La conferenza
Meloni: “Liberazione Sala emozione più grande. Starlink-Musk? Nessun aiuto, Soros più ingerente. No al rimpasto, sull’Albania andiamo avanti”
All’attacco e, contemporaneamente, arroccata nella difesa di tutti i provvedimenti del suo governo e soprattutto del grande amico Elon Musk. È il leitmotiv della conferenza stampa di fine/inizio anno della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, nell’aula dei gruppi parlamentari alla Camera, ha risposto alle 40 domande sorteggiate (95 le richieste arrivate all’Ordine) dei giornalisti presenti sui temi più caldi: il rapporto con la stampa, la liberazione di Cecilia Sala e i rapporti internazionali, i migranti, la giustizia, le grandi riforme istituzionali.
La polemica con i giornalisti
La conferenza stampa si apre subito con una polemica con i giornalisti, sulla scia delle accuse rivolte alla premier di non avere rapporti con la stampa ed evitare le domande. “ritengo di dovermi difendere dalla previsione di rappresentare un limite o un problema per la libertà di stampa o la democrazia. Mi si dice che non rispondo abbastanza alle domande, ho risposto a 350 domande in un anno, una al giorno: Meloni al governo non è da sola, credo sia giusto che siano i ministri che lavorano ai provvedimenti a parlarne nelle conferenze stampa”, le parole della Meloni.
Polemiche anche sui “virgolettati sui giornali, dichiarazioni che non solo non ho mai detto e pensato ma spesso vengono riportati fatti non avvenuti. Mi piacerebbe che da qui provassimo a ripartire con un piede diverso: io assicuro rispetto, ancora di più rispetto per il vostro lavoro e mi permetto di chiederlo a voi”. Premier che poi difende il ddl in discussione al Senato su iniziativa di FdI sulla diffamazione a mezzo stampa, che per Meloni “non si può definire un tentativo di limitare la libertà di stampa”.
La liberazione di Sala e il nuovo capo del Dis
Quanto alla liberazione di Cecilia Sala dalla prigionia in Iran, la Meloni dice di “non aver provato un’emozione più grande da quando sono a Palazzo Chigi… Chiamare la madre di Cecilia Sala per annunciare la liberazione di sua figlia è stata un’emozione grandissima”.
Per la liberazione della giornalista, per 20 giorni in carcere a Teheran, Meloni spiega che c’è stato “un lavoro di triangolazione diplomatica con Iran e Usa”. “Le interlocuzioni con l’Iran sono di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza in questi casi. Mantovano è stato al Copasir ed è pronto a tornare nel caso in un’ulteriore audizione, ricordiamo che in Iran sono presenti altri 500 italiani e bisogna essere molto cauti”.
Di fatto Meloni conferma che il caso Sala è legato a quello di Mohammad Abedini. Vicenda, quella del presunto “uomo dei droni iraniani”, che è “al vaglio del ministero della Giustizia, al vaglio tecnico e politico, anche seguendo quello che c’è scritto nel trattato di mutua cooperazione giudiziaria con gli Stati Uniti”. Meloni ha poi aggiunto di non essere a conoscenza di un eventuale ruolo di Musk nella liberazione della giornalista.
Conferenza che è stata anche l’occasione per annunciare la prossima nomina del prefetto Vittorio Rizzi alla guida del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, dopo l’uscita anticipata di Elisabetta Belloni anche in polemica con lo stesso governo Meloni, nonostante le smentite di rito della stessa premier in conferenza.
Il rapporto con Musk e il caso SpaceX
Smentita di rito anche sull’accordo firmato con SpaceX, la società di Elon Musk, per la gestione delle comunicazioni di sicurezza. Meloni infatti non nega le trattative in corso, parla di “interlocuzioni” con l’azienda che ha “illustrato al governo la tecnologia di cui dispone”.
