La guerra in Ucraina

Fare la pace non vuol dire dare ragione a Trump: impariamo da Churchill, Roosvelt e Stalin

Il pacifismo è una ideologia che non ammette eccezioni. Conosco un solo pacifista vero: don Mazzolari. Diceva: non esiste la guerra giusta, la guerra è fratricidio. Fu perseguitato dai fascisti e dal Vaticano

Editoriali - di Piero Sansonetti

4 Marzo 2025 alle 15:00

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AP Photo/File – Associated Press/LaPresse
AP Photo/File – Associated Press/LaPresse

Il pacifismo, il vero pacifismo, è un’ideologia che non ammette eccezioni. Non ci sono esoneri. Il pacifismo è una forma estrema di nonviolenza. Mette la pace, e dunque la non-guerra, e il non-uso-della-forza, al di sopra di ogni altro valore. La vita è il valore supremo. Tutto il resto è subordinato alla difesa della vita. Anche la patria, anche l’indipendenza, anche la libertà. Non sono molti i pacifisti. Almeno, tra le persone note. Per quanto mi sforzi di trovare degli esempi, forse l’unico esempio che trovo, l’unico maestro, è don Primo Mazzolari. Sto parlando di un sacerdote poco conosciuto, persino tra chi fa politica. Nato vicino a Cremona nel 1890, quando regnava Vittorio Emanuele secondo e il presidente del Consiglio era Francesco Crispi. Mazzolari da ragazzo era interventista. Si arruolò volontario nella prima guerra mondiale, insieme a suo fratello Peppino. Nel 1917 Peppino cadde al fronte. Sul Carso. Per don Mazzolari fu uno shock e una illuminazione. Da quel momento iniziò a elaborare il suo pacifismo integrale. Fu perseguitato dal fascismo, fu costretto a entrare in clandestinità. Dopo la guerra si schierò per il disarmo, insieme ai comunisti e ai socialisti, e anche ai russi. Proprio lui, che è sempre stato un anticomunista. Nel 1950 un gruppo di giovani gli scrisse una lettera per chiedergli: “Se l’Italia viene invasa da uno Stato straniero, noi dobbiamo combattere o fare gli obiettori di coscienza?” Don Primo rispose scrivendo un libretto che ancora oggi, credo, ha un valore morale e intellettuale enorme: Tu non uccidere. Si conclude così il libro: “ Non ci sono distinzioni tra guerre giuste e ingiuste, difensive e preventive, reazionarie e rivoluzionarie. Ogni guerra è fratricidio, oltraggio a Dio e all’uomo. O si condannano tutte le guerre, anche quelle difensive o rivoluzionarie, o si accettano tutte. Basta una eccezione per lasciar passare tutti i crimini”.

Non ebbe vita facile Mazzolari. Denigrato, insultato, arrestato, censurato. Non solo durante il fascismo. E non solo dai fascisti e dai tedeschi. Una volta i vescovi lo costrinsero a celebrare una messa di ringraziamento perché Mussolini era scampato a un attentato. Lui la celebrò. E durante la predica pronunciò queste parole: “Uccidere è sempre un delitto. Uccidere un povero o una testa coronata. È lo stesso. È un delitto anche uccidere o tentare di uccidere una testa coronata d’infamia”. Beh, a metà degli anni 50 i vescovi censurarono Tu non uccidere e gli fecero chiudere il settimanale Adesso, che lui aveva fondato. Lui obbedì. Formalmente Mazzolari obbediva sempre alle gerarchie. Però tornò a stampare Adesso nel 1959, e i vescovi di Milano convinsero il cardinal Montini, futuro papa, a prendere un provvedimento contro Mazzolari. Forse la sospensione “a divinis”. Lui chiese udienza in Vaticano, e fu ricevuto da Giovanni XXIII, che era diventato papa l’anno prima. Roncalli gli andò incontro, lo abbracciò, e lo salutò con queste parole: “Saluto la tromba dello Spirito santo”.

Montini non ebbe il coraggio di prendere una misura contro di lui. Il gesto del papa era stato clamoroso. Finalmente Primo fu riabilitato dalla chiesa, anche se non in forma ufficiale. Morì il mese dopo. Un grande intellettuale come Carlo Bo scrisse che senza il pensiero di Mazzolari il Concilio Vaticano II non sarebbe stato possibile. In quelle poche righe che ho trascritto, che sono il succo di Tu non uccidere, c’è la sostanza del pacifismo. Non è il pacifismo un’aspirazione vaga alla pace. È una legge rigorosa. Inviolabile. Chiedete a chiunque si schiera a sostegno di una guerra se lui è per la guerra o per la pace. Sicuro che vi risponderà: “Per la pace, sono pacifista, ma non per una pace qualsiasi”. Ecco, questo, secondo me è il punto: se non sei per una pace qualsiasi vuol dire che ammetti la guerra. E immagini la pace non come la negazione della guerra ma come una variabile della guerra. E non puoi immaginare un mondo che non sia il risultato delle guerre. E la tua aspirazione è che vincano quelli che fanno la guerra giusta, e in questo modo sconfiggono il male. Mazzolari in realtà nella sua posizione contro le guerre giuste (presunte giuste) non fa che proiettare uno degli insegnamenti più paradossali e scandalosi del Vangelo. Quando Gesù dice: “Udiste che fu detto: occhio per occhio, dente per dente, ma io vi dico: non contrastate il male. A chi ti percuote la guancia destra offri la sinistra, a chi ti muove lite per toglierti la tunica, lascia anche il mantello”. Non ci sono ambiguità in queste affermazioni. Non si parla di pace giusta. Non si accenna mai alla possibilità di rispondere in modo simmetrico a una sopraffazione.

Tutto questo mi torna a mente osservando la politica di questi giorni. Ascoltando la von der Leyen che di fronte alla possibilità che finisca la guerra in Ucraina propone di rilanciare la corsa al riarmo. Ascoltando i capi di Stato che immaginano che se si vuole salvare l’Europa bisogna fare la guerra. Osservando lo sdegno che suscita l’idea di una nuova Yalta. Cosa è stata Yalta? Il luogo che più di ogni altro ha ospitato la volontà pacifica del mondo sviluppato e dei paesi più forti, dopo l’orrore della Seconda guerra mondiale e del nazismo. Perché ci fa paura una nuova Yalta? Siamo forse, magari inconsapevolmente, presi dall’idea che la modernità possa esprimersi solo attraverso un ritorno alla guerra che Yalta aveva cancellato? Conosco le due obiezioni principali a questi ragionamenti. La prima è: l’Ucraina rischia di perdere la sovranità su una parte del suo territorio. La seconda è: ma allora dai ragione a Trump? Prima risposta: quali parti del territorio possa perdere l’Ucraina lo decideranno le trattative di pace. Prima si fanno, meglio è per l’Ucraina. Se la guerra continua i russi miglioreranno le proprie posizioni. Questo tutti lo sanno, molti non lo considerano un argomento sul quale meditare. Seconda risposta: non è possibile rinunciare a un principio forte come il pacifismo solo perché si rischia di dare in parte ragione a Trump. Cioè – direi – per ragioni di eleganza. Churchill e Eisenhower e Truman, credo, non consideravano Stalin un amico, ma non esitarono a dargli ragione. E quell’accordo con Stalin evitò il rapido ritorno alla guerra mondiale, che sarebbe stata devastante, e combattuta con le atomiche. Oggi noi – per calcolo politico – preferiamo il rischio della guerra mondiale al compromesso con Putin? E su questi piccoli calcoli politici pensiamo di potere edificare la nuova Europa?

4 Marzo 2025

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