La rubrica Sottosopra

Nella nuova Siria i curdi del Rojava tornano a lottare: una minaccia per tutte le satrapie del Medioriente

Saranno rispettati e difesi i legittimi diritti dei curdi, dentro una Siria democratica, o verranno sottoposti a tentativi di annientamento come i palestinesi da parte di Israele?

Editoriali - di Mario Capanna

22 Dicembre 2024 alle 13:29

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Foto LaPresse/Claudio Furlan
Foto LaPresse/Claudio Furlan

La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.
(N. Mandela)

Rispondessero a verità le rassicurazioni fornite da Ahmad al-Shara’, alias Muhammad al-Joulani, secondo cui i “liberatori” dalla tirannia di Assad intendono rispettare tutte le etnie presenti in Siria, affermano che essa non diventerà una base per attaccare Israele, volendo avere un rapporto di buon vicinato con tutti i confinanti, e sostengono che non interferiranno nell’abbigliamento delle donne ecc., ci sarebbe da sperare che in quel Paese venga realizzata una reale democrazia. Da metterci la firma subito.

Ma sarà davvero così? O, invece, affiorerà il rischio di un esito analogo a quello della Libia, con le milizie l’una contro l’altra confliggenti, e una divisione-spartizione del Paese, grazie anche alle interferenze delle varie (super)potenze? Già Israele non ha perso tempo, invadendo da subito altre parti del Golan siriano – e si capisce, allora, perché quello sionista è l’unico Stato al mondo a non avere fissato i propri confini, allargandoli a piacimento alla prima occasione. Difficile, allo stato attuale, avventurarsi in previsioni: gli avvenimenti sono ancora, per così dire, acerbi, e non consentono interpretazioni fondatamente attendibili, data la grande incertezza degli sviluppi possibili.

Si è svolta a Damasco, l’altro giorno, una imponente manifestazione – le donne in prima fila – e lo slogan più gridato era “democrazia sì, teocrazia no”. Buona cosa, come quasi sempre accade quando le idee camminano sulle gambe delle persone. Ma, accanto a questo, emerge un segnale molto preoccupante: formazioni armate siriane (mercenarie?), appoggiate con forte sostegno militare dalla Turchia, hanno già cominciato ad attaccare i curdi, che vivono nel Nordest della Siria, nella regione autonoma del Rojava. Attenzione: “autonoma”, non “indipendente” e, tanto meno, “separatista”. I curdi, che rappresentano circa l’11% della popolazione complessiva, si ritengono e si sentono parte integrante della Siria, e intendono contribuire alla costruzione del nuovo ordinamento del Paese. Essi sono stati determinanti nella sconfitta del terrorismo dell’Isis (la lotta nella città di Kobane è assurta a simbolo di eroismo), sostenuti dagli Usa che ancora li appoggiano (ci saranno ripensamenti?).

 

Cosa dice la Carta del contratto sociale del Rojava

La Turchia ha con la Siria un confine di 900 km e Erdogan considera i curdi oltre frontiera “terroristi”, ritenendoli una emanazione del Pkk di Ocalan. Se fosse vero non si spiega perché gli Stati Uniti li sostengono (contraddizioni in seno alla Nato?). Il fatto è che i curdi del Rojava, per l’organizzazione realmente democratica che si sono dati nella regione in cui vivono, fanno… paura a tutte le satrapie mediorientali, islamiche e non. Hanno approvato, fin dal 2014, la “Carta del contratto sociale del Rojava” (rivista e perfezionata nel 2023), una sorta di Costituzione fra le più avanzate del mondo. Per la colpevole disinformazione dei grandi media si sa poco in merito. Conoscerne i punti salienti, invece, aiuta a capire molte cose. L’inizio del preambolo è: “Noi, figlie e figli della Siria nordorientale – curdi, arabi, assiri siriani, turcomanni, armeni, circassi, ceceni, musulmani, cristiani e yazidi – (…) adottiamo i seguenti sistemi: democratico, ecologico, comunitario e di libertà delle donne”.

L’art. 2 recita: “L’Amministrazione autonoma democratica della Siria nordorientale sviluppa e consolida una società morale e politica, adottando i principi della modernità democratica di fronte alla modernità capitalista”. Viene garantita l’indipendenza della magistratura (art. 9), sono applicati “il principio della democrazia diretta” (art. 12), come base della democrazia rappresentativa, “il principio del consenso nelle decisioni” (art. 13), “il principio dell’economia comunitaria” che stabilisce “l’autosufficienza e lo sviluppo sostenibile ed equilibrato” (art. 18). Vengono poi garantiti “la libertà e i diritti delle donne nella società e l’uguaglianza di genere” (art. 25) e si afferma che “le donne godono del loro libero arbitrio nella famiglia democratica che si costituisce sulla base di una paritaria esistenza condivisa” (art. 26). È sancito che “il diritto alla vita è un diritto fondamentale e inviolabile e la pena di morte non è consentita” (art. 38), “ogni persona ha libertà di credo, coscienza, pensiero e opinione” (art. 40), “nessuna persona può essere discriminata, insultata o esclusa a causa di differenza di colore, sesso, razza, religione, credo” (art. 49), “l’istruzione è garantita a tutti i livelli e l’istruzione primaria e intermedia è obbligatoria”.

Va da sé che non è possibile dare conto, qui, di tutti i 134 articoli che compongono la Costituzione. La quale funziona operativamente: tutti i popoli curdo-siriani del Rojava vivono in pace, tranne quando devono difendersi dagli attacchi armati, fomentati prima da Assad e poi dalla Turchia. E qui emergono le dolenti note che riguardano pure l’Europa. È recentissima la visita fatta ad Ankara dalla presidente della Commissione Ue. La Von der Leyen ha lusingato Erdogan – del tutto incurante che avesse cominciato a bombardare i curdi – elargendogli un milione di euro per non far giungere da noi i profughi siriani. Solita, egoistica minutaglia europea: politica uguale a zero.

La cartina di tornasole sarà per tutti – per i “liberatori” siriani, per gli Usa, l’Europa, la Russia, l’Onu – l’atteggiamento che verrà assunto di fronte alla “questione curda” del Rojava. Saranno rispettati e difesi i legittimi diritti dei curdi, dentro una Siria democratica, o verranno sottoposti a tentativi di annientamento come i palestinesi da parte di Israele? Questo crocevia sarà della massima importanza per la stabilizzazione della Siria, per la pace in Medioriente e per quella globale del mondo.

22 Dicembre 2024

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