Le parole del presidente Usa
Dazi sospesi per 90 giorni, perché Trump ha fatto retromarcia sulla guerra commerciale
Le borse sono in tilt ma il tycoon fa il maramaldo: “I leader degli altri Stati mi implorano di negoziare”. Poi annuncia tariffe al 125% per la Cina, ma congela quelle verso l’Europa
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Tra una scurrilità e una minaccia, il “dazista” della Casa Banca porta avanti la guerra mondiale commerciale in preda a quella che sembra ormai pura follia. Dopo aver inveito contro tutto e (quasi) tutti, il tycoon annunciato “una pausa di 90 giorni, e una tariffa reciproca ridotta durante questo periodo al 10%, con effetto immediato”. I dazi per Pechino verranno alzati al 125%. “In base alla mancanza di rispetto che la Cina ha mostrato verso i mercati mondiali – ha scritto Trump su Truth – con la presente aumento la tariffa applicata alla Cina dagli Stati Uniti d’America al 125%, con effetto immediato. Spero che, in un futuro non troppo lontano, la Cina si renda conto che i tempi in cui si approfittava degli Stati Uniti e di altri Paesi non sono più sostenibili né accettabili”.
La Cina insorge. Ma prima della tregua The Donald aveva insultato i leader mondiali con fare da maramaldo. “Questi Paesi ci stanno chiamando, mi stanno baciando il culo, muoiono dalla voglia di fare un accordo. ‘Per favore, signore, facciamo un accordo, farò di tutto signore’”. Con queste parole shock la notte scorsa (le 6 del mattino in Italia) il presidente americano ha deriso i Paesi che, a suo dire, lo starebbero chiamando per avviare negoziati sui dazi, dopo che gli Stati Uniti hanno preso misure punitive mai viste prima nei confronti anche di storici alleati. Il presidente si è vantato per presunte suppliche dei leader internazionali, nel panico per delle tariffe che Trump ha definito “leggendarie”. Lo ha fatto durante un discorso alla cena del Comitato nazionale repubblicano del Congresso a Washington, provocando le risate degli esponenti del suo partito. “Non è una guerra, infatti vengono qui”, ha detto Trump. «Molti paesi ci hanno fregato da destra e sinistra, e adesso è il nostro turno di fregarli, e renderemo il nostro Paese più forte».
Nel suo discorso, Trump ha voluto mandare un chiaro messaggio anche ai repubblicani che in questi giorni hanno espresso timori per la ricaduta economica e politica delle sue azioni. “Vinceremo le elezioni di midterm e avremo un’enorme vittoria a valanga, ne sono certo”, ha affermato, puntando poi il dito contro il piccolo gruppo di repubblicani al Senato e alla Camera che sostengono un’iniziativa bipartisan per una legge che permetterebbe al Congresso di far scadere dopo 40 giorni i dazi. “Vedo alcuni repubblicani ribelli, dei tizi che vogliono mettersi in mostra e dicono ‘crediamo che il Congresso debba fare i negoziati’, ma lasciatemi dire voi non negoziate come negozio io”, ha continuato il presidente. Trump si è anche vantato di aver avuto i primi “100 giorni di maggior successo nella storia di questo Paese”, apparentemente dimenticando il crollo dei mercati azionari dopo l’annuncio dei dazi, le furiose assemblee repubblicane e una grande protesta nazionale contro la sua amministrazione pochi giorni prima. Per molti leader, la Casa Bianca non si è nemmeno degnata di rispondere alle loro telefonate per programmare i colloqui, ha riportato Politico martedì. Inoltre, i funzionari di Trump non hanno ancora indicato quali concessioni specifiche stiano cercando. Una realtà che dunque sembra ben diversa da quella vantata dal presidente.
Ma il tycoon va avanti per la sua strada. “Questo è un ottimo momento per trasferire le vostre aziende negli Stati Uniti come Apple e molte altre stanno facendo. Zero dazi. Non aspettate, fatelo ora”, afferma Trump sul suo social Truth. Da “dazista” a “broker. “Ottimo momento per comprare”. Così Trump, sempre su Truth, saluta la seduta di Wall Street. «State calmi, tutto andrà per il meglio. Gli Stati Uniti saranno più grandi e migliori che mai!» scrive il presidente americano citando le parole del Ceo di Jp Morgan Jamie Dimon secondo cui «risolvere la questione del commercio e delle tariffe è una buona cosa».
