Turchia pronta a fermare i siriani
L’Ue paga la Turchia per fare il lavoro sporco: soldi a Erdogan per bloccare i profughi siriani
Von der Leyen va carica di soldi in Turchia perché i profughi vengano bloccati lì prima di partire sulla rotta turca verso la Ue. Ankara rilancia: unione doganale subito
Esteri - di Angela Nocioni
Ha buon gioco Giorgia Meloni a rintanarsi nell’ombra di Ursula Von der Leyen per nascondere la protervia con cui il governo italiano ignora beatamente l’appello del Quirinale a non violare il diritto d’asilo sancito dall’articolo 10 della Costituzione richiamato dal presidente della repubblica Mattarella anche lunedì nell’incontro con gli ambasciatori. La presidente della Commissione europea ha appena offerto al presidente turco Erdogan un miliardo di euro in più perché ci pensino le guardie turche a ridurre gli arrivi di migranti in Europa sulla rotta turca.
Un miliardo di euro in più al padrone di Ankara per fare il lavoro sporco che noi europei preferiamo far fare ai turchi coprendoli di soldi. Come facciamo già con i miliziani di Tripoli, come facciamo con la Guardia nazionale tunisina. Perché compiano crimini contro persone in fuga al posto nostro. A tre anni dall’incidente diplomatico del sofàgate – quando ad Ankara Ursula Von der Leyen fu lasciata in piedi durante la visita ufficiale ad Erdodgan perché le sedie dell’incontro erano soltanto per i due uomini (Erdogan e l’allora presidente del Consiglio europeo Charles Michel) -, la presidente della Commissione Ue torna da Erdogan carica di soldi per parlare della stabilizzazione del Medio Oriente e della gestione dei milioni di rifugiati che scappano innanzitutto Siria. Erdogan, che dell’arte del ricatto è maestro, rilancia auspicando un miglioramento “tangibile e immediato” nelle relazioni con Bruxelles.
Von der Leyen s’è presentata senza il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e l’Alta rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, teoricamente responsabili della politica estera europea. E si è prestata ad una conferenza stampa congiunta con Erdogan. “Desidero riconoscere che la Turchia si è costantemente assunta la responsabilità di ospitare milioni di rifugiati siriani nel corso degli anni, e noi vi siamo stati al fianco in questo sforzo”, ha detto. Dal 2011 ad oggi, l’Unione europea ha dato quasi 10 miliardi di euro ad Ankara per bloccare in Turchia 3 milioni di sfollati della guerra civile siriana. Dopo il crollo di Assad, rifugiatosi in Russia, von der Leyen si è precipitata a bloccare i prossimi sfollati prima che intraprendano il viaggio verso l’Europa: “Sono molto lieta di annunciare oggi che è in arrivo un ulteriore miliardo di euro per il 2024. Ciò sosterrà, tra l’altro, l’assistenza sanitaria e l’istruzione dei rifugiati in Turchia, continuerà a contribuire alla migrazione e alla gestione delle frontiere, compresi i rimpatri volontari dei rifugiati siriani”.
Ma Erdogan tiene la mano sul rubinetto della rotta turca e alza il prezzo. Ankara è candidata ad entrare nella Ue dal 1999, ma il processo d’adesione si è fermato nel 2019 per l’impossibilità di nascondere la brutalità della repressione contro ogni tipo di dissenso politico in Turchia. Negli ultimi anni, Bruxelles ha mantenuto sospeso il processo di adesione, elargendo in continuazione quattrini per tener buono il presidente turco. Ma durante la conferenza stampa, il leader turco ha chiesto direttamente ai leader europei, che si riuniranno oggi per il Consiglio europeo, di mettere da parte “tutte le restrizioni” nelle relazioni bilaterali con Ankara, di chiudere i giochi su due obiettivi di lungo termine per la Turchia: l’aggiornamento dell’unione doganale e l’introduzione di facilitazioni al regime dei visti.
“I nostri interessi comuni non dovrebbero essere prigionieri delle agende limitate di alcuni membri“, ha detto Erdogan, ai ferri corti soprattutto con Cipro e Grecia per contese territoriali. Provoca Erdogan. Dice alla Von der Leyen, costretta a far buon viso a cattivo gioco, che “c’è spazio far progredire la nostra cooperazione con una formula win-win”. Non ci sta lui a fare il cavalier servente, per quanto ben pagato. Rivendica un ruolo paritario e chiede apertamente di avere campo libero nelle sue azioni militari in Siria e di poter sterminare i curdi come meglio crede: “La Turchia è l’unico Paese ad essere riuscito a sconfiggere sul campo le organizzazioni terroristiche dello Stato islamico e Pkk. La Siria non può diventare un focolaio per il terrorismo. Non permetteremo alle organizzazioni terroristiche di prosperare”.
Von der Leyen l’alliscia: “La Turchia ha un ruolo essenziale da svolgere nella stabilizzazione della regione, le legittime preoccupazioni della Turchia in materia di sicurezza devono essere affrontate“. Dice che le relazioni economiche con Ankara “sono più forti che mai”, come dimostrano gli scambi commerciali nel 2023 da 206 miliardi di euro. “La nostra intenzione è quella di rafforzare ulteriormente questo rapporto”, ha assicurato la presidente della Commissione europea. Con un “rinnovato impegno con la Banca europea per gli investimenti (Bei) in Turchia, ma anche con la “ripresa delle discussioni su un’Unione doganale modernizzata”.