L'offensiva sfonda a Damasco
Chi ha conquistato Damasco, chi sono i ribelli dell’avanzata contro Assad in Siria: gli islamisti ex Isis ed ex Al Qaesa, Hayat Tahrir al-Sham, il leader al-Jolani
Dalla scissione da al Nusra all'avanzata che ha sconvolto il mondo. Gruppi eterogenei forgiati nel caos della guerra civile. Il leader al-Jolani era stato dato per morto
Esteri - di Redazione Web
Altro che eliminato in un raid a inizio dicembre: Abu Muhammad al-Jolani non è stato ucciso in un bombardamento russo, ha guidato i ribelli alla conquista di Damasco nella Siria nel caos del presidente dittatore in fuga Bashar al Assad. Una capitolazione clamorosa che ha sconvolto Medio Oriente e mondo intero, che si è consumata nel giro di pochi giorni. La sigla principale di quest’avanzata sconvolgente e clamorosa è HTS: Hayat Tahrir al-Sham, gruppo sunnita che ha combattuto la guerra civile siriana scoppiata nel 2011.
La sigla sta per Organizzazione per la Liberazione del Levante. Secondo alcuni osservatori è la continuazione, per altri la stessa realtà con un nome diverso: è collegata da questi a Jabhat al-Nusra, fondata nel 2011 in Siria come affiliata di Al Qaeda. Alla formazione era stato coinvolto anche Abu Bakr al-Baghdadi, il leader del sedicente Stato Islamico eliminato nel 2019 ma che in Siria, approfittando del conflitto esploso sull’onda delle Primavere Arabe, aveva conquistato larghe fette di territorio e stabilito la sua capitale a Raqqa. L’opposizione ad Assad era stata caratterizzata da una galassia enorme di sigle e organizzazioni, spesso fondamentaliste, quasi sempre definite come: ribelli. HTS ha avuto la sua roccaforte nella provincia nord-occidentale di Idlib, da dove è partita l’avanzata che in poco più di due settimane ha spazzato via un regime al potere da più di mezzo secolo.
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Chi è al-Jolani
Abu Mohammed al-Jolani, il leader di HTS, nel 2016 ha rotto ufficialmente con Al Qaeda e sciolto al-Nusra fondando questa nuova organizzazione con altre milizie contigue. Al-Jolani – il cui nome deriva dalle alture del Golan: quello vero è Jabhat Fateh al-Shaam – è figlio e nipote di combattenti, spinto all’Islam politico dalla questione palestinese, ha combattuto con Al Qaeda contro gli Stati Uniti in Iraq. Sulla sua testa pendeva una taglia da 10 milioni di dollari, è stato cattutrato e incarcerato. “Combattiamo per stabilire la sharia. Non ci sarà posto nel Paese per infedeli come sono i musulmani sciiti, i drusi, i cristiani e gli alawiti del presidente Assad”, diceva in un’intervista del 2014 ad Al Jazeera.
Quando due anni dopo annunciava la scissione, parlava di un unico obiettivo: “La nostra battaglia ora è solo per liberare la Siria dal dittatore al-Assad”. Alla Pbs nel 2021 accusava gli USA di aver contribuito alla nascita dell’Isis e rilanciava: “Il vero governo islamico non può essere temuto altrimenti come sarebbero sopravvissuti i cristiani in Medio Oriente sotto il califfato per 1.400 anni?”. Alla testa dei miliziani nell’avanzata delle ultime settimane aveva rassicurato minoranze e infedeli: “A 40 anni pensi in un modo, a 20 in un altro”, aveva detto alla CNN. “La sanguinaria dittatura di Assad è morta. L’Iran e la Russia hanno cercato di resuscitarla ma presto non ci sarà spazio neppure per americani e turchi in Siria. Nessuno ha il diritto di cancellare un altro gruppo. Queste comunità religiose hanno coesistito in questa regione per centinaia di anni e nessuno ha il diritto di eliminarle”.
L’avanzata dei ribelli che ha spazzato via il regime di Assad
Primo obiettivo dell’avanzata era stata la città di Aleppo, la seconda del Paese, un attacco a sorpresa mentre il conflitto civile sembrava sopito dopo aver catalizzato l’attenzione mediatica mondiale e delle superpotenze geopolitiche per anni. Assad, grazie al sostegno della Russia e dell’asse sciita, era rimasto al potere a Damasco. Proprio grazie all’accordo di cessate il fuoco mediato da Mosca nel 2020 la guerra era diventata un fuoco sotto la cenere di un Paese devastato. “La città di Damasco è stata liberata, il tiranno Bashar al Assad è stato rovesciato. Tutti i prigionieri sono stati rilasciati dalla prigione di Damasco. Auguriamo a tutti i nostri combattenti e cittadini di preservare e mantenere la proprietà dello stato siriano. Lunga vita alla Siria”, ha dichiarato in televisione un commando di ribelli.
HTS è sempre stata una delle fazioni più efficaci nella guerra al presidente dittatore Bashar al Assad. È considerata un’organizzazione terroristica da Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Unione Europea, Nazioni Unite e Turchia, il Paese del presidente Recepp Tayyp Erdogan che per anni ha soffiato sul fuoco del conflitto, secondo alcune inchieste sostenendo direttamente le milizie ribelli. Per diversi media internazionali lo stesso al-Jolani sarebbe strettamente legato ad Ankara. La Turchia è comunque preoccupata dal caos che si potrebbe creare dalla Siria, dove parti del territorio continuano a essere occupate dai curdi siriani, considerati dal governo un prolungamento del PKK, il Partito dei Lavoratori Turco in guerra con Ankara dagli anni ’80.
Chi sono i ribelli che marciano in Siria
Nelle file di HTS hanno quindi trovato spazio ribelli politici, ex qaedisti, ex miliziani dello Stato Islamico, miliziani da Turchia, Caucaso e Asia, uiguri. Altro gruppo che ha partecipato all’avanzata è il cosiddetto Esercito Nazionale Siriano, un gruppo che raccoglie diverse milizie con diverse ideologie, come per esempio Ahrar al-Sham, che punta a creare uno Stato islamico governato dalla Sharia. Dopo la conquista di Aleppo il leader aveva invitato i miliziani, in un discorso in una moschea, a proteggere le minoranze etniche e religiose della città.