato catturato facilmente.

Cosa ha fatto Caravelli? Secondo il Foglio è entrato in possesso degli 86 nomi, poi ha preso il solito Falcon dei servizi, è volato a Tripoli e ha spifferato i nomi raccomandando alle autorità libiche di evitare di far viaggiare queste persone nei paesi che riconoscono l’autorità della Corte penale, tra le quali l’Italia. In sostanza -se la notizia è vera – ha compiuto una azione per mettere fuorigioco la Corte internazionale dell’Aia. E per aiutare i criminali. La maggior parte degli italiani era convinta che i servizi segreti servissero a scoprire trame oscure e a favorire l’arresto dei “tramatori”. Ora le cose sono cambiate: servono a scoprire trame oscure e a mettere in salvo i “tramatori”. In casi del genere si parla di servizi segreti deviati, tipo quelli che più di mezzo secolo fa organizzarono gli attentati dinamitardi e le stragi in diverse città italiane. Stavolta però sembrerebbe che la deviazione sia proprio al vertice. E che per trovare qualche pezzo non deviato dei servizi si debba faticare. E poi che dovremmo dire del governo? Che ci sono settori deviati anche nel governo?

Aspettiamo di ascoltare qualche giustificazione. Si spera che i ministri tornino in aula, al Parlamento, per provare a presentare qualche scusa. Ieri sulla vicenda Almasri è intervenuto il presidente di Federpetroli Michele Marsiglia. Persona autorevole. Ma piuttosto ingenua. Perché ha spiegato in modo molto chiaro la questione della restituzione alla Libia del boia Almasri (che lui, in un comunicato ufficiale, non definisce boia ma più rispettosamente “nostro referente politico”). Marsiglia avverte il Parlamento italiano: “Non scherzate col fuoco” (testuale).

In che senso? Spiega Marsiglia che in Libia l’Italia ha grandi interessi, e non può metterli a rischio solo per ragioni di principio legate al trattamento dei migranti. Perché altrimenti – precisa – si rischia di far saltare il piano Mattei. Che evidentemente – Marsiglia ce lo dice chiaramente – non è un piano per aiutare l’Africa – come qualche volta ha sostenuto la Meloni – ma è un piano per aiutare gli interessi dei petrolieri italiani. E sarebbero questi interessi – ora la cosa si capisce bene – la sostanza del famoso problema di “sicurezza nazionale”. Si tratta semplicemente di mettere al sicuro (appunto: “sicurezza”) i soldini. Petrolio in cambio di Almasri.

12 Febbraio 2025

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