Il Patto Italia-Albania
Modello Albania, il flop Meloni macina spese pazze: 200 “gilet tattici” per gli agenti del carcere fantasma
Hotspot, carcere e Centri di permanenza per i rimpatri sono fermi e vuoti, ma i costi assurdi per i contribuenti italiani per il Patto Italia-Albania fortemente voluto dal governo di Giorgia Meloni continuano ad accumularsi.
Una operazione che fino ad oggi è stata più mediatica che altro, perché a Shengjin e Gjader di migranti non ne hanno visti: meno di venti quelli trasportati dalla nave della Marina militare Libra sull’altra sponda dell’Adriatico, tutti però ritornati in Italia per effetto delle decisioni dei tribunali italiani di non convalidare trattenimenti dei migranti al loro interno sulla base di una sentenza dello scorso ottobre della Corte di Giustizia Europea che restringe la possibilità di definire un Paese “sicuro”.
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Oggi Repubblica dà conto dell’ennesima spesa affrontata dallo Stato, e dunque dai contribuenti, che va ad aggiungersi al fardello da 800 milioni di euro impegnati dall’esecutivo Meloni nell’operazione albanese.
A fine novembre, quando il Patto Italia-Albania era di fatto già sospeso per effetto dei provvedimenti dei magistrati italiani, non a caso scavalcati dal governo con “l’emendamento Musk” che sposta la competenza sulle decisioni per le convalide dei trattenimenti dalle sezioni dei tribunali specializzate in materia migratoria alle Corti d’Appello, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è stata autorizzata l’ennesima spesa che fa storcere il naso.
Il Dap ha infatti dato il via libera all’acquisto di 200 gilet tattici da assegnare agli agenti della penitenziaria destinati al carcere di Gjader: parliamo di un costo di 36mila euro per una “struttura fantasma”, in cui gli unici ospiti sono i cani randagi del piccolo paesino dell’entroterra albanese, come “rivendicato” dalla rivista Polizia penitenziaria” edita dal sindacato Sappe.
A Gjader, aggiunge Repubblica, a sorvegliare il mini-carcere da 20 posti, tutti ovviamente vuoti, sono rimasti 15 agenti di penitenziaria. La scelta di provvedere al nuovo acquisto di gilet tattici, già ad agosto c’erano stati un primo lotto da cento comprato dal Dap e poi ovviamente inutilizzato, fa insorgere il sindacato Osapp: “Si tratta di una decisione che appare del tutto immotivata, considerando che la struttura di Gjader continua a rimanere vuota. Mentre il personale di polizia penitenziaria nelle carceri italiane attende ancora gli anfibi, il Dap continua la sua discutibile gestione delle risorse pubbliche — dice il segretario generale di Osapp Leo Beneduce — Trentaseimila euro per 200 gilet tattici alla polizia penitenziaria significano, forse, che presto gli agenti saranno direttamente impiegati in zone di guerra”.