Ospedali al collasso

Siria terra di conquista dopo la caduta di Assad: Israele bombarda, i droni dell’Ucraina agli jihadisti, l’Iran accusa gli USA

Khamenei accusa il sostegno di Israele e America alle milizie ribelli. L’interesse principale di Putin è la sicurezza delle sue basi nel Paese. Al-Jolani parla di un Paese “in movimento verso lo sviluppo e la stabilità”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

12 Dicembre 2024 alle 08:00

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AP Photo/Leo Correa
AP Photo/Leo Correa

La Siria resta terra di conquista anche dopo la caduta del regime alauita di Bashar al-Assad. L’aviazione militare israeliana prosegue nella distruzione dell’arsenale dell’esercito del deposto presidente siriano Bashar al-Assad con nuovi attacchi contro postazioni di difesa aerea e radar.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, in quattro giorni sono stati registrati 352 bombardamenti. La Ong precisa che i caccia israeliani hanno attaccato questa mattina “un posto di difesa aerea” e un sito di “allarme rapido” nei villaggi di Bilah e al-Balata, nel nord della città mediterranea di Tartus, feudo della famiglia al-Assad. Altri obiettivi attaccati sono due posizioni radar a sud di quella città e alla periferia di Latakia, anch’essa mediterranea, dove ha le sue basi la Russia, alleata di Damasco. L’Osservatorio ha riferito che nella notte tra martedì e mercoledì l’esercito israeliano ha bombardato anche una caserma ad al-Joura, nella città di Deir al-Zur, nel nell’est del Paese, “che ha causato la distruzione di aerei militari e apparecchiature radar”.

«Israele sta smantellando l’asse del male dell’Iran». Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, alla Knesset in occasione della visita del presidente del Paraguay, Santiago Pena. «Non c’è dubbio che quanto successo in Siria è parte di un piano degli Stati Uniti e di Israele», ribatte la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei. I ribelli jihadisti che hanno preso il potere in Siria avrebbero ricevuto droni e altro supporto da agenti dell’intelligence ucraina con l’intento di indebolire la Russia e il regime di Damasco suo alleato. Lo scrive il Washington Post. Secondo il giornale americano, che cita fonti informate, circa un mese fa Kiev avrebbe inviato circa 150 droni e una ventina di operatori al quartier generale di Hayat Tahrir al-Sham a Idlib in Siria.

Dalla “diplomazia delle armi” ai contatti “sotterranei”. Mosca è in contatto con le forze che controllano la Siria per garantire la sicurezza delle basi russe e delle missioni diplomatiche. Lo dice il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: «Le questioni relative alla sicurezza delle strutture e dei cittadini russi in Siria sono di fondamentale importanza», ha aggiunto. «La nostra base si trova in Siria, la nostra missione diplomatica si trova lì. Naturalmente, la questione relativa alla sicurezza di queste nostre strutture è estremamente importante e di fondamentale importanza», ha detto ai giornalisti. «La Russia mantiene un dialogo con tutti i paesi della regione e intendiamo continuare a farlo», ha detto il portavoce di Vladimir Putin ai giornalisti, secondo quanto riportano le agenzie russe. Quanto ad Assad, il viceministro degli esteri russo Serghei Ryabkov ha affermato a Nbc che l’ex dittatore siriano «è al sicuro e questo dimostra che la Russia agisce come richiesto in una situazione così straordinaria». Alla domanda se la Russia consegnerà Assad al processo, Ryabkov ha risposto: «La Russia non è parte della convenzione che ha istituito la Corte penale internazionale».

Da Mosca a Damasco

«I governi stranieri non dovrebbero preoccuparsi della situazione in Siria. La gente è stremata dalla guerra e il Paese non è quindi pronto a entrare in un’altra guerra. La paura riguardava il regime di Assad, che ora è caduto e il Paese si sta muovendo verso lo sviluppo, la ricostruzione e la stabilità». Lo ha detto il leader dei ribelli siriani, Mohammed al-Jolani, citato da al-Jazeera. Dopo la presa di Damasco e la caduta del regime di Bashar al-Assad, al-Jolani ha iniziato a usare il suo vero nome: Ahmed al-Sharaa. «I nostri timori riguardavano le milizie iraniane, Hezbollah e il regime che ha commesso i massacri che vediamo oggi», ha aggiunto.

Intanto, Il Comando delle operazioni militari, che riunisce le fazioni armate che hanno provocato la caduta di Assad, ha annunciato la revoca del coprifuoco a Damasco e nel Rif della capitale. Il provvedimento, in vigore dalle 16 alle 5 del mattino, era stato adottato dalle fazioni subito dopo la presa della capitale siriana. In una nota, il Comando delle operazioni militari ha anche invitato i cittadini a tornare a lavoro per “ricostruire la nuova Siria”. L’organizzazione benefica Islamic Relief, con sede nel Regno Unito, afferma che le strutture sanitarie della capitale siriana sono sull’orlo di un “imminente collasso”.

«La gente è felice e speranzosa, ma ha ancora paura di quello che succederà», ha detto un membro del gruppo presente a Damasco, scrive al-Jazeera. «Ovunque si vada, i servizi governativi di base sono in crisi perché i dipendenti sono fuggiti o hanno abbandonato il loro lavoro. Soprattutto le strutture sanitarie hanno bisogno di un sostegno urgente», ha aggiunto. Nel frattempo, gli ospedali della città nord-occidentale di Idlib sono «pieni di feriti e i medici sono sovraccarichi di lavoro». «Ho visto molti ospedali gravemente danneggiati, soprattutto ad Hama e Damasco», ha aggiunto. Non basta la caduta di un tiranno, per fare della Siria un posto sicuro.

12 Dicembre 2024

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