Ritirata la fornitura di armi

Trump abbandona l’Ucraina, la Casa Bianca lascia Zelensky senza armi e intelligence: il ricatto per ottenere le terre rare

“Se il presidente ucraino mostrerà di volere la pace ritorneremo sulla decisione presa”, fa sapere la Casa Bianca. Pronta a tutto pur di strappare l’accordo sulle terre rare a Volodymyr

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

5 Marzo 2025 alle 17:57

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AP Photo/ Mystyslav Chernov
AP Photo/ Mystyslav Chernov

Alla Casa Bianca l’ha insultato in mondovisione. Ora lo lascia senza armi. Donald Trump ha ordinato una “pausa” negli aiuti militari statunitensi all’Ucraina, tre giorni dopo lo scontro nello Studio Ovale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

La decisione degli Stati Uniti di sospendere l’invio di aiuti militari all’Ucraina – riporta il Washington Post è stata presa durante una riunione alla Casa Bianca a cui hanno partecipato il vicepresidente J.D. Vance, il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario alla Difesa Pete Hegseth, la direttrice dell’intelligence Tulsi Gabbard e l’inviato per il Medio Oriente ma anche in contatto con Mosca Steve Witkoff. La sospensione dell’invio di tutti gli aiuti militari all’Ucraina può essere rivista se il presidente ucraino «mostrerà uno sforzo sincero nel partecipare ai negoziati di pace», scrive ancora il Washington Post, citando un funzionario del governo americano.

Il provvedimento riguarda circa un miliardo di dollari di armi, stanziati durante l’amministrazione Biden, che ora saranno bloccati fino a nuovo ordine. È un altro trauma, un’altra svolta clamorosa. Gli aiuti degli Stati Uniti sono stati fondamentali in questi tre anni di guerra. Tutti, a cominciare dai generali ucraini, riconoscono che senza l’intervento di Washington i russi avrebbero spianato la resistenza dell’esercito di Zelensky. La normalizzazione dei rapporti con Washington passa attraverso la revoca delle sanzioni americane: lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Che ha poi aggiunto: la sospensione delle forniture di armi dagli Stati Uniti all’Ucraina, se fosse confermata, «potrebbe davvero spingere il regime di Kiev verso il processo di pace».

L’Ucraina è pronta a firmare “in ogni momento” l’accordo sulle terre rare con gli Stati Uniti. Lo afferma il primo ministro ucraino Denys Shmygal in conferenza stampa a Kiev. L’Ucraina “continuerà attraverso i canali diplomatici e gli altri canali disponibili” a collaborare con gli Stati Uniti per “assicurarsi che l’Ucraina e gli Stati Uniti continuino a lottare per una pace duratura”, ha affermato il premier ucraino. Per poi aggiungere: “L’Ucraina farà di tutto per resistere’’. Secca la risposta di Trump: “Se Zelensky non farà l’accordo non durerà a lungo”. Il diretto interessato sembra aver capito l’antifona. “Siamo pronti a lavorare velocemente per porre fine alla guerra, e le prime fasi potrebbero essere il rilascio dei prigionieri e la tregua nel cielo: divieto di missili, droni a lungo raggio, bombe su energia e altre infrastrutture civili e tregua in mare immediatamente, se la Russia farà lo stesso”. Lo scrive Zelensky sui suoi canali social. “Poi vogliamo procedere molto velocemente attraverso tutte le fasi successive e lavorare con gli Stati Uniti per concordare un accordo finale forte”, aggiunge il presidente ucraino. Siamo al dietrofront più totale.

L’incontro di venerdì alla Casa Biancanon è andato come avrebbe dovuto. È spiacevole che si sia svolto in questo modo. È tempo di sistemare le cose. Vorremmo che la cooperazione e la comunicazione future fossero costruttive”, scrive su X Zelensky, esprimendo sincero apprezzamento per quanto fatto dagli Stati Uniti per aiutare l’Ucraina a mantenere la sua sovranità ed indipendenza. “E ricordiamo il momento in cui le cose sono cambiate quando il presidente Trump ha fornito all’Ucraina i Javelin. Ne siamo grati”. E poi la cosa che più interessa il tycoon: “Siamo pronti a firmare l’accordo sui minerali in qualsiasi momento e ogni format conveniente”, annuncia Zelensky, assicurando che l’Ucraina vede questo accordo come uno step verso garanzie di sicurezza solide.

Tutto questo mentre a Bruxelles Ursula calza l’elmetto. «Viviamo in tempi pericolosi, la sicurezza dell’Europa è minacciata in modo serio, la questione ora è se saremo in grado di reagire con la rapidità necessaria». Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha presentato così – a due giorni dal vertice straordinario sulla difesa che si terrà giovedì 6 marzo – il piano ReArm Europe in 5 punti. «Siamo pronti», ha detto, «ad aumentare la spesa per la difesa, per sostenere l’Ucraina e per il bisogno a lungo termine di assumerci maggiori responsabilità per la sicurezza europea. Continueremo a lavorare con i nostri partner nella Nato, questo è un momento chiave per l’Europa e siamo pronti a fare di più».

Von der Leyen ha indicato una serie di proposte per potenziare l’azione europea. «Si tratta di usare tutte le leve finanziarie a disposizione per il riarmo, l’Europa deve investire massicciamente e urgentemente per il breve e per il lungo termine». Tra le proposte il ricorso alla «clausola nazionale» del patto di stabilità per permettere agli Stati una maggiore spesa per la difesa (in sostanza si tratta di non conteggiare tale spesa ai fini delle procedure per deficit eccessivo) e la possibilità con incentivi per gli Stati di usare a questo fine programmi della politica di coesione. Il piano, che consentirà di mobilitare fino a 800 miliardi in totale, prevede anche prestiti per 150 miliardi di euro, a disposizione dei 27 Paesi membri. (Ri)armiamoci, dunque. Ma poi chi parte?

5 Marzo 2025

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