Il leader ucraino si affida alla democrazia
Ucraina, torna Trump e Zelensky toglie l’uniforme: “Donbass e Crimea sono perduti”
“Contiamo sulla pressione diplomatica della comunità internazionale” dice il leader ucraino. Ripetuti contatti con il team della nuova amministrazione Usa
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Il 20 gennaio, 2025, giorno dell’insediamento alla Casa Bianca del presidente eletto Donald Trump, si avvicina e qualcuno corregge il tiro. Quel “qualcuno” è Volodymyr Zelensky. L’Ucraina attualmente non ha forze sufficienti per riconquistare il Donbass e la Crimea con mezzi militari, pertanto conta sulla diplomazia.
Lo ha detto il presidente ucraino in un’intervista a Le Parisien, ripresa da Rbc Ukraina. «Di fatto questi territori sono ora controllati dai russi. Non abbiamo la forza per riconquistarli. Possiamo contare solo sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a sedersi al tavolo delle trattative», ha detto il leader ucraino. «Insisto sul fatto – ha rimarcato Zelensky – che nessun leader al mondo ha il diritto di negoziare con Putin senza l’Ucraina. Non abbiamo mai delegato questo mandato a nessuno. Siamo vittime. Sarebbe ingiusto se tutti cominciassero a dire come dovrebbe vivere il Paese. I francesi in Francia, gli italiani in Italia o gli americani negli Stati Uniti sanno cosa vogliono per se stessi. E lo sanno anche gli ucraini». «Non conta – ha aggiunto Zelensky – la persona che hai di fronte. Ciò che conta è lo stato in cui ti trovi durante le trattative. Non penso che siamo in una posizione debole, ma non siamo nemmeno in una posizione forte. Nella Nato? Non lo sappiamo. Faremo parte dell’Unione Europea? Sì, ma quando? Sedersi al tavolo delle trattative con Putin significherebbe dargli il diritto di decidere tutto nella nostra parte del mondo. Dobbiamo creare un modello, un piano d’azione o un piano di pace, qualunque cosa tu voglia. Poi potremo presentarlo a Putin o, più in generale, ai russi».
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Puntualizzazioni che fanno da preludio ad una sempre più inevitabile “ammissione di pace”. Pace in cambio di territori a cui rinunciare. Dalla mimetica al doppiopetto. Da commander in chief al “ricostruttore” della “nuova Ucraina” che nascerà da un negoziato. Zelensky si candida a questo ruolo. Un riconoscimento che passa obbligatoriamente da Washington (Bruxelles, sponda Ue si allineerà come sempre). Nei giorni scorsi ci sono stati ripetuti contatti tra la leadership ucraina e il team della nuova amministrazione, in particolare con l’inviato per l’Ucraina, Keith Kellogg, ex generale e già consigliere per la sicurezza nazionale di Trump. La strategia della nuova amministrazione Usa non è ancora ai dettagli. In ogni caso sembra esserci un punto fermo: gli ucraini devono prepararsi a cedere almeno una parte di quel 20% del suolo nazionale conquistato con la forza dai russi. Zelensky ne ha preso atto, anche se – concordano gli analisti militari – occorrerà chiarire cosa si debba intendere per “Donbass”. Tutto il territorio occupato tra il 2022 e il 2024 o solo i due distretti di Donetsk e Lugansk controllati da Mosca fin dal 2014? Il presidente ucraino confida, comunque, di poter concordare una formula transitoria per poter riaprire il negoziato sui territori in un futuro prossimo.
La diplomazia è in movimento sull’asse Washington-Mosca. La Russia è pronta ad “esaminare ogni proposta” degli Usa per un contatto con Keith Kellogg, l’inviato del futuro presidente Donald Trump per l’Ucraina, così come per un “ritorno almeno a una qualche normalità nelle relazioni tra Mosca e Washington”. Lo ha detto il viceministro degli Esteri Serghei Ryabkov, citato dall’agenzia Interfax, aggiungendo però di non avere ancora avuto alcuna informazione sulle iniziative dello stesso Kellogg. “I programmi e le rotte non sono ancora una questione dell’agenda di oggi o di domani”, ha aggiunto Ryabkov, dopo che l’agenzia Bloomberg aveva scritto che Kellogg prevede di recarsi a Kiev il mese prossimo ed è aperto alla possibilità di incontri a Mosca se invitato.
