Io sono ancora qua
Alex Meret: il freddo che deve sempre dimostrare tutto, i 3 punti del Napoli a Genoa sono tutti suoi
Almeno quattro grandi parate, decisive, nella vittoria per 2 a 1. Altro grande superato dal portiere friulano messo sempre in discussione
Sport - di Antonio Lamorte
Per quanto si possa darli per spacciati, li trovi sempre lì, lì nel mezzo, o sulla fascia, o insomma da quelle parti. Passano gli anni e le stagioni, le sessioni di calciomercato o le aste del Fantacalcio, ma niente: non se ne vanno, in qualche modo resistono. Li chiameremmo i “resilienti” se la definizione non fosse stata così abusata in questi anni, arrivando a comparire persino nel piano che dovrebbe salvare l’economia dell’Europa. Ma alla fine quello sono. Calciatori, allenatori, altri attori del mondo del pallone messi in discussione una volta sì e un’altra pure, a volte gratuitamente, a volte a ragione, che però non mollano. E li trovi sempre lì, a dirlo con i piedi e con il fiato: eh già, io sono ancora qua, come canta Vasco Rossi. Questa rubrica è dedicata e ispirata a loro.
Quanto altro ancora Alex Meret deve dimostrare per farsi amare, mettere a tacere le voci di una sua inadeguatezza alla titolarità in una squadra da vertice della classifica, quanti altri esami deve superare? Non è bastato uno Scudetto vinto da titolare, parate spalmate nell’arco di quasi sette anni. Non basteranno neanche questi quattro tuffi sul prato di Marassi che valgono in tutto tre punti perché alla prima incertezza, alla prima papera, sarà di nuovo messo tutto in discussione. Il valore, il percorso, la professionalità.
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Succede così nel calcio: zero riconoscenza – com’è giusto che sia – ma anche poco equilibrio tra l’emotività del momento e la complessità di una traiettoria, la fragilità di un momento atletico. Non c’è niente che fa più male dei sentimenti non corrisposti: che siano buoni o cattivi, amore oppure odio. Sarà perché Meret non è quel tipo di portiere estroso, dalle esultanze esplosive, i sorrisoni compiacenti. È un lungone friulano dagli occhi di ghiaccio, l’andamento misurato, i toni sempre compassati. Un freddo.
Arrivato allo Stadio San Paolo con Carlo Ancelotti, ha trovato continuità soltanto quando sulla panchina azzurra si è seduto Luciano Spalletti. Gennaro Gattuso gli preferiva David Ospina e a poco servì pure l’exploit ai rigori nella finale di Supercoppa Italiana del 2020 vinta contro la Juventus, giocata soltanto per squalifica del portiere colombiano. Anche quella volta dichiarazioni sobrie: “Quella su Ospina non la considero una rivincita. Il mister settimana dopo settimana fa le sue scelte, a me sta farmi trovare pronto”.
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Alex Meret ha vinto da titolare il terzo Scudetto della storia del Napoli. Almeno una manciata le parate memorabili: su tutte quelle contro Milan e Salernitana. Anche quest’anno era stato messo sul banco degli imputati. Qualche incertezza, qualche imprecisione. Il tiro da fuori di Lookman nella pesantissima sconfitta in casa con l’Atalanta. Quello a Milano contro l’Inter di Calhanoglu. Quando però è stato assente, infortunato, la differenza si è vista. E si è vista nella serata di Marassi.
Prima la parata in tuffo su tiraggiro di Pinamonti. L’altro tuffo sul colpo di testa angolato di Badelj. Un intervento su una palla carambolata sulle gambe di Balotelli a cortissima distanza. Ancora un altro su tiro da fuori di Balotelli smanacciato sul palo. 1 a 2 al finale. Migliore in campo, altro esame superato. Poche chiacchiere. Se il Napoli torna da Genova con 3 punti, ancora altissimo in classifica, è merito suo.
La classifica dopo la 17esima giornata di campionato
Vittorie fuoricasa di Napoli, Milan e Lazio. Anche la Juventus la spunta a Monza. 2 a 0 secco dell’Inter contro il Como. Fatica non poco l’Atalanta al vertice con l’Empoli. 3 a 2. Vittorie pesanti del Bologna sul Torino, del Venezia sul Cagliari e dell’Udinese sulla Fiorentina, l’unica che nella parte più alta della classifica perde il passo. Larghissimo exploit della Roma in casa contro il Parma, 5 a 0 e aria fresca dalle parti della squadra di Ranieri.