La soluzione finale del tycoon

Da Mar-a-Lago a Mar-a-Gaza: tutti contro Trump e il suo piano folle sulla Striscia

Il New York Times ha rivelato che nessuno nell’amministrazione Usa sapeva dell’idea del tycoon di deportare i palestinesi e fare un resort nella Striscia. La condanna dell’Ue e Nazioni Unite

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

7 Febbraio 2025 alle 09:00 - Ultimo agg. 7 Febbraio 2025 alle 09:42

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AP Photo/Evan Vucci – Associated Press / LaPresse
AP Photo/Evan Vucci – Associated Press / LaPresse

Prima sorpreso, poi entusiasta. Ed ora a lavoro per fare di Gaza la Rivière americana. Senza palestinesi. Quando Donald Trump ha annunciato il suo piano shock per prendere possesso di Gaza, ha scioccato persino i dirigenti più alti della Casa Bianca e del suo governo. Lo scrive il New York Times rivelando il retroscena della vicenda.

Se il suo annuncio sembrava formale e ponderato (ha letto il piano da un foglio di carta), la sua amministrazione non aveva fatto nemmeno la pianificazione più elementare per esaminare la fattibilità dell’idea, secondo quattro persone a conoscenza delle discussioni. L’uscita, secondo il Nyt, è stata una sorpresa anche per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, cui avrebbe detto della sua intenzione di annunciare l’idea solo poco prima della conferenza stampa congiunta, secondo due fonti. All’interno dell’amministrazione, inoltre, non c’erano stati incontri con il dipartimento di stato o il Pentagono, come normalmente accadrebbe per qualsiasi seria proposta di politica estera, per non parlare di una di tale portata. Non c’erano stati gruppi di lavoro. Il dipartimento della difesa non aveva prodotto stime del numero di truppe eventualmente necessarie, o una previsione dei costi, o anche solo una bozza di come avrebbe potuto funzionare il piano.

«C’era poco più di un’idea nella testa del presidente», scrive il quotidiano. A differenza dei principali annunci di politica estera con i presidenti passati, incluso Trump, l’idea degli Stati Uniti che controllano Gaza non era mai stata parte di una discussione pubblica prima di martedì. Ma in privato, il presidente aveva parlato della proprietà Usa dell’enclave palestinese per settimane. E il suo pensiero aveva accelerato, secondo due funzionari dell’amministrazione, dopo che il suo inviato in Medio Oriente, Steve Witkoff, era tornato da Gaza la scorsa settimana e aveva descritto le orribili condizioni della Striscia. Ma nessuno, né alla Casa Bianca, né gli israeliani, si aspettava che Trump lanciasse l’idea martedì fino a poco prima che lo facesse.

Ma The Donald prosegue imperterrito sulla strada della Rivière- Gaza (Mar-a-Gaza – come l’hanno ribattezzato cinicamente i propagandisti trumpiani). «Gaza verrebbe consegnata agli Stati Uniti da Israele al termine dei combattimenti. I palestinesi, persone come Chuck Schumer, sarebbero reinsediati in comunità molto più sicure e belle, con case nuove e moderne, nella regione. Avrebbero davvero la possibilità di essere felici, sicuri e liberi». Lo scrive su Truth Donald Trump. «Gli Usa, lavorando con grandi team di sviluppo provenienti da tutto il mondo, inizierebbero la costruzione di quello che diventerebbe uno dei più grandi e spettacolari sviluppi del genere sulla Terra. Gli Usa non avrebbero bisogno di soldati! La stabilità della regione regnerebbe!». Né soldati né dollari, «I contribuenti americani non finanzieranno la ricostruzione di Gaza»: lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, sottolineando che Trump sta negoziando con i partner della regione per questo scopo.