“Io mi auguro che la pace si avvicini – dichiara il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. – Sono valutazioni della situazione militare sul terreno. Mi sembrava ovvio che l’Ucraina non avesse le forze per riconquistare la Crimea. Adesso l’importante è che la guerra finisca perché ci sono ancora conflitti in corso, abbiamo visto cos’è successo a Mosca, vediamo cosa succede nel Donbass, in territorio russo, in territorio ucraino. Noi lavoriamo per la pace, che sia una pace giusta, sapendo bene che la pace non può essere la resa dell’Ucraina, perché c’è stato un invasore e un Paese che è stato attaccato, però bisogna lavorare per la pace”. Alla domanda se la Russia dovrebbe restituire il Donbass, il titolare della Farnesina ha risposto: “Intanto bisogna arrivare al cessate il fuoco, poi quello che bisogna restituire si vedrà. Andiamo per passi, il primo passo è arrivare al cessate il fuoco, poi la trattativa la faranno le parti in causa, ora fermiamo la guerra, poi dopo si vedrà tutto quello che dobbiamo fare”.
“Vedo che c’è il desiderio per soluzioni rapide in Ucraina ma siamo in una situazione in cui la Russia non vuole la pace e questo è un problema”, annota l’Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, arrivando al vertice Ue-Balcani. «Ma per avere una buona soluzione dobbiamo sostenere Kiev», ha precisato. «La mia posizione è che l’Ucraina deve essere messa in una posizione di forza per poi decidere quando e come aprire i negoziati: se ora iniziamo a parlare fra di noi che forma prenderà la pace, rendiamo la vita molto facile ai russi, che potranno rilassarsi, fumarsi un sigaro e seguire il nostro dibattito in televisione». Lo ha detto il segretario generale della Nato Mark Rutte dopo l’incontro con il presidente lituano Nauseda, precisando ad ogni modo che «un certo grado di dibattito è inevitabile nei regimi democratici». Dibatti quanto vuoi ma poi, è storia Nato, alla fine chi tira le somme e detta la linea è sempre lo stesso: il signore della Casa Bianca. Da qualche giorno si parla di un possibile impegno di militari europei come forza di interposizione. L’ipotesi è stata avanzata da Macron, anche per prevenire un probabile disimpegno da parte di Trump.
Intanto, l’autore dell’omicidio del generale russo Igor Kirillov e del suo assistente è stato arrestato. Si tratterebbe di un cittadino uzbeko di 29 anni. Lo ha reso noto l’Fsb, il Servizio di sicurezza federale russo. L’uomo – secondo quanto riportato da Ria Novosti – avrebbe dichiarato di essere stato reclutato dai servizi segreti ucraini e, seguendo le loro istruzioni, sarebbe giunto a Mosca dove avrebbe ricevuto un potente ordigno esplosivo artigianale posizionandolo poi su uno scooter elettrico parcheggiato vicino all’ingresso della casa di Kirillov. Al presunto attentatore sarebbero stati promessi 100mila dollari e un viaggio in uno dei paesi dell’Ue, ha spiegato l’Fsb, secondo quanto riporta Ria Novosti. “I dipendenti dei servizi speciali ucraini coinvolti nell’organizzazione dell’attacco terroristico verranno trovati e riceveranno una meritata punizione”, ha sottolineato anche l’Fsb aggiungendo che il sospettato è stato arrestato nel villaggio di Chernoye, nel distretto di Balashikha e che è accusato di omicidio, attacco terroristico e traffico illegale di armi e munizioni.
Se il generale russo ucciso era un obiettivo militare legittimo, lo sono anche “tutti i funzionari della Nato che hanno preso la decisione sull’assistenza militare all’Ucraina di Bandera e stanno partecipando ad una guerra ibrida o convenzionale contro la Russia”. Lo scrive sul suo canale Telegram l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, criticando il Times per avere definito un atto di difesa legittimo l’uccisione di Kirillov. Anche dall’Ucraina l’omicidio del generale russo è stato definito obiettivo legittimo. Schermaglie tra falchi. Ma la realtà è “negoziale”. Lo lascia intendere anche Scholz. “Per me, un punto fondamentale è garantire che il nostro sostegno all’Ucraina, pur essendo forte, non porti mai a un’escalation del conflitto tra la Russia e la Nato. Questo obiettivo è essenziale ed è alla base delle nostre azioni”, dichiara il cancelliere tedesco, all’arrivo al summit Ue-Balcani. Tradotto: Zelensky acconciati alla pace. In cambio di territori.