La follia della Casa bianca

La follia di Trump mette alla corde Usa e Europa: borse impazzite e pil in caduta, la popolarità di Donald ai minimi

Borse impazzite, prezzi al consumo più alti, Pil in caduta del 3,7%: Washington corre verso la stagflazione trascinando a picco il Vecchio continente. E la popolarità del tycoon, scesa del 43%

Esteri - di Cesare Damiano

8 Aprile 2025 alle 15:30

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Megan Nielsen/Omaha World-Herald via AP
Megan Nielsen/Omaha World-Herald via AP

La scorsa settimana è stata segnata dalla deflagrazione dell’annuncio dei dazi commerciali da parte di Donald Trump. Nel Giardino delle rose della Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti ha illustrato una singolare tabella di quelle che ha definito “tariffe reciproche” che verranno applicate a un vasto numero di Paesi; tra questi, alcuni “territori” che non sono Nazioni sovrane, ma isole disabitate. I criteri di costruzione di queste tariffe sfiorano la metafisica e non è particolarmente utile commentarli aldilà di quanto fatto già da numerosi specialisti. In attesa che l’Europa svolga il faticoso processo, che seguiremo questa settimana, per modulare una risposta condivisa, è utile concentrarsi sullo scenario nel quale il mondo si trova immerso.

La stagflazione

In questo aprile del 2025, a pochi giorni dalla dichiarazione di Trump, che ha complicato le cose non di poco, ci troviamo a fronteggiare il rischio tutt’altro che aleatorio della stagflazione, il vero incubo del sistema economico. Tale rischio si sta manifestando in maniera quasi istantanea negli Stati Uniti come in Europa, alimentato da diversi fattori, sia economici che politici. Ma, intanto, cosa significa la parola “stagflazione”? In breve, essa è la composizione di altri due termini: stagnazione e inflazione. Ed è caratterizzata, per l’appunto, da una fase di crescita economica stagnante, accompagnata da un’inflazione persistente e da una crescente disoccupazione. Non si può immaginare di peggio, se non un conflitto mondiale. Perché si stanno verificando queste condizioni? Cominciamo dagli Stati Uniti. Dove proprio le tariffe sulle importazioni (perché tali sono i dazi) imposte dall’amministrazione Trump faranno aumentare, evidentemente, i costi delle merci importate, causando un incremento dei prezzi al consumo, già alti in quella nazione. Conseguenze immediate: incertezza economica, effetti negativi sugli investimenti delle imprese e sull’occupazione.

Dicevamo dei prezzi: l’inflazione negli Stati Uniti continua a mantenersi al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve, con il Core Pce, il Personal Consumption Expenditures, ossia l’indice economico che misura la variazione dei prezzi dei beni e servizi consumati dalle famiglie americane, rivisto al rialzo al 2.8% per il 2025. In tal modo, si sta erodendo ulteriormente il già provato potere d’acquisto dei consumatori. Erosione che contribuisce alla stagnazione economica. Le prospettive per l’economia degli Usa annunciano la stagnazione: Il GDPNow – il modello di previsione della Federal Reserve di Atlanta per stimare in tempo reale la crescita del Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti prima che venga pubblicata la stima ufficiale del Bureau of Economic Analysis – annuncia una contrazione del Pil del 3.7% nel primo trimestre del 2025, indicando un rallentamento significativo dell’economia rispetto alle previsioni iniziali. Le stime sulla disoccupazione prevedono un suo aumento fino al 4,3% entro la fine dell’anno, rispetto al 4.1% registrato a febbraio (in gennaio era al 4%), segnalando anche un deterioramento del mercato del lavoro.

La situazione in Europa

La situazione da questa parte dell’ Atlantico è nota. Essa è segnata dalle tensioni sul sistema produttivo e sulle catene di approvvigionamento mentre, in marzo, è stata registrata una crescita dei prezzi al consumo dello 0,6%. Per quel che riguarda l’Italia, spiega l’Istat “secondo le stime preliminari, nel mese di marzo 2025 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,4% su base mensile e del 2,0% su marzo 2024, dal +1,6% del mese precedente”. Insomma, a tre mesi dalla sua inaugurazione, è evidente che l’Amministrazione Trump non ha fatto altro che gettare taniche di benzina su un incendio già molto pericoloso. Ci possiamo solo augurare che la leadership europea sia in grado di indossare, senza cedimenti alla violenza di Trump – che tanto affascina spezzoni della politica italiana – ma agendo con razionalità, i panni del pompiere.

Dal periodo dell’espansione delle “democrazie liberali”, dei diritti sociali e civili, (1945-1980), alle nuove disuguaglianze create in Occidente dal dominio del neo liberismo e dalla globalizzazione senza regole, siamo approdati all’attuale e temibile terza fase caratterizzata dal “nazionalismo autoritario” di Donald Trump. Ci fanno ben sperare le 1.200 manifestazioni organizzate da una quantità di gruppi e associazioni in tutti i 50 Stati, con epicentro a Washington. Lo slogan è “Hands off”, Giù le Mani! Dalla democrazia, dai dazi, dai posti di lavoro dell’impiego pubblico, dalla sanità e dai diritti della comunità Lgbtqia+. Un promettente risveglio di popolo che ha fatto scendere al 43% la popolarità del Presidente.

8 Aprile 2025

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