La guerra in Medio Oriente
Tregua Israele-Hamas vicina, Biden e Trump spingono: le fasi del piano, le condizioni per cessate il fuoco e liberazione ostaggi
Le trattative in corso a Doha, in Qatar. Trapela ottimismo: "Siamo alle fasi finali". L'apprensione dei familiari degli ostaggi. Trump: "Se non lo fanno, ci saranno un sacco di guai là fuori, un sacco di guai come non hanno mai visto prima"
Esteri - di Redazione Web

Trapela ottimismo da dichiarazioni e agenzie: sembra davvero il momento di un accordo tra Israele e Hamas per una tregua nella Striscia di Gaza. Reuters aveva riferito già nella notte di una bozza finale consegnata allo Stato Ebraico e all’organizzazione palestinese dopo una “svolta” intorno alla mezzanotte nei colloqui. “Stiamo affrontando gli sforzi e gli sviluppi in corso a Doha per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza in modo positivo”, aveva dichiarato Hamas in una nota ad Al Jazeera. “Siamo sul punto di vedere finalmente realizzata una proposta che avevo presentato dettagliatamente diversi mesi fa”, aveva dichiarato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden affermando come la sua amministrazione stesse lavorando “con urgenza per concludere questo accordo” per tregua e rilascio degli ostaggi.
Apprensione da parte delle famiglie degli ostaggi israeliani, le persone prelevate dal sud di Israele dai terroristi di Hamas negli attacchi del 7 ottobre del 2023 e tenute prigioniere nella Striscia di Gaza: hanno lanciato un appello ai media affinché “si astengano dal rilasciare dichiarazioni che potrebbero danneggiare i negoziati”. Il Jerusalem Post, che cita fonti informate sugli sviluppi, ha riportato che l’intesa potrebbe essere annunciata oggi. Il Presidente Biden vorrebbe una svolta decisiva prima del 20 gennaio, quando alla Casa Bianca tornerà in carica il Presidente eletto Donald Trump.
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Il piano in due fasi per la tregua Israele-Hamas
Le trattative sono in corso a Doha, in Qatar. Il portavoce del ministro degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, ha confermato che i colloqui per la tregua sono “alle fasi finali” e che l’intesa è possibile “molto presto. Crediamo di essere in una fase sviluppata, crediamo di essere in una fase finale, ma ovviamente finchè non ci sarà un annuncio, non ci sarà nessun annuncio. Pertanto non dovremmo essere troppo eccitati per quello che sta succedendo in questo momento. Ma certamente siamo fiduciosi”.
La prima fase prevede di sei settimane prevede la fine delle operazioni militari nella Striscia di Gaza e il ritiro delle forze militari israeliane dalle zone più densamente popolate. Hamas dovrà liberare i primi 33 ostaggi e Israele scarcererà 1.200 palestinesi, tra cui 200 ergastolani. In questa fase gli sfollati potranno tornare nelle loro case, gli aiuti umanitari potranno riprendere a entrare così come il carburante per far funzionare ospedali, panifici, depuratori e comunicazioni.
La fase 2 prevederà 42 giorni di tempo durante i quali Hamas e Israele dovrebbero scambiarsi il resto degli ostaggi, 80 per lo Stato Ebraico, 2000 detenuti per i palestinesi. L’esercito di Israele a questo punto dovrebbe ritirarsi del tutto dalla Striscia di Gaza. Le Nazioni Unite lungo entrambe le fasi dovranno allestire decine di migliaia di tende e rifugi. Che l’accordo è molto vicino lo ha confermato anche Donald Trump in un’intervista alla rete Newsmax: “Siamo molto vicini a farcela. Devono farlo. Se non lo fanno, ci saranno un sacco di guai là fuori, un sacco di guai come non hanno mai visto prima”.
I punti critici dell’accordo Israele-Hamas
Il piano non è privo di controversie se non paradossi. Gli sfollati potranno tornare nelle loro case, a parole: considerata la distruzione su larga scala. Così come le condizioni degli ospedali, spesso colpiti perché considerati covi di Hamas, non è detto che permetteranno una ripresa rapida delle attività. L’Egitto e Hamas pretendono inoltre che Israele smetta di presidiare il confine tra Egitto e Striscia di Gaza. L’Autorità Nazionale Palestinese vuole prendere il posto di Hamas nel governo della Striscia.
Israele sarebbe inoltre contrario alla restituzione del cadavere del capo di Hamas Yahya Sinwar e alla liberazione di dieci detenuti tra cui Marwan Barghouti, capo del braccio armato di Fatah, Ahmad Saadat, capo del fronte popolare per la liberazione della Palestina oltre ad altri membri di Hamas e Jihad Islamica. Almeno altre 45 persone sono state uccise nella notte di ieri nella Striscia di Gaza, secondo Al-Jazeera. L’ultimo bollettino del ministero della Salute controllato di Hamas, ha riportato 46.584 morti e 109.731 feriti. La settimana scorsa in uno studio la rivista britannica Lancet aveva parlato di oltre 70mila vittime.