Medio Oriente
Huthi: il gruppo armato sciita dello Yemen
Protagonisti di una sanguinosa e brutale guerra civile che ha devastato e affamato il paese yemenita, sono stati coinvolti dall'Iran nella guerra contro Israele. È il braccio militare del regime degli Ayatollah per combattere l'Arabia Saudita nella regione
Esteri - di Andrea Aversa
Sono stati coinvolti dall’Iran nel conflitto tra Israele e Hamas. L’obiettivo della Repubblica Islamica è quello di accerchiare lo Stato Ebraico: Hamas a Sud a Gaza, la Jihad Islamica a Est in Cisgiordania, Hezbollah a Nord in Libano e gli Huthi a Sud–Ovest in Yemen. Quest’ultimo è un gruppo armato a maggioranza sciita e quindi naturalmente entrato nella sfera di influenza iraniana. Letteralmente Gioventù Credente (o Partigiani di Dio), la formazione militare è nata nel 1992 per mano dei fratelli Ḥusayn Badr al-Dīn al-Ḥūthī e Muḥammad Badr al-Dīn al-Ḥūthī. Il loro genitore, Badr al-Dīn al-Ḥūthī, è considerato il padre ‘spirituale‘ del gruppo, ruolo diventato ancora più forte dopo la morte del figlio Muhammad, ucciso dall’esercito regolare yemenita.
Huthi: chi sono e qual è la loro storia
Gli Huthi hanno iniziato a formare giovani credenti secondo la fede zaidista, attraverso lo sviluppo di scuole e campi scuola. Agli inizi degli anni 2000, in Yemen, erano migliaia – anche nella capitale Sana’a – ad essere diventati accoliti del movimento. Dopo l’invasione statunitense dell’Iraq, il gruppo ha iniziato ad organizzare manifestazioni e proteste, anti-americane, anti-occidentali e anti-israeliane. Questo ha fatto esplodere tensioni con il governo yemenita. Il Presidente Alī ʿAbd Allāh Ṣāleḥ aveva cercato di attenuare i contrasti e di incontrare Muḥammad Badr al-Dīn al-Ḥūthī. Quest’ultimo rifiutò e scatenò una rivolta contro il governo. Su di lui fu disposto un mandato di arresto. Poi, nel 2004, la svolta: Muḥammad, fu ucciso dalle forze regolari yemenite. A quel punto inizio la ribellione e la guerriglia armata che è durata fino al 2010, anno del cessate il fuoco.
Gli Huthi e la guerra civile in Yemen
Dal 2011 gli Houthi hanno iniziato un’avanzata dal Sud dello Yemen che li hanno portati nel 2015 ad impossessarsi anche della capitale Sana’a. A quel punto il conflitto con la minoranza sunnita è diventato inevitabile: una coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita – preoccupata dell’interventismo dell’Iran nel Paese – ha scatenato una controffensiva che ha reso la guerra civile un vero massacro. Il bilancio dello scontro è stato tragico: lo Yemen è stato distrutto e affamato, circa 110mila persone sarebbero morte e milioni di civili sarebbero stati ridotti alla carestia. Ad oggi si tratterebbe di una delle più grandi crisi umanitaria della storia. Gli Huthi hanno da sempre rivendicato la loro lotta di resistenza e determinazione rispetto alle discriminazioni subite dal governo filo-saudita con solide relazioni con il gruppo terrorista di Al-Qaida.
Gli Huthi e gli attacchi a Israele
Del loro arsenale fanno parte razzi, missili e droni di ultima tecnologia. Il loro ‘fornitore’ principale è l’Iran che ha avuto modo di testare la capacità di queste armi. Gli Huthi, infatti, le hanno utilizzate contro l’Arabia Saudita, gli Emirati arabi uniti e in questi giorni contro Israele. A supporto dello Stato Ebraico, gli Stati Uniti hanno schierato le loro difese in grado di intercettare e annullare la potenza di missili e razzi che invece avevano ‘bucato’ le barriere issate dai nemici sunniti. Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera gli Huthi hanno a disposizione ordigni, “Toophan, copia dell’iraniano Ghadr, un vettore con un raggio d’azione di 1300-1950 chilometri, in grado di ‘coprire’ una parte del territorio israeliano. Altri sistemi sono usati per distanze entro i 700 chilometri, modelli vecchi e nuovi, integrati da modifiche suggerite dagli iraniani. I velivoli senza pilota, dotati di cariche esplosive, contribuiscono a saturare lo scudo nemico e ci sono riusciti spesso“.
Le armi degli Huthi
Il gruppo armato yemenita ha a disposizione anche armamenti marittimi. Gli Huthi hanno, “missili antinave con i quali ingaggiare target fino a 300 chilometri e probabilmente anche di più attraverso il ricorso a sistemi di concezione cinese. Ampie le scorte di mine navali, galleggianti e da fondo, prodotte in loco e forse arrivate a fornitori esterni“. Ma il collettivo sciita–zaidista ha costruito e utilizzato, “barchini esplosivi radiocomandati, un’insidia per cargo o petroliere, ora esposte anche a raid di droni“. Perché la tattica del kamikaze è sempre la prescelta del terrorismo islamico.