Le conseguenze del raid russo
Ucraina, dopo la strage di Sumy Zelensky procede con le purghe: gli Usa non firmano la condanna del G7

A due giorni dal raid russo che ha ucciso 35 persone e ferite altre centinaia a Sumy, la strage della domenica delle Palme, Volodymyr Zelensky fa tabula rasa delle autorità civili e militari della regione nel nord-est dell’Ucraina, non distante dal confine russo.
All’indomani delle accuse di Donald Trump, che aderendo alla propaganda del Cremlino ha di fatto accusato lo stesso presidente ucraino e il suo predecessore alla Casa Bianca Joe Biden di essere responsabili del conflitto, il leader di Kiev ha messo mano alla catena di comando nell’oblast.
Zelensky ha infatti licenziato Volodymyr Artyukh, capo dell’amministrazione statale regionale di Sumy. Il sindaco della città di Konotop, Artem Semenikhin, non lontana da Sumy, ha affermato che il raid russo è stato conseguenza “non solo della sete di sangue russa ma anche della negligenza di funzionari ucraini”. Secondo lui, i russi hanno colto l’occasione per colpire un obiettivo militare perché in uno degli edifici presi di mira Artyukh ha tenuto una cerimonia di consegna di medaglie ai soldati della 117ma Brigata.
A comunicarlo è stato il rappresentante del governo in Parlamento, Taras Melnichuk, tramite il proprio canale Telegram. Una rimozione arrivata poche ore dopo l’ammissione da parte di Artiuj, in una intervista alla radio pubblica ucraina, della presenza di un evento militare domenica nella capitale della provincia. “Non sono stato io a convocarlo, sono stato invitato”, aveva provato però a giustificarsi il governatore, evitando di precisare chi avesse organizzato l’incontro. L’ex governatore di Sumy sarà sostituito da Oleg Grigorov, quanto riferito da Melnichuk.
Mosca aveva motivato il suo attacco su Sumy, con due missili, con l’obiettivo di colpire una riunione dell’esercito ucraino.
Cremlino che d’altra parte sa di poter contare su una Casa Bianca sempre più propensa ad accettare richieste e provocazioni russe. Ultimo episodio in tal senso è la decisione degli Stati Uniti di non sostenere la di dichiarazione del G7 che avrebbe dovuto contenere una condanna dell’attacco di Sumy di domenica. Secondo fonti diplomatiche Washington lo avrebbe fatto per “mantenere aperto uno spazio negoziale” con Putin nell’ambito dei colloqui in corso per mettere fine alla guerra in Ucraina.