La conferenza della premier
Conferenza stampa di Meloni: dalle bugie sui migranti al silenzio (dei giornalisti…) su Ramy
Ci sarebbe da riferire delle domande e delle risposte alla premier sul delitto Ramy, mandato a schiantare da una gazzella dei carabinieri. Purtroppo è impossibile riferire. Le domande non ci sono state. E quindi neanche le risposte.
Politica - di Piero Sansonetti
Giorgia Meloni nella conferenza stampa di ieri mattina ha detto no al papa che aveva chiesto l’amnistia e l’indulto. Ha spiegato che in realtà il papa faceva un discorso generale, e quindi non si rivolgeva a lei e all’Italia. Probabilmente pensava all’India. Chissà perché poi, questo matto di un papa, è andato ad aprire l’anno santo proprio a Rebibbia. È chiaro che non stava pensando alle carceri italiane, che stanno bruciando tutti i record di suicidi e di sovraffollamento di ogni tempo. Lui è andato lì solo che Rebibbia era di strada.
Giorgia Meloni nella conferenza stampa di ieri ha spiegato che la Cassazione ha dato ragione al governo e ha dato torto ai magistrati sulla questione migranti, e dunque è il governo che decide quali paesi sono sicuri, e se gli va di fare questo elenco a capocchia lo fa a capocchia perché ha vinto le elezioni, e i giudici saranno obbligati a convalidare qualsiasi ordine di trattenimento dei migranti fuggiti dai paesi che stanno simpatici al governo. Non è vero. (Per fortuna non è vero). Meloni ha detto una bugia. Magari non è colpa sua. Probabilmente ha dato retta a Nordio, ma Meloni è romana, Nordio parla in dialetto veneto e non sempre si capisce bene. Del resto neanche lui capisce bene, spesso, quello che legge. Oppure Meloni si è limitata a leggere i giornali di destra che hanno riferito della sentenza della Cassazione in modo fantasioso.
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La cassazione in realtà ha lasciato ai giudici tutto il potere che hanno per legge -non poteva fare altrimenti – e quindi la piena responsabilità su ogni singola sentenza a prescindere dall’elenco del governo. E soprattutto ha rinviato la questione dei paesi sicuri alla decisione che dovrà prendere la Corte di Giustizia europea, sulla base del diritto internazionale e non sulle idee geopolitiche di Salvini. E dunque l’idea che la cassazione abbia stabilito che il governo ha il diritto di aggirare l’articolo 10 e l’articolo 13 della Costituzione è infondata.
Così come non è vera l’affermazione secondo la quale il centro di deportazione in Albania è solo l’anticipazione della riforma del “patto europeo sull’asilo” che tra poco entrerà in vigore. Beh, c’è da dire che quel patto è una pessima riforma, ma non c’entra proprio niente con la deportazione in Albania. Poi ci sarebbe da riferire delle domande e delle risposte alla premier sul delitto Ramy, mandato a schiantare da una gazzella dei carabinieri. Purtroppo è impossibile riferire. Le domande non ci sono state. E quindi neanche le risposte.