La presidente dell'AOI

Intervista a Silvia Stilli: “Abbiamo dimenticato i massacri di Srebrenica, sotto accusa chi denuncia i genocidi e non i criminali”

«Anche all’epoca ci furono polemiche sull’utilizzo del termine “genocidio”. Le reazioni di oggi ai mandati di arresto della Cpi per Putin e Netanyahu sono pericolose. Sotto accusa non ci sono i criminali ma chi come Amnesty chiede giustizia per le stragi di civili»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

12 Dicembre 2024 alle 07:00

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Photo credits: Sergio Oliverio/Imagoeconomica
Photo credits: Sergio Oliverio/Imagoeconomica

Silvia Stilli, Presidente dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI), che rappresenta più di 500 organizzazioni non governative, interne e internazionali: per avere documentato il genocidio in atto a Gaza, Amnesty International è stata accusata delle peggio cose, a partire dal marchio d’infamia dell’antisemitismo. Così come, anche per la stampa mainstream di casa nostra, è antisemita la Corte penale internazionale dell’Aia, rea di aver emesso mandati di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yav Gallant. Come la mettiamo?
La Corte Penale Internazionale (CPI) ha avuto una genesi poco conosciuta, meritevole di essere ricordata: nasce da una campagna promossa negli anni ’90 da più di 300 ong internazionali con in prima fila l’italiana Non C’è Pace Senza Giustizia, dell’area radicale. La convocazione della conferenza internazionale per l’istituzione della CPI partì da una sessione dell’Assemblea generale ONU del 1996 e la città di Roma fu candidata ad ospitarla presso la FAO dal 15 giugno al 17 luglio 1998 dal nostro governo, che ne finanziò la maggioranza delle spese: quello non fu un mese facile, tanto che per sbloccare la resistenza di ben 50 Stati all’istituzione della CPI ci volle una grande mobilitazione delle ong che l’avevano caldeggiata. Sfociò in una fiaccolata dal Campidoglio al Circo Massimo con a capo l’allora Presidente del Consiglio Prodi e il Sindaco di Roma Rutelli, finalizzata alla consegna al Segretario generale dell’ONU Hans Corell della petizione che lo invitava a favorire l’esito positivo dell’istituzione della CPI. L’atto costitutivo finale vide il voto favorevole di 120 stati, contrario di 7 e con ben 21 astensioni ed entrò in vigore nel 2002. Lo status di osservatore presso le Nazioni Unite fu ottenuto dalla CPI nel 2004. Oggi riconoscono la CPI 124 Stati, ma 32 non hanno ratificato il documento che la regola, tra cui proprio Israele, Russia e Stati Uniti. Nel ’96 si era da poco usciti dalla guerra in ex-Jugoslavia, contrassegnata da violazioni di diritti umani e cruente stragi di civili, che avevano sconvolto un mondo occidentale non abituato a vedere conflitti aperti in Europa. A Srebrenica lo sterminato prato di lapidi bianche e l’infinita distesa di nomi segnati a terra, nel ricordo del genocidio dei bosniaci da parte serba del luglio 1995, non ha insegnato quanto era auspicato da chi vuole la pace e la giustizia per le vittime di questi crimini.

Venendo all’oggi?
I recenti mandati di arresto per l’accusa di genocidio della CPI a Putin, in relazione ai crimini di guerra e contro l’umanità nei confronti della popolazione civile ucraina, e a Netanyahu e Gallant per i massacri a Gaza, hanno generato una reazione davvero pericolosa da parte di un’ampia parte della politica e anche della stampa mondiale. Sotto accusa non ci sono oggi i criminali, ma chi chiede giustizia per le stragi di civili. Amnesty International per prima, a cui dobbiamo la difesa sempre e ovunque dei diritti umani, senza lasciar indietro nessuno: ricordiamo la vicenda delle torture e dell’omicidio per mano militare in Egitto del nostro concittadino Giulio Regeni.

Che mondo è quello descritto?
È un mondo alla rovescia, dove non vi è memoria degli orrori di quella Srebrenica del ’95, che generarono già allora polemiche più sommesse, ma che ben ricordo, sull’utilizzo in quel caso del termine ‘genocidio’. L’ho già detto in altre mie interviste e lo ribadisco: cosa ha significato la Shoah, l’Olocausto degli ebrei della Seconda Guerra Mondiale, deve rimanere indelebilmente stampato nelle menti di ogni essere umano e ne va tenuta viva la Memoria per l’eternità. A quel genocidio ne sono seguiti purtroppo altri e sono in corso oggi. Una settimana fa ho partecipato alla consegna del Premio del Volontariato della Focsiv, la federazione delle ong cristiane, socia AOI, che ha visto assegnare ex aequo il Premio Difensore dei diritti umani a due realtà che mostrano come sia possibile un’azione per la pace e la giustizia anche in questi tempi: la rete “Mesarvot” (in ebraico “Noi rifiutiamo”), di giovani attiviste e attivisti israeliani che sostengono l’obiezione di coscienza contro l’obbligatorietà del servizio militare nell’esercito del loro Paese; il movimento di giovani palestinesi “Community Peacemakers Teams – Cpt Palestina”, attivo nella costruzione di partnership nel campo della non-violenza. Bisogna abbinare le pratiche della non violenza e della difesa dei diritti umani alla ferma richiesta della giustizia per le vittime civili delle violenze e delle guerre, senza tentennamenti e mediazioni. Per questo va sostenuta la sentenza della CPI e vanno applicate le misure previste dal Tribunale Penale Internazionale con il mandato di arresto per Netanyahu e Gallant e anche per i leader di Hamas, che però nel frattempo sono stati uccisi dalle forze militari israeliane.

