La fuga della premier

Perché Meloni scappa dal Parlamento, la premier “non ricattabile” ha paura del caso Almasri

Ci sono solo due modi per riparare. Il primo è chiudere i rubinetti che finanziano gli assassini in Libia. E disdettare tutti gli accordi. Il secondo sono le dimissioni almeno di Nordio e Piantedosi.

Politica - di Piero Sansonetti

5 Febbraio 2025 alle 08:00

Condividi l'articolo

Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse
Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse

Logico che abbia paura. Sul caso Almasri il governo non ha nessuna risposta decente da fornire al paese. Se in Parlamento l’opposizione farà la sua parte, ci metterà l’anima, per il centrodestra potrebbe essere una disfatta. E Giorgia Meloni non ha nessuna intenzione di giocarsi tutto il carisma guadagnato in due anni di governo per questa storiaccia dell’evasione dal carcere di un feroce criminale organizzata con l’aiuto del governo.

Poi, sai: puoi dire quello che vuoi ma questa vicenda che sembra complicata alla fin fine è molto semplice: il governo, d’intesa coi giudici della Corte d’appello (altro che guerra con la magistratura…) si è inginocchiato davanti ai criminali della Libia. Punto. E la Meloni è stretta in una tenaglia. Da una parte il ricatto dei libici, cioè della squadra di Almasri, che le impongono il silenzio e pretendono che il governo italiano continui a finanziare i lager e i tagliagole della guardia costiera di Tripoli. Dall’altra un certo numero di giornali e i partiti dell’opposizione che le chiedono perché ha violato sicuramente ogni possibile codice morale e, probabilmente, anche la legge. Per interessi di parte o di partito? Se dovesse ammettere, ammetterebbe il reato. Per ragioni di Stato? Quali? È vero dunque che il governo ha deciso che per frenare gli sbarchi è costretto a proteggere e finanziare gruppi criminali che uccidono e torturano?

Giorgia Meloni, quando è scoppiato lo scandalo, ha gridato: “Non sono ricattabile”. In realtà voleva dire: “Sono sotto ricatto, ho dovuto cedere”. Che sarebbe anche una dignitosa via di uscita, ma lei non ha il coraggio di imboccarla. E quindi manda in Parlamento quei due poveretti, Nordio e Piantedosi. A prendere schiaffi.
Dovranno rispondere a moltissime domande, tra le quali:
1) Qual è il numero di morti e stuprati al di sopra del quali non funziona più la ragion di stato?
2) Perché il governo finanzia dei lager e dei gangster che vanno a caccia di profughi?
3) Perché il governo sapeva in anticipo della scarcerazione di Almasri e ha mandato il Falcon a prenderlo almeno 6 ore prima che la Corte d’appello di Roma decidesse di lasciarlo andare?
4) Perché Nordio non ha risposto alla richiesta urgente della Corte dell’Aia?
5) Perché sapendo che si trattava di un omicida e torturatore, Piantedosi lo ha sottratto alla Corte dell’Aia?
6) In che modo il governo pensa di riparare a questo disastro?

Ci sono solo due modi per riparare. Il primo è chiudere i rubinetti che finanziano gli assassini in Libia. E disdettare tutti gli accordi. Il secondo sono le dimissioni – questo sì è un atto dovuto – almeno di Nordio e Piantedosi.

5 Febbraio 2025

Condividi l'articolo