La nuova invasione israeliana

Israele invade anche la Siria, nel Golan sventola la bandiera di Tel Aviv: l’ultima provocazione di Netanyahu

Anche dopo la cacciata di Assad, Damasco non vedrà presto la pace. “Non lasceremo il territorio siriano fino all’eliminazione di ogni minaccia per lo Stato ebraico” dichiara Katz. Erdogan a colloquio con Meloni definisce “aggressione” l’avanzata militare dell’Idf

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

11 Dicembre 2024 alle 09:00

Condividi l'articolo

AP Photo/Matias Delacroix – Associated Press / LaPresse
AP Photo/Matias Delacroix – Associated Press / LaPresse

Siria, un Paese che continua a non conoscere pace, anche dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. Siria, dove è iniziata la campagna di conquista che vede in campo potenze regionali. A cominciare da Israele e Turchia.

“Il piano di Israele è che la nuova Siria abbia a disposizione solo armi semplici da usare al suo interno”. Lo afferma l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, che sta documentando i raid aerei israeliani in tutta la parte occidentale del Paese e anche in alcune zone de nord-oriente. “Con più di 320 raid aerei in 48 ore Israele ha distrutto e sta distruggendo ogni capacità militare presente e futura delle forze armate siriane”, si legge nel report dell’Osservatorio. “Israele ha raso al suolo centri di ricerca, aeroporti, installazioni radar, difesa aerea, strumentazioni della marina, depositi di munizioni”. «Continuiamo a vedere movimenti e bombardamenti israeliani nel territorio siriano. Tutto questo deve cessare. È estremamente importante». Questo ha detto a Ginevra Geir Pedersen, inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, invitando Israele a cessare i movimenti militari e i bombardamenti all’interno della Siria, pochi giorni dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad.

Lo scenario, visto da Tel Aviv, è chiaro. Come l’obiettivo da praticare. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha confermato ieri che cacciatorpediniere della marina israeliana hanno condotto una “operazione su larga scala” contro la flotta siriana. «L’esercito israeliano ha condotto operazioni in Siria negli ultimi giorni per colpire e distruggere le capacità strategiche che minacciano lo Stato di Israele. La marina ha operato ieri sera (lunedì, ndr) per distruggere la flotta siriana con grande successo», ha dichiarato Katz durante una visita a una base navale nella città settentrionale di Haifa. «Chiunque segua le orme del presidente deposto Bashar, ndr al-Assad finirà come lui. Non permetteremo a un’entità terroristica islamica estremista di agire contro Israele da oltre i suoi confini. Faremo di tutto per rimuovere la minaccia», avverte Katz, secondo il Times of Israel. Israele ha sfondato la striscia demilitarizzata al confine con la Siria (nelle alture del Golan già annesse ma non riconosciute dalla comunità internazionale). Netanyahu proclama: «Il Golan resta nostro per l’eternità. Stiamo cambiando il Medio Oriente».

Due giorni fa era stato riferito che l’esercito ha preso il controllo della base militare sul versante siriano del monte Hermon dopo la ritirata delle forze di Assad, per evitare che i ribelli si avvicinassero al confine con Israele. Channel 12 ha affermato che l’Idf si è spinto fino a 14 chilometri di profondità dentro il territorio siriano. «Israele non è interessato a interferire negli affari interni della Siria, ma agirà con risolutezza per proteggere la sua sicurezza: se il nuovo governo agisce contro Israele, o permette all’Iran di ristabilirsi in Siria e agire contro Israele dal suo territorio, noi attaccheremo con forza e determinazione questi tentativi, e il prezzo sarà pesante e doloroso». Lo detto alla tv pubblica Kan un alto funzionario israeliano.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha definito l’avanzata militare di Israele in Siria “un’aggressione” durante una telefonata con la premier Giorgia Meloni, aggiungendo che «Questo atteggiamento non contribuisce alla stabilità della Siria e che è imperativo che la Siria venga liberata dagli elementi terroristici». Secondo quanto riferisce la presidenza della Repubblica di Ankara, Erdogan ha detto che «Gli sviluppi recenti hanno mostrato quanto fosse accurata la politica umanitaria e coscienziosa perseguita dalla Turchia», sottolineando «l’importanza di preservare l’integrità territoriale della Siria».

Nella partita siriana entra anche Doha. Il Qatar è il primo Paese in contatto con il gruppo islamico radicale Hayat Tahrir al-Sham (Hts). A riferirlo all’Afp è stato un manager vicino alle discussioni: «Il Qatar ha stabilito il primo canale di comunicazione con Hts. I contatti tra il gruppo e i diplomatici di Doha dovrebbero continuare nelle prossime 24 ore con al-Bashir». «Scioglieremo i servizi di sicurezza e aboliremo la legge anti-terrorismo», ha detto il premier incaricato siriano Muhammad Bashir in riferimento alle agenzie di controllo del regime incarnato per 54 anni dalla famiglia Assad, indicate come responsabili della sistematica violazione dei diritti umani. La “legge anti-terrorismo” aveva nel 2012 sostituito le leggi marziali imposte sin dagli anni 60, e serviva per giustificare l’esistenza di Tribunali speciali per l’arresto di oppositori e dissidenti. Si stima che dal 2012 a oggi più di 150mila persone siano finite in carcere in Siria per reati di opinione.

I leader del G7 sono disposti a sostenere un nuovo governo siriano se il processo di transizione rispetterà le minoranze. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando una bozza del comunicato del G7, i cui leader, annuncia la Casa Bianca, avranno venerdì una riunione virtuale sulla Siria. “Il G7 spera che tutti i gruppi di opposizione che cercano di avere un ruolo nel governo della Siria dimostreranno il loro impegno per i diritti di tutti i siriani”, si legge nel comunicato. Più o meno quello che si diceva dopo la caduta in Iraq di Saddam Hussein. Sappiamo come è andata a finire.

11 Dicembre 2024

Condividi l'articolo