Per crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati in Ucraina, Vladimir Putin è passibile di arresto nei paesi che riconoscono la CPI, oltre che negli Stati Uniti. Netanyahu, no. Il doppio standard? L’Italia è tra i Paesi che riconoscono la CPI, eppure, come peraltro la Francia, non è intenzionata ad eseguire il pronunciamento della Corte. Che segnale è?
Pessimo segnale quello dei Paesi che hanno dichiarato di non voler applicare le misure previste a seguito del pronunciamento della Corte sull’accusa di genocidio, in questo caso per chi governa Israele: è evidente che si mina l’autorevolezza e si disconosce il ruolo della CPI. Così non vi è garanzia per nessuno per il presente e il futuro del rispetto della Dichiarazione ONU sui Diritti Umani. Ho citato come la stessa nascita della CPI non sia stato un evento corale data la contrarietà di Stati importanti. Eppure, si era appena usciti dalle immonde violenze e dal sangue versato dalla popolazione dell’ex-Jugoslavia, su cui già si misurava il Tribunale Speciale ad hoc, con status non permanente, istituito all’Aia nel maggio del ’93 dalle Nazioni Unite, il primo dopo quello militare di Norimberga che aveva giudicato i crimini dei gerarchi nazisti. L’Italia, che ha ospitato la conferenza istitutiva della CPI, oggi si sfila da chi chiede giustizia di un genocidio che vede morire ogni giorno civili nella Striscia di Gaza con oltre 44.000 vittime, di cui 13.000 bambine e bambini. Non è genocidio questo? Israele vuole andare avanti, regionalizzando il conflitto. Prima il Libano e poi la Siria, anche con la fuga di Assad e il controllo del Paese da parte delle forze jihadiste. Israele cerca lo scontro diretto con la Turchia, che sostiene queste forze in Siria. In una situazione così incerta e complessa, delicatissima per tutta la regione, Netanyahu va avanti senza ostacoli. Ma proprio non ci si vuole rendere conto della catastrofe in cui versa il Medio Oriente? Sì, si applica il doppio standard, visto che su Putin non vi è stata un’alzata di scudi dei molti governi come in difesa di Netanyahu. Entrambi sono responsabili di crimini contro l’umanità e, come il Tribunale Penale Internazionale ha sentenziato, vanno arrestati.

Altro tema caldo, molto a cuore a l’Unità, è quello dei migranti. Con articoli e inchieste questo giornale ha documentato la complicità delle autorità italiane con la cosiddetta guardia costiera libica nei respingimenti forzati in mare. Poi c’è il flop Albania: centinaia di milioni sperperati, mentre continuano i tagli alla cooperazione internazionale.
Dalle misure di Marco Minniti ministro dell’Interno nel 2016-2018, estensore dell’Accordo con il Governo libico per i respingimenti, arrivando all’oggi, l’Italia sul tema delle migrazioni non riesce a proporre politiche di coerenza e autorevoli. L’approccio è securitario e mira al respingimento di chi arriva sui barconi della morte, sostenuto da una narrazione che presenta il migrante come un pericolo, legandolo all’immagine del terrorismo e della criminalità internazionale. Non è mai riconosciuto come una vittima che fugge da soprusi, guerre, violenze, fame e povertà. La recente decisione di alcuni Paesi europei tra cui l’Italia di sospendere le richieste d’asilo dei profughi siriani dopo la presa di Damasco da parte dei jjdahisti, è un atto irresponsabile rispetto alla tutela dei diritti umani, giustificato ancora una volta dalla paura del terrorismo. Non è servita a nulla la positiva esperienza italiana dei corridoi umanitari che alcune ong hanno realizzato con investimenti diretti di risorse per far entrare da Siria, Afghanistan, Libia persone e nuclei familiari, dimostrando ancora una volta che un’accoglienza virtuosa è possibile. I risultati di inclusione dell’accoglienza diffusa nella collaborazione tra enti locali, cooperative e mondo associativo non vengono citati. L’esternalizzazione delle frontiere abbinata al respingimento, come nei centri italiani in Albania, è la scelta politica attuale, anche se genera spreco di ingenti risorse pubbliche e la magistratura ne contesta la violazione delle regolamentazioni europee. L’Italia ha lanciato un’iniziativa di partnership con l’Africa per lo sviluppo e la stabilità del continente, il Piano Mattei per l’Africa, in cui concentra ingenti risorse del Fondo per il Clima e della cooperazione internazionale in programmi definiti d’impatto nella lotta alla povertà. Ma non vi è investimento di fondi aggiuntivi nell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo in questa legge di Bilancio, anzi si registra un’ulteriore contrazione del capitolo. Mentre aumentano le spese per la produzione di armamenti. C’è un problema oggettivo di coerenza.

12 Dicembre 2024

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