Le opposizioni insorgono

L’Italia al servizio dei tagliagole libici: Nordio e Piantedosi si dimettano

Il governo sapeva da sabato che il criminale ricercato dalla Cpi stava arrivando in Italia. Il Guardasigilli ha mentito. Il Falcon mandato a Torino a prenderlo prima della sentenza della Corte d’appello di Roma

Cronaca - di Angela Nocioni

23 Gennaio 2025 alle 07:00

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Photo by Roberto Monaldo / LaPresse
Photo by Roberto Monaldo / LaPresse

Chissà se qualche sostenitore del governo Meloni si infastidisce a vedere un pericoloso criminale, arrestato due giorni prima a Torino dalla polizia giudiziaria, scendere col sorrisone da un Falcon col tricolore a Tripoli accolto da banditi in tripudio perché il loro capo ha scampato un processo per reati contro l’umanità.

Chissà se qualche elettore di destra (non un criminale: un onesto e probo elettore di destra) si indispettisce a vederlo festeggiare tra fumogeni rossi sotto gli occhi dei funzionari dei servizi italiani a cui è stato ordinato di scortarlo fin lì con un volo di Stato per sottrarlo alla Corte penale internazionale: un’umiliazione pesante.
È poco patriottico sostenere un governo sotto ricatto. Quel Falcon col tricolore sulla pista dell’aeroporto è uno schiaffo all’Italia. E nulla come la foto dello sghignazzo di Osama Njem, miliziano che si fa chiamare generale da quando il governo italiano lo paga per far sparire migranti, mostra come Giorgia Meloni sia tenuta per il collo dai criminali che finanzia perché pensino loro a uccidere migliaia di persone prima che arrivino in Europa.

Sabato scorso Osama Njem, noto come “Almasri”, che comanda le torture nelle prigioni infernali di Tripoli, era in Germania dove si è presentato ad un autonoleggio per chiedere se poteva riconsegnare a Fiumicino l’auto a noleggio. Lo stesso giorno la Corte penale internazionale ha spiccato il mandato d’arresto chiesto dal procuratore il 2 ottobre scorso per le sevizie ai prigionieri negli ultimi tredici anni (non solo migranti, anche dissidenti ci sono nel carcere di Tripoli). Sempre sabato un funzionario della Corte dell’Aja ha avvisato un funzionario dei servizi dell’ambasciata italiana in Olanda che Almasri sarebbe entrato in Italia, dove è stato arrestato la sera del 19.

Il presidente della Corte dell’Aja aveva già annunciato di estendere le indagini sulla vicenda della fossa comune di Taruma – con gli scheletri delle vittime della guerra del 2019 – alle violazione per crimini contro l’umanità nelle carceri libiche. Aveva anche detto che i nomi sarebbero restati coperti, segno di quanto si fidino all’Aja dei governi dei Paesi in cui i miliziani libici scorrazzano tranquilli. In Italia ai miliziani libici gli abbiamo pure organizzato i campionati di calcio, gli illustri ospiti hanno fatto infiniti capricci, si sono pure lamentati delle condizioni dei campi. Quando la Corte pensale viene a sapere che Almasri è in un paese aderente a Statuto di Roma dirama la red notice e la polizia giudiziaria italiana fa scattare l’arresto. Lui viene portato al carcere delle Vallette, i tre che sono con lui vengono “espulsi” (gli viene dato il foglio di via e vengono lasciati liberi? Vengono caricati su un aereo? E soprattutto, chi hanno incontrato prima del 19, cos’hanno fatto tutti e quattro in Europa? Davvero stavano in Italia solo per la partita a Torino? E da chi avevano rassicurazione di potersi muovere indisturbati?).

Il criminale Osama Njeem Almasri è stato liberato il 21 sera con un provvedimento della Corte d’appello di Roma che ha raccolto la richiesta del Procuratore generale a dichiarare “la irritualità dell’arresto in quanto non preceduto dalle interlocuzioni con il Ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte Penale internazionale, Ministro interessato in data 20 gennaio e che, ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta In merito”. La Corte dice quindi che non ricorrono le condizioni per la convalida e, conseguentemente, per una richiesta volta all’applicazione della misura cautelare. Trova un vizio di forma e, viste passare le 48 ore, scarcera. Come se in Italia fosse già stato abolito il reato di tortura. Ignora il precedente della condanna di trafficanti libici, legati alle milizie colpevoli del reato di tortura, da parte del Tribunale di Messina. Eppure Almasri era sotto la giurisdizione italiana e le prove trasmesse dalla Corte penale internazionale erano assai consistenti. Ma la Corte ha preferito evocare un vizio procedurale, senza entrare nel merito delle responsabilità.

Di tutto ciò si potrebbe anche discutere se non fosse che il prezioso lavoro del cronista di Radio radicale, Sergio Scandura, ha documentato che il Falcon è decollato da Roma Ciampino per andare a prendere il libico molto prima del provvedimento della Corte e molto prima della nota stampa di Nordio in cui il ministro diceva di “star valutando”. Quindi la decisione è stata presa altrove e il Procuratore e la Corte hanno eseguito. È questo il dato più grave di tutta questa gravissima vicenda. Nota Scandura: “Alle 16:04 il ministro Nordio consegnava ai cronisti la nota stampa, il Falcon 900 italiano alle 11:14 ha lasciato Roma Ciampino e alle 12:15 stava già a Torino Caselle pronto a imbarcare Osama Najim ‘Al Masri’ Habish per riconsegnarlo in serata a Tripoli”. Atterrato alle 21:42. Nel pomeriggio la nota stampa del ministero annunciava grande lavorio di cervelli sul caso (“considerato il carteggio complesso”),(“Nordio sta valutando”), ma in realtà l’epilogo era già stato deciso molto prima perché l’areo da Ciampino è decollato alle 11:14 del mattino.

Tutta la messinscena è stata montata sulla faccia di Nordio dice di aver saputo in ritardo. Eppure il governo sapeva da sabato che il libico stava entrando in Italia.
Su questo ieri in Parlamento le opposizioni hanno chiesto a Giorgia Meloni di venire immediatamente a riferire in Aula e al ministro Nordio di dimettersi.
Nordio ha poi il dovere di interloquire costantemente e tenere aggiornata interrottamente la Corte penale internazionale, cosa che evidentemente non ha fatto. Ieri pomeriggio la Corte penale non aveva ancora ufficialmente sul database il provvedimento della Corte d’appello di Roma, era quindi impedita nel commentare lo scandalo perché non aveva ancora ufficialmente il provvedimento del tribunale.

Finché in serata ha fatto sapere che “senza preavviso e consultazione con la Corte è stato scarcerato e riportato in Libia. la Corte sta cercando, e deve ancora ottenere, una verifica da parte delle autorità su quanto accaduto”. Su tanti misteriosi ritardi e stranissime inerzie, brilla la perspicacia della difesa di Almasri che senza aver avuto il tempo materiale di leggere un bel nulla ha presentato una richiesta di scarcerazione basata proprio su un discutibilissimo e inscovabile vizio procedurale. Ma guarda un po’. Un fulmine d’avvocato.

23 Gennaio 2025

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