La manifestazione a Roma
La piazza per l’Europa di Repubblica e la pace in ordine sparso: le tre sinistre divise su riarmo e disarmo
Se uno è convinto che la guerra sia il male assoluto, e che dire “guerra giusta” sia una bestemmia, su cosa può trattare? E la stessa cosa vale per chi pensa che la pace sia impossibile senza deterrenza e dunque senza armi.
Editoriali - di Piero Sansonetti

Forse nella storia politica del dopoguerra una cosa del genere non era mai successa: oggi scenderà in piazza un popolo di sinistra che si divide in almeno tre popoli. Quello che è d’accordo con Von der Leyen e vuole che l’Europa si riarmi. Anche rinunciando a risorse consistenti del suo bilancio per spostarle sull’industria bellica o sul mercato delle armi.
Poi c’è un popolo che pone l’Europa al di sopra di tutto e che non è favorevole alla guerra, ma comunque sente la necessità di un livello più alto di difesa militare da parte dei nostri paesi e vuole restare in ogni caso dentro lo schieramento del socialismo europeo che ha votato a favore del piano Von der Leyen. Infine c’è un terzo schieramento ancorato ad idee pacifiste, nella tradizione del pensiero socialista e di quello cristiano, e che è nettamente contrario ad ogni forma di riarmo. Questo terzo schieramento è saldamente guidato dal Pd della Schlein, la quale però trova robuste opposizioni dentro il suo partito. Tanto da aver dovuto pagare il prezzo di una netta spaccatura, al Parlamento europeo, al momento del voto di una mozione che dava il via libero alla corsa alle armi. Tra questi tre schieramenti il dialogo forse c’è, ma è solo “noblesse obblige”, perché non ci sono molte possibilità di mediazione.
Elly Schlein sembra ben decisa a non cedere di un millimetro sulla sua linea, e se non ci sarà un cedimento da parte dei riformisti e degli ex Dc (guidati da Romano Prodi) il Pd si troverà seriamente diviso al momento del voto in Parlamento, martedì e mercoledì prossimi, quando sul tema del riarmo riferirà in aula il presidente del Consiglio. Cosa può comportare una divisione nel Pd? Forse una scissione? Difficile, se si tiene conto che le ultime scissioni sono tutte clamorosamente fallite, e che i sondaggi dicono che la stragrande maggioranza del popolo di sinistra sta con Schlein. La domanda vera è: ma questa rottura può spingere verso la fine del campo largo? L’impressione è che non si possano mischiare due piani distinti. Su alcune grandi idee è difficile far prevalere le logiche della tattica politica. Se uno è convinto che la guerra sia il male assoluto, e che dire “guerra giusta” sia una bestemmia, su cosa può trattare? E la stessa cosa vale per chi pensa che la pace sia impossibile senza deterrenza e dunque senza armi.
In questo guazzabuglio la cosa positiva è che lo scontro non è su piccoli argomenti di bottega, o di ceto politico, o di casta: è su scelte ideali generali e sulla visione del mondo. Cioè, finalmente è tornata la politica. E oggi sarà un sabato politico. Naturalmente non è così ovunque. Ci sono pezzi del mondo politico che si acquattano tra le linee scegliendo di volta in volta le loro posizioni a seconda di quello che ritengono più vantaggioso. Non hanno grandi idee, non ne hanno mai avute. Si staglia in questo campo la figura di Conte, che guidò il governo che aumentò le spese militari e ora finge di indignarsi con la Schlein, chissà per quale misterioso motivo. E non è chiarissima neppure la posizione della destra pacifista, cioè di Salvini, che non risulta essersi mai opposto all’invio di armi in Ucraina.
Poi c’è un altro pezzo della sinistra che a piazza del Popolo proprio non ci andrà. Tra le altre associazioni pacifiste che si sono chiamate fuori ce ne sono alcune molto importanti. Come l’Arci e Amnesty. E ci sarà in contemporanea con piazza del Popolo un’altra manifestazione – organizzata da Rifondazione comunista e da varie altre organizzazioni e associazioni – che si svolgerà a piazza Barberini, sempre a Roma, su posizioni totalmente pacifiste. Quelle che molti giornali e molti politici hanno definito “pacifinte o pacifichiste”, usando – non so se consapevolmente – espressioni inventate nella prima metà del secolo scorso da Mussolini e dalla propaganda fascista. Ieri lo scrittore Scurati, su Repubblica, ha definito questo pacifismo (che viene dal vecchio pacifismo del Pci e da quello ancora più solido di Capitini, Dolci, e don Mazzolari) “fanatico, irrelato e acritico, irresponsabile e talvolta complice”. La maledizione di Scurati non ha convinto i pacifisti a sconvocare la manifestazione.