“Decine di aziende si propongono per cose più disparate, poi si fa l’istruttoria, e se la cosa è di interesse si pone nelle sedi competenti. In questo caso gli ambiti con cui confrontarsi sono molti, dal Consiglio supremo di difesa fino al Parlamento. Ma siamo nella fase istruttoria, non capisco tutte le accuse che sono state rivolte”, la difesa della premier.
Presidente del Consiglio che poi difende l’amico Musk: “Usare il pubblico per fare favore agli amici non è mio costume, io valuto l’interesse nazionale. E non ho mai parlato personalmente con Musk di queste vicende”. Secondo Meloni dunque “il problema sono le idee di Musk. Io non faccio favori ad amici ma non accetto che si attacchi una lettera scarlatta” a Musk.
L’attacco a Soros (per difendere Musk)
Ma nella difesa di Elon Musk la premier si scaglia contro un altro obiettivo storico della destra, al centro di note teorie del complotto di stampo antisemita: il finanziere ungherese di origini ebraiche George Soros.
“Quando mi si dice che Elon Musk è un pericolo, ingerenza, sovranità, devo segnalare che non è il primo di persone note e facoltose che esprimono le loro opinioni, ne ho viste parecchie”, attacca Meloni, che cita espressamente Soros.
“Non mi risulta – aggiunge la premier – che Musk finanzi in giro associazioni, questo lo fa George Soros, e sì lo considero una pericolosa ingerenza, ma quando è accaduto si è parlato di filantropi. Il problema è che Musk è ricco o che è di sinistra? Io capisco cos’è ingerenza, e esprimere opinioni è una cosa diversa. Dopodiché l’ingerenza sulla sovranità sia ha quando i miliardi vengono spesi pagando gli esponenti politici per condizionare le scelte politiche”.
Il premierato e i referendum
La premier parla anche delle grandi riforme istituzionali e ammette di voler “arrivare alle prossime elezioni con la riforma del premierato approvato ed una legge elettorale tarata su questo”. In ogni caso la questione “è materia di competenza parlamentare, ma se il premierato non dovesse arrivare in tempo ci si interrogherà se questa legge elettorale sia la migliore o no”.
Le tempistiche però, aggiunge Meloni, “non dipendono da me, il mio intento è di andare avanti con le riforme con determinazione e velocità. Le riforme sono costituzionali ed hanno delle tempistiche ampie e c’è un lavoro parlamentare”. Quanto al rischio referendum, su premierato ma anche su giustizia e autonomia differenziata, “per me l’importante è portare a casa le riforme e consentire agli italiani di esprimersi su queste materie. Sulla giustizia ci sono state aperture anche da alcuni partiti dell’opposizione ma non credo si arriverà ai due terzi”.
Trump, la Groenlandia e Panama
Meloni quindi esclude che il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump possa realmente annettere con una operazione militare, “non esclusa” dal tycoon in una conferenza stampa a Mar-a-Lago, la Groenlandia, territorio che fa parte del Regno di Danimarca.
“Su Groenlandia e Panama (altro Stato finito nel mirino di Trump, ndr) mi sento di escludere che gli Stati Uniti nei prossimi anni si metteranno a tentare di annettere con la forza territori. Noi abbiamo già visto Trump presidente degli Usa, siamo di fronte a una persona che quando fa una cosa la fa per una ragione. Penso che le sue dichiarazioni siano più un messaggio ad alcuni altri grandi player globali, piuttosto che rivendicazioni ostili nei confronti di quei Paesi”, il pensiero di Meloni.
La premier ricorda come la Groenladia sia “un territorio particolarmente strategico, ricco di materie prime strategiche: sono territori su cui negli ultimi anni abbiamo assistito a un crescente protagonismo cinese” e che per questo le parole di Trump “rientrino nel dibattito a distanza fra grandi potenze. Un modo energico – aggiunge Meloni – per dire che gli Usa non rimarranno a guardare di fronte alla previsione che altri grandi player globali muovano in zone di interesse strategiche per gli Stati Uniti e, aggiungo io, per l’Occidente”.