Un’idea “notevole”, la “prima buona idea” per risolvere il problema di Gaza finora sentita. Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in visita negli Usa, in un’intervista rilasciata in esclusiva al conduttore di Fox News, Sean Hannity e riportata anche dal quotidiano The Times of Israel. All’indomani della proposta shock del presidente Usa per trasferire tutti i palestinesi fuori dalla Striscia di Gaza e farne una Riviera, Netanyahu ha espresso apprezzamenti definendo l’idea “notevole”. “Questa è la prima buona idea che ho sentito”, dice ai microfoni dell’emittente, “e penso che dovrebbe essere esaminata, perseguita e realizzata perché credo che creerà un futuro diverso per tutti”. Secondo The Times of Israel, in prima battuta, il premier israeliano “è sembrato colto di sorpresa dal piano di Trump” e, durante la conferenza stampa congiunta, “ha offerto una risposta piuttosto non impegnativa all’idea”.

Una idea che non nasce oggi. Riviére-Gaza nel dicembre del 2023, quando la Harey Zahav, agenzia immobiliare israeliana, a conflitto da poco iniziato pubblicò sul proprio sito i rendering di villette da realizzare tra le rovine delle case. «Noi di Harey Zahav stiamo lavorando per preparare il terreno per il ritorno a Gush Katif», scrivevano, ricordando il nome del blocco di 17 insediamenti nel sud di Gaza che Sharon smantellò nel 2005. «I nostri dipendenti hanno iniziato i lavori per riabilitare l’area, rimuovere i rifiuti e sfrattare gli invasori». Sommersi dalle polemiche, quelli di Harey Zahav furono costretti a rettificare, a buttarla sullo scherzo. Ma con Trump alla Casa Bianca, lo “scherzo” può diventare realtà. Tanto più che della partita è l’entusiasta genero di The Donald, Jared Kushner, col doppio pallino degli affari immobiliari e della geopolitica mediorientale.

“Noi dobbiamo riaffermare la soluzione dei due Stati’’, con Israele e Palestina che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza. Questa la posizione del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, dinanzi alla proposta di Donald Trump di ‘svuotare’ Gaza, ricollocando i palestinesi nei Paesi vicini. “Qualsiasi pace duratura – ha insistito attraverso il suo portavoce Stephane Dujarric richiederà progressi tangibili, irreversibili e permanenti verso la soluzione dei due Stati, la fine dell’occupazione e la creazione di uno Stato palestinese indipendente, di cui Gaza sia parte integrante”.

Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha respinto la proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di espellere i palestinesi dalla Striscia di Gaza verso altri Paesi e ha affermato che l’enclave è «parte integrante» dello Stato palestinese. «Non permetteremo che i diritti del nostro popolo, per i quali abbiamo lottato per decenni e per i quali abbiamo fatto grandi sacrifici, vengano violati», ha affermato in una nota ripresa dall’agenzia di stampa Wafa. Per Abu Mazen, i diritti dei palestinesi non sono negoziabili e nessuno può prendere decisioni sul futuro del popolo palestinese se non se stesso. Il leader di Ramallah ha inoltre accolto con favore il rifiuto dell’Arabia Saudita all’espulsione forzata dei cittadini di Gaza e ha invitato l’Onu ad adottare misure «urgenti» per proteggere le risoluzioni internazionali che riconoscono il diritto al ritorno dei palestinesi.

Hamas ha chiesto un urgente «vertice arabo» in risposta alla proposta del presidente Donald Trump di quello che il movimento palestinese definisce una vera e proprio «piano di occupazione» della Striscia di Gaza da parte degli Stati Uniti e di spostamento della sua popolazione. «Chiediamo un vertice arabo urgente per affrontare il piano di sfollare» i palestinesi da Gaza, ha affermato il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, esortando «i Paesi arabi a resistere alle pressioni di Trump e a restare fermi», invitando nel contempo «le organizzazioni internazionali ad adottare misure forti» contro il piano di Washington.

“Abbiamo preso nota dei commenti del presidente Trump. L’Unione Europea rimane pienamente impegnata nella soluzione dei due Stati, che riteniamo sia l’unica via per una pace a lungo termine sia per gli israeliani che per i palestinesi”. Lo ha detto il portavoce della Commissione europea Anouar El Anouni nel corso dell’incontro quotidiano con la stampa. “Gaza – spiega – è parte integrante di un futuro Stato palestinese, è una parte essenziale della futura politica” di tale Stato e “non ci dovrebbero essere ulteriori spostamenti forzati di palestinesi”.

7 Febbraio 2025

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