Ieri, sono entrati in vigore i nuovi “dazi reciproci” degli Usa nei confronti di circa 60 economie e sostituiscono quelli di base entrati in vigore sabato. I nuovi livelli variano dall’11 al 50%, con la rappresaglia diretta contro Pechino che porterà l’aliquota al tetto sorprendente del 104%. “La Cina manipola la valuta per compensare i dazi, ma a un certo punto farà un accordo”, sentenzia Trump. Il Dragone annuncia battaglia: «Lotteremo fino all’ultimo». Dalle parole ai fatti. Pechino ha risposto a Trump portando le proprie tariffe sui beni “Made in Usa” dal 34% all’84% con effetto dalle ore 12 di oggi. Ciò dopo che gli stessi Usa, da oggi, avevano alzato i dazi sui prodotti cinesi di un ulteriore 50% (dal precedente 34%) come ritorsione contro Pechino. Dalla Cina arriva inoltre un invito all’amministrazione americana a correggere subito le proprie pratiche commerciali errate e ad annullare tutte le misure tariffarie unilaterali contro Pechino, risolvendo adeguatamente le divergenze attraverso un dialogo paritario basato sul rispetto reciproco.
Sulla scia presidenziale, il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha affermato che i Paesi che scelgono di allinearsi con la Cina sul commercio si danneggerebbero da soli, mettendo in guardia dall’eccesso di produzione e dal «dumping» della seconda economia mondiale. «Sarebbe come tagliarsi la gola», ha detto Bessent ai governi europei che potrebbero prendere in considerazione legami più stretti con Pechino dopo l’entrata in vigore dei nuovi dazi di Trump. «Continuano a produrre e produrre, a fare dumping e dumping, e da qualche parte si va», ha aggiunto. La guerra commerciale investe pesantemente l’Europa. Via libera di Bruxelles alla lista dei controdazi che l’Unione europea metterà in campo per rispondere agli Usa. Le tariffe, che per la gran parte dei prodotti saranno del 25%, si applicheranno in tre tranche: la prima dal 15 aprile, la seconda dal 16 maggio, la terza dal primo dicembre. Il via libera è arrivato nella cosiddetta Comitatologia, procedura che la partecipazione dei rappresentanti dei Paesi membri nel rilasciare un parere formale a atti di esecuzione della Commissione. L’unica ad aver votato contro è l’Ungheria.
L’Europa non esclude il “bazooka”. “La linea principale da parte della Commissione europea è stata sempre quella di voler negoziare. Quindi non vogliamo tariffe. Non vogliamo una guerra commerciale. Pensiamo che nessuno ne tragga vantaggio. Questa è la nostra linea principale. Naturalmente, quando necessario, dobbiamo anche proteggere la nostra industria e i nostri cittadini”. Lo ha detto la vicepresidente della Commissione europea Henna Virkkunen, in conferenza stampa rispondendo a una domanda sulla possibilità che l’Ue possa colpire le Big Tech americane per rispondere ai dazi imposti dall’Usa: “Al momento stiamo preparando anche queste misure”. Il bazooka è in questo caso il nome corrente dello “Strumento anti-coercizione” (in inglese Anti-Coercion Instrument, Aci), varato dall’Ue nel 2023. Si parla di Bazooka per indicare una risposta a forme di pressione provenienti da uno o più Paesi terzi contro l’Unione europea o uno dei suoi Stati membri. Misura estrema, rimarcano fonti di Bruxelles, ma già evocarla la dice lunga sul momento drammatico. Che scuote in negativo i listini europei. Così Milano, Parigi e Francoforte cedono il 4%, con il listino milanese che continua ad essere sotto la soglia psicologica dei 33mila punti. Future Usa contrastati dopo il rovescio nel finale della seduta martedì a Piazza Affari nessun titolo ha il segno più davanti.
La guerra commerciale ha una inevitabile ricaduta politica interna. “Other question…”. Con un sorriso e una battuta in inglese il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha glissato davanti a una domanda dei giornalisti, in Transatlantico alla Camera, sull’espressione usata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha parlato di tanti Paesi che “ci stanno chiamando per baciarmi il culo”. Visto che c’è poco da sorridere, il titolare della Farnesina se la prende con la Francia. «Evidentemente non hanno capito lo spirito di questa missione, l’Unione europea è ben contenta che l’Italia vada a parlare per sostenere le posizioni europee. Mi pare che la Francia di missioni ne abbia fatte tante. Noi siamo l’Italia e lavoriamo nell’interesse dell’Unione europea», dice Tajani a commento delle perplessità del ministro dell’Industria francese, Marc Ferracci, sulla visita della premier Giorgia Meloni da Donald Trump, in programma il 17 aprile.
“Altro che Pd. Di imbarazzante sono le parole di Maran e Bignami. Sconcertante è l’atteggiamento incerto e ossequioso di una presidente del Consiglio che invece di rendere più forte la risposta europea alla follia trumpiana, accetta di andare a Washington con il cappello in mano dopo che Donald Trump offende l’Italia e gli altri paesi europei. Gli interessi italiani si difendono schierandosi chiaramente con l’Europa nel costruire una risposta efficace all’imposizione dei dazi e non pietendo una carezza dopo essere stati umiliati”. Così in una nota, i capigruppo Pd di Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia, e il capo delegazione Pd al Parlamento Europeo, Nicola Zingaretti.