A proposito di Trump, Meloni ha spiegato che “compatibilmente con l’agenda” intende partecipare alla cerimonia di insediamento di Donald Trump il 20 gennaio a Washington.
L’ipotesi rimpasto
La presidente del Consiglio si dice poi “tendenzialmente non favorevole” all’ipotesi di un rimpasto di governo, tema esploso dopo l’assoluzione per il caso Open Arms di Matteo Salvini, vicepremier e ministro dei Trasporti che sogna un ritorno al Viminale.
Meloni non nega che Salvini “sarebbe un ottimo ministro dell’Interno ma ne abbiamo già uno, ottimo: Matteo Piantedosi”. E riguardo le possibili dimissioni della ministra del Turismo Daniela Santanchè, in caso di un rinvio a giudizio di quest’ultima, la premier risponde così: “Non sono la persona che giudica queste cose prima che accadono, vediamo cosa deciderà la magistratura e poi ne parlerò ovviamente con il ministro Santanchè”.
L’Ucraina
Conferenza che Meloni utilizza per confermare il sostegno dell’Italia a Kiev nella guerra contro la Russia. La premier ribadisce di essere “disposta a sostenere le opzioni che è disposta a sostenere l’Ucraina”, ovvero avere “una pace giusta”. “Ma senza garanzie di sicurezza non possiamo avere alcuna certezza che quello che è accaduto nel 2022 non accada di nuovo”, aggiunge Meloni.
Quanto alle possibilità di un disimpegno americano con la presidenza Trump, più volte evocato dal tycoon e presidente eletto, per Meloni non c’è questa ipotesi all’orizzonte: “Non prevedo un disimpegno degli Usa – dice la premier – Donald Trump ha parlato di ‘pace con la forza’. Se oggi si parla di pace, è perché la Russia si è un po’ impantanata in Ucraina, grazie al coraggio del popolo ucraino e del sostengo occidentale. Questo Trump lo sa bene”.
I migranti e il caso Albania
Meloni annuncia che il governo intende tirare dritto sul tema dell’immigrazione, ed in particolare sui centri aperti dall’Italia in Albania. Secondo la premier infatti le recenti sentenze della Cassazione “danno ragione al governo” perché “spetta al governo stabilire i paesi sicuri”, interpretazione in realtà particolarmente fantasiosa.
Parlando della sentenza della Cassazione Meloni ha argomentato così: “Il giudice non può sistematicamente disapplicare il trattenimento dei migranti che arrivano da quei paesi, ma può motivare il caso specifico. Che è una cosa completamente diversa da quello che hanno fatto i magistrati del tribunale di Roma che non entrano nel merito del singolo caso”. Per questo Meloni assicura che “i centri in Albania sono pronti ad essere operativi”.
Carceri e indulto
La premier, chiamata a commentare la situazione infernale delle carceri italiane e le parole di Papa Francesco a favore di una amnistia, ribadisce la sua linea dura. “L’Italia intende fare sua parte per garantire condizioni migliori a chi deve scontare una pena in Italia, solo che la mia idea è che questo non si debba fare adeguando il numero dei detenuti o i reati alla capienza delle nostre carceri. Io penso che dobbiamo adeguare la capienza delle nostre carceri alle necessità, questo fa uno stato serio”, dice Meloni. “Il modo serio di risolvere la questione delle carceri non è con le amnistie o gli indulti, ma ampliare la capienza delle nostre carceri”, ha concluso.
La ricandidatura nel 2027
Guardando al futuro, ovvero all’ipotesi di una ricandidatura nel 2027, Meloni parla di un lavoro a Palazzo Chigi “è un lavoro faticoso, faticosissimo, è una decisione che io prenderò quando la devo prendere, anche valutando i risultati che ho portato a casa”.
“Sapete che non sono abbarbicata alla poltrona. Se posso essere utile cerco di essere utile, se non posso essere utile mi regolo di conseguenza”, ha aggiunto ancora la premier.
