The Donald al G7
Strage di Sumy, gli Usa non condannano l’attacco: il piano di Trump per la pace in Ucraina
Sulla guerra in Ucraina dice l’emissario americano a Mosca, Witkoff: “Possibile accordo con Putin su 5 territori. Mosca disponibile a una pace permanente”. I punti della pax russo-americana
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Quella firma non ci sarà. Gli Stati Uniti hanno comunicato agli alleati del G7 che non appoggeranno una dichiarazione di condanna dell’attacco della Russia a Sumy. Lo riporta Bloomberg secondo cui il rifiuto avrebbe lo scopo di mantenere i negoziati con Mosca in carreggiata. Secondo fonti dell’agenzia americana l’amministrazione del presidente Donald Trump avrebbe comunicato agli alleati di non poter firmare la dichiarazione di condanna dell’attacco, poiché sta «lavorando per preservare lo spazio per negoziare la pace».
Il Canada, che detiene la presidenza del G7 quest’anno, ha comunicato agli alleati che senza l’approvazione degli Stati Uniti sarebbe impossibile procedere con la dichiarazione, secondo le stesse fonti. L’ambasciata statunitense a Londra ha rifiutato di commentare. La Casa Bianca, il Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti e il governo canadese non hanno risposto immediatamente alle richieste di commento di Bloomberg News. A prendere forma e sostanza è la “pax russo-americana”. L’inviato speciale Usa Steve Witkoff, che la scorsa settimana ha incontrato a Mosca Vladimir Putin, in un’intervista a Fox News, affermando che il presidente russo è aperto a «una pace permanente», ha spiegato che la chiave dell’accordo complessivo «riguarda i cosiddetti cinque territori (facendo riferimento, senza nominarli, probabilmente alla Crimea, annessa illegalmente dalla Russia nel 2014, e alle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, attualmente parzialmente occupate), ma c’è molto di più: ci sono protocolli di sicurezza, non c’è la Nato, l’articolo 5 della Nato, insomma, ci sono solo un sacco di dettagli allegati». «È una situazione complicata – ha ammesso Witkoff – radicata in alcuni aspetti davvero problematici che stanno accadendo tra i due Paesi». All’incontro pietroburghese, rivela Witkoff, hanno preso parte anche due consiglieri-chiave di Putin, Yuri Ushakov e Kirill Dmitriev, aggiungendo che anche gli accordi commerciali tra Russia e Stati Uniti fanno parte dei negoziati: «Credo che ci sia la possibilità di rimodellare le relazioni russo-americane attraverso alcune opportunità commerciali molto interessanti, che credo possano dare una vera stabilità anche alla regione», ha detto.
Da Washington a Mosca
Il capo dei servizi segreti esteri russi, Sergei Naryshkin, ha ribadito le condizioni poste da Mosca per porre fine alla guerra in Ucraina. In un’intervista rilanciata dall’agenzia statale russa Tass, Naryshkin ha dichiarato che Kiev dovrà rinunciare all’adesione alla Nato, accettare lo status di Paese neutrale e privo di armamenti nucleari, oltre a cedere i territori occupati e annessi da Mosca. «Le condizioni dell’accordo di pace includono naturalmente lo status neutrale e denuclearizzato dell’Ucraina, la demilitarizzazione e la denazificazione dello Stato ucraino, e l’abolizione di tutte le leggi discriminatorie approvate dopo il colpo di Stato del 2014», ha affermato Naryshkin, riferendosi alla destituzione del presidente filorusso Viktor Yanukovych a seguito delle proteste pro-occidentali di Euromaidan. Secondo il capo dell’intelligence, qualsiasi accordo dovrà anche prevedere il riconoscimento da parte dell’Ucraina «della sovranità e dei confini territoriali della Federazione Russa – ovvero i confini attuali».
Dopo l’annessione della Crimea nel 2014, la Russia ha infatti rivendicato anche le regioni ucraine di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, sebbene non ne controlli integralmente nessuna, ad eccezione della penisola sul Mar Nero. C’è poi chi fa il “cerchiobottista”: è il segretario generale della Nato Mark Rutte. Nel corso della sua visita a sorpresa ieri a Odessa, Rutte ha dichiarato che gli sforzi di Trump per un cessate il fuoco e una pace duratura in Ucraina “non sono facili”, bollando poi come “oltraggiosa” la “terribile scia” di attacchi della Russia contro i civili ucraini. Il numero uno della Nato ha dichiarato a proposito dei colloqui guidati dagli Stati Uniti: “Queste discussioni non sono facili, soprattutto sulla scia di questa orribile violenza. Ma tutti noi sosteniamo la spinta del presidente Trump verso la pace”.
Intanto, Volodymyr Zelensky ha licenziato Volodymyr Artyukh, capo dell’amministrazione statale regionale di Sumy, colpita domenica da un pesante raid russo che ha ucciso 35 persone e ne ha ferite altre centinaia. Lo riportano i media ucraini. Il sindaco della città di Konotop Artem Semenikhin, ha affermato che il raid russo è stato conseguenza «non solo della sete di sangue russa ma anche della negligenza di funzionari ucraini». Secondo lui, i russi hanno colto l’occasione per colpire un obiettivo militare perché in uno degli edifici presi di mira Artyukh ha tenuto una cerimonia di consegna di medaglie ai soldati della 117ma Brigata.
“Gran Bretagna, Francia e altri paesi della Nato stanno già attivamente preparando il terreno per un contingente di sicurezza in Ucraina. È importante che tutti noi siamo sufficientemente rapidi ed efficienti in questo processo”, ha poi annunciato Zelensky durante la visita a Odessa del segretario generale della Nato.