La denuncia su Haaretz
Libertà per tutti i prigionieri: Israele ha 10 o 100 volte più ostaggi di quelli di Hamas
“Non c’è campagna più giusta di quella per la liberazione degli ostaggi a Gaza”, scrive su Haaretz, ma “non si parla mai di quelli nelle mani di Israele che sono 10 o 100 volte di più”, “per lo più innocenti” e “la crudeltà nei loro confronti non è inferiore a quella di Hamas”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Gideon Levy è un grande del giornalismo israeliano. Lo è per il coraggio di saper dire e scrivere verità scomode. Lo è per la sua indipendenza di giudizio, per non fare mai sconti al potente di turno. Gideon Levy è la coscienza critica d’Israele. Sa il peso delle parole, e le usa per squarciare il muro dell’ipocrisia e di una narrazione bellicista che marchia l’informazione mainstream soprattutto in tempi di guerra. Gideon Levy è dalla parte degli ostaggi. Di tutti gli ostaggi: israeliani e palestinesi.
Liberare tutti gli ostaggi: israeliani e palestinesi
Così scrive su Haaretz. E argomenta: “Non c’è campagna più giusta di quella volta a liberare gli ostaggi di Israele detenuti a Gaza. La loro prigionia è criminale.
Eppure, questa campagna si tinge di ipocrisia e immoralità. Fa distinzione tra sangue e sangue, tra essere umano ed essere umano. Per questo motivo è difficile aderire a questa campagna con tutto il cuore. Non si possono criticare le famiglie degli ostaggi: stanno lottando per la cosa più preziosa che hanno, proprio come chiunque lotterebbe per i propri cari. Ma la campagna pubblica più ampia, che è diventata internazionale, non può essere eticamente completa finché si concentra solo sulla sorte degli israeliani. Ci sono 98 prigionieri israeliani detenuti da Hamas, con un numero di prigionieri palestinesi nelle mani di Israele 10 volte o forse 100 volte superiore. Anche loro sono ostaggi, detenuti senza processo o avvocato, senza visite da parte della Croce Rossa, senza un’identità nota o un messaggio alle loro famiglie.
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La maggior parte di loro è innocente, così come i prigionieri israeliani, e la crudeltà nei loro confronti durante la prigionia non è inferiore a quella di Hamas. Ignorare la loro sorte equivale a usare doppi standard nel peggiore dei modi. Nel discorso israeliano non si parla mai degli ostaggi palestinesi. Non vengono nemmeno etichettati come ostaggi. Dopo tutto, cos’è il dottor Hussam Abu Safya, il direttore dell’ospedale Kamal Adwan se non un ostaggio? Israele ha prima cercato di farlo sparire, come nei regimi più oscuri, come Hamas, finché non ha ammesso di tenerlo prigioniero. Il rischio per la sua vita in una prigione israeliana è grave quanto il rischio per la vita di ogni ostaggio israeliano prigioniero di Hamas. Almeno 68 ostaggi palestinesi sono morti in prigione a causa di torture, violenze o mancanza di cure mediche. Considerando che alcuni ostaggi israeliani sono morti durante le operazioni dell’Idf, si potrebbe dire che Israele ha causato la morte di un numero maggiore di prigionieri rispetto a Hamas. Proprio come gli ostaggi israeliani che stanno marcendo e soffrendo in modi inimmaginabili, anche centinaia di prigionieri palestinesi si trovano nelle strutture di tortura di Israele. Le loro famiglie non hanno uno straccio di informazione sulla loro sorte e nessuno in tutto il mondo si batte per il loro rilascio.
Lo scioccante reportage di Jonathan Pollak (Haaretz Hebrew, 10 gennaio) ha documentato le condizioni di detenzione di coloro che sono sopravvissuti. Non si possono concepire condizioni più crudeli. È possibile leggere queste agghiaccianti descrizioni e attaccare un nastro giallo alla portiera dell’auto solo per i nostri ostaggi? Lottare per il loro rilascio ignorando gli ostaggi prigionieri di Israele? La campagna di Israele per il rilascio degli ostaggi non perderebbe un briciolo della sua forza morale se includesse la richiesta di liberare gli ostaggi palestinesi. Donald Trump sta minacciando che si scatenerà l’inferno se gli ostaggi israeliani non verranno rilasciati prima del suo insediamento. E che dire di quelli palestinesi, signor Presidente?
Non sono vittime di terribili abusi? Leggi le testimonianze fornite da Pollak: “Lì non siamo esseri umani, siamo carne in decomposizione”, ha detto l’ostaggio rilasciato Nazar. La dieta da fame, la cattiveria delle guardie, le torture e gli abusi non farebbero impallidire Hamas, e qui sono commessi dallo Stato.
Un luogo in cui i prigionieri cercano di chiedere aiuto per uno dei loro amici in fin di vita, in risposta a una serie di abusi, è il posto più caldo dell’inferno. Un luogo in cui si ammassano esseri umani, uno sopra l’altro, per poi picchiarli senza pietà e aizzarli con i cani, non è meno infernale dei tunnel di Hamas. Si può ignorare questo fatto? È morale ignorarlo? È saggio?
Il trattamento riservato da Israele agli ostaggi che detiene non fa che limitare il suo diritto di chiedere il rilascio dei propri ostaggi. I familiari dei nostri ostaggi avrebbero dovuto essere i primi a rendersene conto. È vero che nel mondo non si parla degli ostaggi palestinesi – non esistono nel sofisticato sistema di propaganda israeliano – eppure non si può accettare questa differenziazione etica. La maggior parte di questi prigionieri non sono membri della Nukhba e anche questi ultimi hanno dei diritti. Salve, c’è qualcuno disposto ad ascoltare questo argomento?”.