La fuga a gambe levate

Meloni scappa e non risponde sul caso Almasri, ma l’opposizione non c’è

Giorgia Meloni sullo scandalo Almasri si nasconde dietro a chiunque pur di non rispondere. E sulle deportazioni in Albania non sa come insistere

Politica - di David Romoli

4 Febbraio 2025 alle 09:00 - Ultimo agg. 4 Febbraio 2025 alle 09:49

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Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse
Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse

Oggi il governo si deciderà a fissare la data dell’informativa sul caso Almasri e soprattutto su chi risponderà al Parlamento. Le conferenze dei capigruppo prima della Camera e subito dopo del Senato fisseranno i rispettivi dibattiti.

Le opposizioni fanno la faccia feroce ma a leggere bene le ruggenti dichiarazioni di grintoso c’è ben poco. La capogruppo alla Camera del Pd Braga assicura che il suo partito “non è disponbile” a riprendere i lavori sino a che il governo “non avrà riferito in Parlamento sul caso Almasri”. I 5S si imbarcano in una specie di ostruzionismo: tutti e 36 i deputati si sono iscritti a parlare nella discussione generale sul decreto Cultura per bloccare l’aula e ribadire così con i fatti la decisione di non far funzionare il Parlamento prima che il governo affronti lo scandalo di una scarcerazione che è stata un atto voluto e non dovuto.

Dopo quella dell’avvocato Li Gotti, peraltro, ieri è arrivata una seconda denuncia contro Meloni, Nordio e stavolta anche Piantedosi, presentata da una delle vittime del torturatore, Lam Magok Biel Ruei. Nella sua denuncia sostiene che un documento della Corte Penale Internazionale sbugiarderebbe il governo, dimostrando che le autorità italiane erano state correttamente informate e coinvolte nell’arresto del libico. Tutti reclamano la presenza di Giorgia Meloni in aula. Ma la minaccia di non riprendere i lavori dell’aula è condizionata solo all’informativa del governo, che ci sarà di certo, e non a chi la svolgerà. Particolare non secondario dal momento che senza una delle figure direttamente coinvolte, la stessa premier, i ministri degli Interni e della Giustizia, il sottosegretario alla presidenza, il dibattito sarebbe in buona misura depotenziato. Lo sarà anzi perché né Meloni,NordioMantovano intendono presentarsi, accampando come alibi l’indagine su di loro, e Piantedosi ha già riferito, o piuttosto fatto finta di riferire. Ci penserà probabilmente Tajani, che è sì ministro degli Esteri ma non ha avuto alcun ruolo nella vicenda.

La vicenda dei migranti in Albania

Sul fronte Almasri Giorgia e i suoi ministri sanno almeno cosa fare: fuggono. Sulla vicenda dei migranti che continuano a essere inviati in Albania solo per tornare due giorni dopo su disposizione della magistratura invece brancolano nel buio. Circolano ipotesi guerresche ma tanto vaghe che non si riesce neppure a capire da dove provengano e se qualcuno le abbia davvero trasformate in proposte concrete. I capigruppo di FdI tuonano contro le corti d’appello che disattenderebbero le deposizioni della Cassazione, che nella sua sentenza aveva confermato che decidere su quali Paesi debbano essere considerati sicuri spetta al governo, salvo interventi della magistratura su casi personali. La logica conseguenza dovrebbe essere il ricorso in Cassazione. Invece no. “Cosa lo facciamo a fare? La Cassazione si è già espressa”, tagliano corto a palazzo Chigi.

La procura di Roma ha risposto all’atto di imperio del governo, lo spostamento della decisionalità sui rimpatri dalla sezione Immigrazione alla Corte d’Appello, limitandosi a spostare gli stessi magistrati dalla sezione detestata dal governo alla Corte d’Appello. La suggestione di proseguire la partita a scacchi con un provvedimento che tagli fuori proprio quei magistrati c’è davvero ma è una chiacchiera. Tanto che non si capisce neppure chi caldeggi la fragorosa idea, che impatterebbe frontalmente con l’autogoverno del potere togato. Dagli Interni dirottano chiunque chieda lumi sulla Giustizia. A via Arenula cadono dalle nuvole ed escludono una mossa che sarebbe in teoria anche possibile ma muovendosi su un terreno troppo accidentato per osare l’azzardo. Anche perché difficilmente il presidente Mattarella farebbe finta di niente.

Stesso discorso per un’altra idea che nessuno riconosce come propria, quella di ripristinare l’immunità parlamentare. Ieri campeggiava su qualche giornale ma da palazzo Chigi escludevano categoricamente: troppo impopolare. Alla fine a chiudere ogni discussione è stato il presidente forzista della commissione Affari costituzionali del Senato Balboni:Parlo a titolo personale ma non vedo ragioni per ripristinare la normativa sull’immunità”. Trattandosi di un fedelissimo della premier il parere personale fa decisamente testo.

Insomma, alla fine il governo si limiterà ad aspettare il chiarimento della Corte di Giustizia europea, su una cui sentenza in realtà sibillina si basano le decisioni della magistratura italiana sui trasferimenti in Albania. La Corte inizierà ad affrontare la questione il 25 febbraio ma gli esiti non arriveranno prima di fine marzo-inizio aprile. Sino a quel momento il governo di Roma potrà solo decidere nuovi trasferimenti, pur sapendo che verranno subito annullati dalla Corte d’Appello, al solo fine di tenere altissima la tensione in vista di una sentenza europea che secondo la premier darà certamente ragione al governo. Tutto fermo, insomma, fino ad aprile. A meno che non sia proprio la Cassazione a chiamare in causa la Corte costituzionale per dirimere subito la faccenda.

4 Febbraio 2025

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