La visita della premier alla Casa bianca

Meloni da Trump, prima le lodi poi la richiesta del Presidente USA: “Fuori i soldi per le armi Nato”

“È una leader”, cinguetta il tycoon. Che però le chiede di portare le spese Nato al 5% del Pil. La premier nicchia. E non riesce a strappare all’amico la promessa di vedere Ursula

Politica - di David Romoli

18 Aprile 2025 alle 08:00

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AP Photo/Tom Brenner – Associated Press /LaPresse
AP Photo/Tom Brenner – Associated Press /LaPresse

È una “straordinaria persona”, una “leader mondiale”, una “grande premier”. Però gli affari sono affari e i soldi sono soldi. Quelli anzi “non sono mai troppi”. Il presidente degli Usa, col cravattone rosso che manda in visibilio Salvini, fa l’ospite cerimonioso e ironizza da solo “Cosa potevo dire di più”. La premier italiana, di bianco vestita e prudente, è chiaramente consapevole delle difficoltà della situazione. “Possiamo incontrarci a metà strada e arrivare a un accordo Usa-Ue non in nome del nazionalismo occidentale ma perché entrambi possiamo uscire più forti”.

L’obiettivo della premier italiana, quello che doveva portare a casa per poter cantare vittoria era strappare a Trump l’impegno a incontrare Ursula von der Leyen e in prospettiva a un vertice Usa-Ue che, se fosse davvero organizzato, avrebbe per forza all’odg l’ipotesi su cui puntano Bruxelles e anche Roma: l’abbattimento dei dazi da entrambe le parti. Certo in cambio di massicci acquisti di armi e di gas da parte dell’Europa e anche di investimenti europei negli Usa. Ma un incontro tra il presidente degli Stati uniti e la numero uno della Commissione europea è cosa facile a dirsi, molto meno a farsi. L’amministrazione Usa di fatto non riconosce la Ue. Trump non si è mai degnato di parlare con la presidente della Commissione. Rubio, decisamente poco galante, ha lasciato in anticamera l’alta commissaria Kallas, nonostante i due avessero un preciso appuntamento e poi non la ha ricevuta. Giorgia scopre subito le carte, prima di mettere piede nello studio ovale: “Non posso fare accordi a nome della Ue ma voglio invitare il presidente a una visita ufficiale in Italia e capire se c’è la possibilità di organizzare un incontro con l’Unione europea”.

Quello che vuole il presidente americano invece è prima di tutto l’assicurazione che l’Italia caccerà quanti più miliardi possibile per la Nato. Le fonti della Casa Bianca, ove non fosse ben chiaro, iniziano a martellare sulla nota dolente ancora prima dell’arrivo della premier, sin dal primo mattino. Giorgia mette subito le mani avanti: “Al vertice della Nato annunceremo l’aumento della spesa per la Nato al 2% del Pil”. È una parola chiara nella lingua che parla l’uomo della Casa Bianca. Non è ancora abbastanza però perché dall’Europa e dunque dall’Italia si aspetta un esborso ben maggiore: ha chiesto il 5% ma è mercanteggiamento, chiuderebbe soddisfatto al 3,5% del Pil.

Ma tra i sorrisoni e la pioggia di complimenti qualche nota stridente si coglie e la coglie di certo anche Meloni. Trump ripete parola per parola la nota litania vittimista: “Tutto il mondo ha truffato l’America”. Non è il punto di partenza migliore per “trovarsi a metà strada con reciproca soddisfazione”. E quando si dice sicuro che “l’accordo con l’Europa si troverà al 100%” aggiunge “perché noi abbiamo qualcosa che vogliono tutti”. Toni tipici di chi si accinge a far valere i rapporti di forza. Le ormai famose “carte” che l’inquilino della Casa Bianca è convinto di avere più forti di tutti gli altri. Per la premier sfoggiare gli onori con i quali è stata accolta è la disponibilità, per ora solo a parole, a un accordo con la Ue sono comunque un risultato che permetterà di non parlare di fallimento. A maggior ragione se nel secondo tempo di oggi, l’incontro a Roma alle 13 con il vicepresidente Vance, potesse registrare un ulteriore passo in quella direzione. Ma se non potrà vantare alcun risultato reale o finché non potrà farlo a ragione veduta si tratterà solo di palliativi.

 

18 Aprile 2025

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