Via libera all'accordo
Cosa prevede il cessate il fuoco a Gaza: dal ritiro del corridoio Philadelphia alle tappe dello scambio prigionieri
Via libera all’accordo anche da parte di Mohamed Sinwar, fratello del defunto leader di Hamas. L’accordo prevede la liberazione di 33 ostaggi in mani palestinesi in cambio di 250 detenuti
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

“Ombra” ha dato il via libera. “C’è una svolta nei negoziati” sul cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi che si svolgono a Doha. “Il leader militare di Hamas a Gaza, Mohammed Sinwar, nome di battaglia “Ombra”, ha dato il suo ok” all’intesa. Lo ha dichiarato un funzionario israeliano al giornalista di Axios, Barak Ravid, che ne ha dato notizia su X. Anche Trump conferma in serata su Truth Social: “Abbiamo un accordo per gli ostaggi in Medio Oriente. Saranno presto rilasciati, grazie!”. Da parte di Bibi un bellissimo regalo per l’insediamento, non c’è che dire.
Una fonte israeliana ha confermato alla tv pubblica Kan che “la leadership di Hamas a Gaza ha dato una risposta positiva, confermando l’accordo, che dovrebbe essere firmato a breve. L’aspettativa è di annunciare presto l’arrivo dell’intesa”. “La svolta è stata raggiunta in un incontro dei leader di Hamas, tenutosi nelle prime ore del mattino di ieri, durante il quale sono stati risolti tutti i punti concordati e tutte le controversie, compresa la maggior parte dei dettagli sulla questione della mappa del ritiro dell’Idf da Gaza, cioè quasi quasi tutte le questioni sono risolte”, ha riferito a Kan anche un’importante fonte palestinese. Una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya ha consegnato l’approvazione dell’organizzazione alla proposta di cessate il fuoco e all’accordo sui prigionieri ai mediatori di Qatar e Egitto. Lo riporta Al Jazeera Arabic.
Secondo una fonte israeliana citata da Kan, “l’’annuncio dell’accordo tra Hamas e Israele avverrà al Cairo”. O forse a Doha. In tarda serata il primo ministro del Qatar Mohammed al-Thani e il ministro degli Esteri Mohammed bin Abd al-Rahman terranno una conferenza stampa a Doha: secondo il quotidiano del Qatar Al-Arabi Al-Jadeed i due dovrebbero annunciare l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Fonti egiziane hanno riferito al canale qatariota al Arabi che «la maggior parte delle forze dell’Idf ha lasciato il Corridoio Philadelphi (la zona cuscinetto, lunga 14 chilometri, al confine tra Gaza e il Sinai egiziano) nelle ultime ore». È una gara a chi, in campo arabo, s’intesta il merito della facilitazione dell’accordo: Egitto, Qatar, ed è solo l’avvisaglia di una partita miliardaria, oltre che politica, su chi gestirà la ricostruzione della devastata Striscia. “Le fazioni della resistenza hanno raggiunto un accordo tra loro e hanno informato i mediatori della loro approvazione dell’accordo di scambio (di prigionieri) e del cessate il fuoco”, ha detto una fonte palestinese all’Afp, a condizione di anonimato. L’intesa sulla Striscia risulta anche a una grande tv panaraba. “Una fonte palestinese ad Al Arabiya: Hamas, la Jihad Islamica e il Fronte Popolare hanno accettato l’accordo su Gaza”, scrive su X l’emittente emiratina.
“Siamo molto vicini” all’accordo sulla tregua a Gaza. “Nella nostra regione nulla è definitivo finché non è definitivo però ci sono pochissimi divari che rimangono e la mia speranza è che nel giro di qualche ora saremo in grado di concludere: se succederà domani (oggi per chi legge, ndr) avremo una riunione di governo in Israele per votare sull’accordo”. Lo ha detto il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar intervistato da Bruno Vespa a Cinque Minuti su Rai1. Saar ha deciso di rientrare immediatamente in Israele, annullando la seconda parte della sua visita diplomatica in Europa, per prendere parte alle riunioni e alle votazioni del gabinetto e del governo relative all’accordo in via di definizione per la liberazione degli ostaggi.
La tregua a Gaza è cosa fatta, ma l’unico punto chiaro dei negoziati tra Israele e Hamas sembra, al momento, essere solo la prima fase dell’accordo: la libertà di 33 ostaggi del 7 ottobre (tra cui anche 5 soldatesse) e almeno 250 detenuti. Inizierà domenica il rilascio degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza. È quanto apprende l’emittente israeliana N12 citando proprie fonti ben informate sull’imminente accordo tra Israele e Hamas. N12 cita anche un calendario per la liberazione degli ostaggi che si trovano ancora nell’enclave palestinese. Nella giornata di domenica saranno consegnati alle autorità israeliane tre rapiti, ma si dovrà attendere altri sette giorni per il rilascio di altri quattro ostaggi. Il quattordicesimo giorno dall’entrata in vigore dell’accordo verranno liberati altri tre rapiti e il 21esimo giorno altri tre. L’emittente indica poi che il 28esimo giorno altri tre rapiti verranno rilasciati e il 35esimo altri tre. I 14 ostaggi restanti verranno liberati tutti insieme la settimana successiva.
Resta da capire come verrà gestita una delle richieste di Israele: la sua presenza a Gaza, durante e dopo l’eventuale tregua, con la nuova zona cuscinetto di 1,5 km lungo il confine della Striscia, mentre in precedenza era di 300 metri. Non solo, da parte israeliana è stato chiarito senza possibilità di discussione che alcuni ergastolani palestinesi di peso non saranno scambiati, a cominciare dall’organizzatore dell’Intifada, Marwan Barghouti. Hamas, secondo i media sauditi, avrebbe invece chiesto di riavere il corpo di Yahya Sinwar come parte della prima fase dell’accordo. La speranza prova a farsi largo tra un ammasso di macerie. Fa bene a riassumerlo, su La Stampa, Giordano Stabile: “La campagna di Gaza è stata ad altissima intensità. Israele ha sganciato quasi 100 mila tonnellate di bombe, su una superficie della Striscia di appena 365 chilometri quadrati. Sul Reich nazista, oltre mezzo milione di chilometri quadrati, ne vennero sganciate 1,5 milioni di tonnellate in cinque anni. Una simile, terrificante intensità ha lasciato un deserto. Secondo le stime dell’Onu, il 65 per cento degli edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati, così come il 68 per cento delle strade. Il 70 per cento degli impianti di desalinizzazione e potabilizzazione dell’acqua non funziona più. E con loro la maggior parte delle scuole, moschee, panetterie. Gaza diventa inabitabile ma chi ci abita non sa dove scappare, non può andar via. È una situazione anomala anche per le peggiori guerre, come ha notato Philippe Lazzarini dell’Unhcr.”
«Negli ultimi tre giorni c’è stato un aumento nel numero di bambini uccisi nella Striscia: dall’inizio dell’anno, secondo le notizie, sono già oltre 120 i bambini uccisi a Gaza». L’allarme è dell’Unicef che sottolinea in una nota come «l’uccisione dei bambini deve finire. Non domani, non la prossima settimana, adesso. I bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco ora». Ora, ed è già tardi.