La difesa del maresciallo Masini
Meloni interviene a gamba tesa anche sulla vicenda del capodanno di Rimini, dove un carabiniere ha sparato e ucciso un uomo che aveva precedentemente aggredito a coltellate quattro persone, venendo perciò iscritto nel registro degli indagati per eccesso di legittima difesa, come da prassi.
La premier ha rivelato di aver chiesto all’Arma dei Carabinieri di “sostenere le spese della difesa del maresciallo Masini e intendo chiedere al generale Salvatore Luongo di conferire al maresciallo Masini un riconoscimento” perché il carabiniere ha fatto il suo dovere”.
Premier che poi annuncia possibili interventi legislativi sul tema: “Dobbiamo porci il problema che le forze dell’ordine temono di aver fatto il proprio lavoro, ed entrano in un calvario. Un approfondimento va fatto, per mettere fine a un fenomeno che abbiamo visto varie volte”.
La legge sul terzo mandato
Nella conferenza la premier ha quindi confermato che nel Consiglio dei ministri convocato oggi verrà impugnata la legge regionale della Campania che autorizza il terzo mandato del presidente Vincenzo De Luca.
Meloni ha premesso: “Partendo dal caso della Campania, c’è intanto un tema di metodo: gli uffici di Palazzo Chigi hanno fatto una ricognizione e approfondimenti per capire, in base all’articolo 122 della Costituzione, se la questione sia di competenza dello Stato nazionale o sia nella facoltà delle Regioni di autodeterminarsi. La nostra conclusione è che la questione riguarda un principio fondamentale e quindi la materia è di competenza dello Stato. Ed è la ragione per cui nel Consiglio dei ministri di oggi noi impugniamo la legge regionale della Campania”.
Collega alla Campania è la partita del Veneto e di una ricandidatura del governatore Luca Zaia, osteggiata da Fratelli d’Italia che vorrebbe un suo candidato. Lo ammette la stessa Meloni: “Penso che Fratelli d’Italia debba essere tenuto in considerazione. Penso che di queste vicende si debba discutere con serenità con gli alleati e lo faremo. Ci saranno elezioni regionali ampie e delicate, ne abbiamo cominciato a parlare e continueremo a farlo”.
La norma anti-Renzi
Meloni ha quindi rivendicato la cosiddetta “norma anti-Renzi” contenuta nell’ultima legge di bilancio, una iniziativa parlamentare che la premier “condivide”. Questo perché per Meloni “è normale “vietare a chi rappresenta gli italiani in Parlamento di prendere soldi da Stati esteri non appartenenti neanche alla Ue. La cosa strana è che si debba fare una legge per stabilire quello che il buon senso avrebbe dovuto suggerire”.
“Se il senatore Renzi dice che ci sono anche altri che lo fanno, c’è la differenza fondamentale che tutti gli altri hanno avuto la creanza di lasciare il Parlamento – aggiunge Meloni -. Il senatore Renzi rappresenta l’Italia, e quello che fa coinvolge l’Italia. Per questo in passato nessuno che facesse un lavoro di questo genere è rimasto parlamentare. La legge è stata necessaria perché è un caso unico. E il senatore Renzi lo sa bene, e non è un caso che si sia dimesso dal cda di una società di car sharing con sede a Mosca il 24 febbraio 2022”.
La difesa della sorella Arianna
Meloni si è spesa poi anche in difesa del ruolo della sorella Arianna, a capo della segreteria politica di Fratelli d’Italia, per mesi al centro di diverse inchieste giornalistiche.
“Non penso che i giudici abbiano messo nel mirino mia sorella, ma mi stupisce molto che le vengano addebitate moltissime cose che non segue – le sue parole -. Questo mi ha molto incuriosito perché una cosa falsa può essere la svista, due cose false possono essere due sviste, tre cose false possono essere tre sviste, quattro cose false diventano una strategia. E allora mi interrogo sulla strategia. Poi chiederò a mia sorella cosa ne pensa, se trova un minuto mentre stipa tutta questa gente nei gangli dello Stato”.