Chi finanzia Hamas, la rete internazionale e i sostegni all’organizzazione che ha colpito Israele
Esteri - di Redazione Web
Secondo osservatori che citano fonti di intelligence alti dirigenti di Hamas sono al sicuro, vivono in Qatar, altri invece si trovano in Libano, in Turchia. Altri ancora si nascondono nella Striscia di Gaza. Sarebbe stato impossibile per Hamas, secondo tanti, riuscire a scatenare l’operazione terroristica “Diluvio Al-Aqsa” contro Israele senza una complessa e stratificata rete di sostenitori e finanziatori. Sembra impossibile d’altronde stabilire la mappa definitiva e quantificare il valore economico di queste alleanze. Legami e rapporti a volte anche molto controversi o almeno da decifrare perché l’obiettivo di Hamas è chiaro. “Non esiste soluzione alla questione palestinese, se non nella Guerra Santa”, si legge nella sua carta costitutiva.
Hamas è nata nel 1987, fondata dallo sceicco Ahmad Yassin, ucciso nel 2004 in un bombardamento aereo israeliano. Un movimento legato a quello dei Fratelli Musulmani. L’ala militare, le Brigate Ezzedin al Qassam, è guidata dal comandante Mohammed Deif, imprendibile da vent’anni, sfuggito a tutti i tentativi di cattura israeliani. Dal 2007 e dopo la Guerra Civile di Gaza Hamas comanda nella Striscia, ha cacciato il partito Al-Fatah, che governa la Cisgiordania, che dialoga con Israele e che ufficialmente ha rinunciato alla violenza. Gestisce scuole e ospedali, aveva attaccato Israele negli ultimi anni soprattutto con lanci di razzi. Ha imposto la “sharia” nella Striscia di Gaza, istituito la “Polizia Morale”.
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Sono noti i legami tra l’organizzazione e Arabia Saudita e Siria oltre a Egitto, Sudan, Algeria, Tunisia. Relazioni cambiate nel tempo ovviamente. Sembrerebbe paradossale che a sostenere Hamas e a lodare l’operazione “Diluvio Al-Aqsa” sia l’Iran: il principale Paese musulmano di credo sciita che finanzia un’organizzazione della corrente sunnita. Teheran vede in Hamas e nell’organizzazione Jihad Islamica, attiva sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania, gli avamposti il nemico Israele. Ha trasferito negli anni mezzi, armi e tecnologie per costruire razzi ed esplosivi. La Repubblica Islamica è il principale nemico di Israele, punta a distruggere lo stato ebraico. Da tempo sta provando a organizzare una coalizione anti-Israele che comprende Hamas, Jihad Islamico e il gruppo Hezbollah in Libano. Secondo un articolo del Wall Street Journal pubblicato domenica scorsa, i dirigenti di Hamas e di altri gruppi armati negli ultimi tempi si sarebbero incontrati con funzionari delle Guardie Rivoluzionarie iraniane proprio in Libano, a Beirut. Gli incontri avrebbero coinvolto anche le Forze al Quds, la parte delle Guardie Rivoluzionarie attive all’estero. Durante questi sarebbe stato pianificato l’attacco, sull’asse Hamas, Hezbollah, Iran. Teheran ha smentito ogni coinvolgimento.
Il sostegno di Teheran a Hamas e Jihad Islamico riguarda anche le questioni interne ai gruppi palestinesi, in contrasto all’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), e i campi profughi palestinesi in Libano. Qualche tempo fa Ali Khamenei aveva dichiarato come i palestinesi fossero pronti a una guerra via terra, anche perché “la più grande debolezza di Israele è una guerra via terra. Combattere con il lancio di missili non è il principale obiettivo della lotta”. L’organizzazione di Hamas è da tempo divisa in varie correnti. Al momento la contrapposizione maggiore è quella tra la fazione che fa riferimento al Qatar e quella che fa riferimento all’Iran. Formalmente Doha si propone come mediatore del conflitto e sostenitore a favore della popolazione palestinese colpita dalle tensioni e dalle guerre.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha stimato nel 2020 che Teheran aveva trasferito ad Hamas e alla Jihad Islamica oltre 100 milioni di dollari all’anno. Un sostegno aumentato dopo i fatti della Striscia tra il 2006 e il 2007 e vacillato a causa delle guerre in Siria e in Yemen dove Hamas e Iran sostenevano opposti schieramenti. Prima di ritornare saldo, evidentemente, ai livelli attuali. Il professore Andrea Molle, Associato di Scienza Politica e Direttore del Master in Studi Internazionali, Chapman University, ricercatore senior per START InSight (Lugano), ha spiegato a RaiNews che “la dura realtà è che Hamas riceve la maggior parte dei suoi fondi tramite canali umanitari. In parte si tratta di denaro che arriva dai palestinesi espatriati in Europa e Nordamerica e da donatori privati residenti nel Golfo Persico. Sono molti gli enti di beneficenza islamici operanti in Occidente che raccolgono denaro che viene poi indirizzato verso gruppi che, sulla carta, offrono servizi sociali ma che sono controllati da Hamas”. E ancora: “Il secondo canale principale è quello degli aiuti statali, o di organizzazioni internazionali, come l’Unione Europea. Si tratta di fondi molto ingenti che sappiamo essere, almeno in parte, intercettati da Hamas e altre organizzazioni terroristiche”.