Fuoco di fila contro The Donald
Tutti contro il piano di Trump sull’espulsione dei palestinesi da Gaza: e Donald resta solo
Da Macron alla Giordania, dall’Egitto alla Lega Araba: fuoco di fila contro il piano Trump. Sugli ostaggi Hamas replica a Israele e Usa: “No alle minacce”. Netanyahu ordina di radunare l’esercito dentro e intorno alla Striscia
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

La soluzione corretta per Gaza è «un’operazione politica, non un’operazione immobiliare». Ad affermarlo, alla Cnn, il presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha chiesto «rispetto» per i palestinesi e i loro vicini arabi, respingendo l’idea del presidente americano Donald Trump che ha proposto di sfollare in massa degli abitanti della Striscia. «Non puoi dire a 2 milioni di persone, ‘ok, indovina un po’? Te ne dovrai andare», ha sottolineato Macron, in un’intervista esclusiva registrata giovedì all’Eliseo prima del vertice sull’intelligenza artificiale di questa settimana. Il re di Giordania afferma di aver espresso a Donald Trump, nel loro incontro alla Casa Bianca, la sua “ferma opposizione allo sfollamento dei palestinesi a Gaza e nella Cisgiordania occupata”. Re Abdallah spiega che «questa è una posizione araba comune. Ricostruire Gaza senza sfollare i palestinesi e affrontare la terribile situazione umanitaria dovrebbe essere una priorità». «Per il mondo arabo è inaccettabile sfollare dalle loro terre i palestinesi», in particolare quelli che vivono nella Striscia di Gaza, come ha ipotizzato il presidente americano Donald Trump per favorire la ricostruzione dell’enclave. Lo ha dichiarato il Segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit. “È inaccettabile per il mondo arabo che ha combattuto questa idea per 100 anni”, ha affermato Aboul Gheit commentando al World Governments Summit di Dubai il progetto di Trump. La Lega Araba non normalizzerà le sue relazioni con Israele fino a quando ai palestinesi non verrà riconosciuto il diritto all’autodeterminazione, ha aggiunto.
Il presidente egiziano Abdel-Fattah al Sisi non andrà a Washington per incontrare Donald Trump se l’agenda dei colloqui includerà il piano Usa di sfollare i palestinesi da Gaza: lo hanno fatto sapere due fonti di sicurezza del Cairo, secondo quanto riportano i media israeliani. Anche il Papa è intervenuto contro il presidente americano: «Deportare i migranti ferisce la dignità dell’uomo», scrive in una lettera ai vescovi Usa. La replica: «Pensi alla sua Chiesa, il Vaticano ha un muro intorno». «La Palestina non è in vendita». Lo ha ribadito il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas. Come riporta l’agenzia Wafa, Abbas ha espresso apprezzamento per le “posizioni coraggiose” di re Abdullah II di Giordania, che ieri ha incontrato Donald Trump alla Casa Bianca, e anche di Egitto e Arabia Saudita e “di tutti i Paesi che respingono i progetti di sfollamento dei palestinesi e annessione delle loro terre”. Ribadendo l’importanza di “coordinare gli sforzi e le posizioni” a livello regionale, Abbas ha ripetuto che “non c’è pace o stabilità senza lo stato palestinese” e ha chiesto “la cessazione completa del conflitto” e l’arrivo di più aiuti nella Striscia di Gaza, dove “lo Stato di Palestinese deve assumere le sue responsabilità e ricostruire ciò che l’occupazione ha distrutto”. I piani di The Donald di trasferire il popolo palestinese dalla Striscia di Gaza con il «pretesto» della ricostruzione sono un «appello alla pulizia etnica». Così Hamas in un comunicato, spiegando che le dichiarazioni di Trump «sono razziste e un appello alla pulizia etnica per liquidare la causa palestinese e negare i diritti nazionali inalienabili». «Il piano di deportazione da Gaza non avrà successo e sarà affrontato con una posizione palestinese, araba e islamica unificata», si legge nella nota. «Ciò che l’occupazione (Israele) non è riuscita a ottenere con l’aggressione e i massacri non riuscirà a ottenerlo con i piani di liquidazione e di spostamento», ha sottolineato Hamas, ribadendo che «si impegna a rispettare l’accordo di cessate il fuoco finché l’occupazione si impegna a rispettarlo».
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«La soluzione per Gaza non passa attraverso l’espulsione dei palestinesi, a cui si sono già opposti tutti i paesi arabi; la soluzione non è quella» di «costruire un nuovo paradiso turistico sulle rovine in cui sono sepolte decine di migliaia di morti. Non è né realistico né efficace». Lo ha detto l’ex Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell, citato da eldiario.es, in un incontro con la stampa prima di essere nominato Dottore Honoris Causa dalla Pontificia Università di Comillas. «C’è bisogno di una speranza di pace, della liberazione degli ostaggi, di un processo politico», ha detto Borrell, affermando che la notizia peggiore sia che «il presidente degli Stati Uniti abbia offerto a Netanyahu una sorta di immunità, dicendo che non solo non obbedirà, ma che sanzionerà tutti coloro che sostengono la Corte Penale Internazionale contro cittadini americani o alleati». «Questa è una sfida alla legalità internazionale di straordinaria importanza», «è una sfida così chiara alla legalità e alla comunità internazionale che mi sembra la cosa più grave che sia mai successa, e spero che l’Ue risponda a questa proposta», ha detto Borrell citato dal sito di notizie spagnolo. Dalla futuribile Mar-a- Gaza al nodo del presente: gli ostaggi. Hamas ha fatto sapere che «non accetta le minacce» di Israele e Stati Uniti. Il presidente Usa Donald Trump nei giorni scorsi ha lanciato un ultimatum, fatto proprio dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, avvertendo che entro sabato a mezzogiorno dovranno essere liberati tutti gli ostaggi, altrimenti sarà l’inferno. «La nostra posizione è chiara e non accetteremo il linguaggio delle minacce americane e israeliane. Israele deve impegnarsi a implementare i termini dell’accordo di cessate il fuoco per il rilascio» degli ostaggi, ha affermato in una dichiarazione il portavoce di Hamas, Hazem Qassem. «Le sorti dei prigionieri (gli ostaggi trattenuti da oltre un anno nella Striscia di Gaza) in mano alla resistenza sono direttamente collegate alle azioni di Netanyahu, nel bene e nel male». È quanto afferma via Telegram un portavoce delle Brigate al-Quds, braccio armato della Jihad islamica palestinese. La situazione rischia di precipitare di nuovo. «Hamas liberi gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno o sarà guerra» avverte il primo ministro israeliano Netanyahu che ha ordinato all’esercito di «radunare le forze dentro e intorno alla Striscia di Gaza».