60 anni dall’elezione

Chi era Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI: prudenza e rivoluzione

La Populorum progressio era un manifesto politico, che dava una spallata robusta al sistema capitalista, e che apriva la strada ad una idea cristiana molto vicina a quella socialista e forse anche più avanzata.

Editoriali - di Piero Sansonetti

21 Giugno 2023 alle 18:00

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Chi era Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI: prudenza e rivoluzione

Nel pomeriggio del 21 giugno del 1963, dunque esattamente sessant’anni fa, il cardinal Giovanni Battista Montini, 66 anni, arcivescovo di Milano, fu eletto Papa. E assunse il difficile compito di essere il successore di Giovanni XXIII e di guidare il Concilio Vaticano II che Giovanni XXIII aveva voluto, indetto e iniziato. L’annuncio al popolo lo diede a debti stretti il cardinal Alfredo Ottaviani, che nel corso del Conclave era stato suo acerrimo oppositore.

Aveva tentato con tutti i mezzi di ostacolare la sua elezione. Spinto anche dalle cancellerie e dalle forze politiche conservatrici di mezzo mondo. In particolare dal cancelliere tedesco Adenauer, dal dittatore spagnolo Francisco Franco e dalla destra della Democrazia cristiana. Montini prese il nome di Paolo VI e governò la chiesa per quindici anni. Morì nell’agosto del 1978. Fu molto complesso il suo pontificato, perché doveva decidere in che direzione indirizzare il Concilio, in presenza di una Chiesa che aveva una componente conservatrice, e anzi reazionaria, molto agguerrita. Montini era un uomo prudente.

Avvezzo alla politica. Spesso giocò su due tavoli, ma giocando su due tavoli ottenne grandi risultati. La Chiesa che lasciò nel 1978 era clamorosamente diversa dalla chiesa bigotta, ritualistica, classista e reazionaria che aveva lasciato Pio XII. Il Concilio si era concluso con una vera e propria rivoluzione, Perfettamente in linea con le idee di Giovanni XXIII. In tutti i campi, ma soprattutto nel campo del pluralismo religioso, del pacifismo e nel campo sociale.

La pubblicazione, quattro anni dopo la sua elezione, e cioè nel 1967, dell’enciclica Populorum progressio, della quale pubblichiamo una ampia sintesi in queste pagine, fu un vero e proprio schiaffo alla vecchia e polverosa Chiesa pacelliana. la Populorum progressio era un manifesto politico, che dava una spallata robusta al sistema capitalista, e che apriva la strada ad una idea cristiana molto vicina a quella socialista e forse anche più avanzata. Eppure Paolo VI fu sempre molto attento a concedere sempre qualcosa anche ai conservatori. Per esempio sui temi della libertà sessuale.

Fu molto chiuso su quel terreno e arrivò a condannare persino l’uso della pillola. Poi diede fiato alla destra Dc nella campagna contro il divorzio, che però perse. E, a differenza del suo predecessore, contrastò i sacerdoti più avanzati (padre Balducci, don Mazzi dell’Isolotto di Firenze, lo stesso don Milani). Giovanni XXII prima di morire aveva abbracciato ed esaltato don Mazzolari, perseguitato dalla curia, lui fece il contrario.

E però se leggete questa enciclica del 67 capite perché quella generazione di ragazzi (che poi è la mia generazione) restò travolta, fu illuminata, cambiò radicalmente il suo modo di pensare e si tuffò a capofitto nel ‘68. In gran parte non era spinta da Marx ma dal mite e prudente Montini.

21 Giugno 2023

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