La propaganda chavista

Trump minaccia Maduro: “Ha i giorni contati”

È un capo di cartone, serve ai traffici (petrolio, oro, miniere) degli uomini forti del regime che lo tengono in piedi fin quando funziona come garanzia dei margini di profitto di ciascuno. Se saltano quelli, addio Maduro

Esteri - di Angela Nocioni

4 Novembre 2025 alle 14:30

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AP Photo/Ariana Cubillos, File
AP Photo/Ariana Cubillos, File

Ha i giorni contati Nicolás Maduro alla presidenza del Venezuela. Lo dice Trump. Gli chiedono: ci sarà una guerra tra Stati uniti e Venezuela? Risponde: “Ne dubito. Ma il Venezuela si è comportato molto male con noi, e non soltanto sulla questione della droga”. Per quel che valgono le parole di Donald Trump, questo è quanto ha dichiarato in un’intervista per il programma 60 Minutes della rete televisiva Cbs, registrata venerdì scorso e trasmessa domenica 2 novembre quando la giornalista Nora O’ Donnell gli ha chiesto del grande schieramento di navi da guerra americane in acque internazionali al confine con le acque territoriali venezuelane. Dopo la notizia di richiesta d’aiuto da parte di Caracas all’alleato storico Putin, uscita sul Washington post, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha fatto scrivere all’agenzia Tass: “Stiamo Russia monitorando attentamente la situazione in Venezuela in relazione alle pressioni militari statunitensi”. Non lontano dalle coste venezuelane stazionano al momento 10 navi della marina americana, a bordo ci sono 10.000 marines, sono pronti al decollo aerei F-35 e sta dirigendosi verso il confine delle acque territoriali di Caracas anche la portaerei Gerald Ford, il gioiello della marina americana, a propulsione nucleare, con un equipaggio di 5.000 soldati.

Da due mesi ormai, di fronte alle coste del Venezuela, dura un tiro al bersaglio da parte di aerei americani contro piccole imbarcazioni che vengono inseguite e centrate con bombe. Le immagini delle esplosioni riprese dall’alto vengono poi diffuse tramite social dallo stesso Trump. Per la prima barca colpita e fatta esplodere esplodere fu lui ad esultare postando sui social un video di pochi secondi in cui si vedeva la barca in navigazione, poi una grande esplosione. Dal video integrale dell’attacco erano stati tagliati i secondi precedenti in cui si vede chiaramente la barca invertire la rotta prima dell’attacco e l’esplosione. Quindi è stato colpito a morte da un aereo militare americano un equipaggio ignoto che stava scappando per tentare di salvarsi. Degli ultimi attacchi a piccole barche in quello specchio di mare ha dato notizia con tono divertito il Segretario alla Difesa, l’ex presentatore della catena televisiva trumpiana Fox news Pete Hegseth. Si tratta di aggressioni militari extragiudiziali contro imbarcazioni civili (almeno 16 se si contano anche quelle nel Pacifico e 64 morti) definite dal governo americano “barche di narcos che stanno tentando di portare droga destinata al nostro territorio”. Mai è stata esibita una prova a sostegno di questa accuse. Sono notizie clamorose che non fanno nessun clamore. Ci sono solo tre sopravvissuti: un peruviano e un colombiano, rimpatriati nei loro paesi, e una terza persona salvatasi dopo l’attacco a una nave mercoledì scorso di cui non sa né chi sia né dove sia al momento. La Casa Bianca accusa Nicolás Maduro di essere un grosso narcotrafficante. Lo considera il vertice del Cartel del los Soles, un cartello di narcos. Ha raddoppiato a cinquanta milioni di dollari la ricompensa per la sua cattura.

L’ultimo attacco a barche in alto mare da parte di aerei americani è avvenuto sabato scorso, l’ha rivendicato via social il segretario alla Difesa Pete Hegseth. Sono state uccise tre persone. Come al solito, Hegseth non ha fornito informazioni sull’identità delle persone a bordo uccise, sul tipo di droga che sostiene trasportassero o sulla banda criminale che, secondo la sua accusa, controllerebbe l’imbarcazione. Dice solo che era “una barca della droga” gestita da un’ “organizzazione inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche”. Nella lista del Dipartimento di Stato l’amministrazione Trump ha incluso a febbraio la banda venezuelana Tren de Aragua e sei cartelli messicani: quelli di Sinaloa, Jalisco Nueva Generación, del Noroeste e del Golfo, La Nueva Familia Michoacana e i Carteles Unidos. I venezuelani immigrati negli Stati uniti deportati nei mesi scorsi in catene dall’Ice, la polizia antimigranti che fa le retate ordinate da Trump, sono stati quasi tutti indicati come membri della banda Tren de Aragua. Accuse rivelatesi false per la stragrande maggioranza di loro.

“I nostri servizi di intelligence sapevano che questa barca – come TUTTE LE ALTRE – era coinvolta nel contrabbando illegale di droga, viaggiava su una rotta nota del traffico di droga e trasportava droga”, scrive Hegseth esibendo lo stesso uso escalamativo delle maiuscole che fa Donald Trump. Insieme al messaggio ha diffuso un video del momento in cui la barca viene colpita e esplode e ha scritto: “Tre narcoterroristi maschi erano a bordo della nave durante l’attacco, compiuto in acque internazionali. I tre terroristi sono morti e nessuna forza americana è stata danneggiata nell’attacco. Questi narcoterroristi trasportano droga sulle nostre coste per avvelenare gli americani a casa, e non avranno successo”. “Il Dipartimento li tratterà ESATTAMENTE come trattiamo Al Qaeda. Continueremo a cercarli, localizzarli, cacciarli e ucciderli”. Non è impossibile che il moltiplicarsi di atti di guerra di aerei militari americani contro piccole imbarcazioni accompagni l’esibizione di forza militare davanti alle coste venezuelane per nascondere una frenata nella escalation da parte della Casa Bianca. Nell’attesa che il regime chavista cada da solo, per implosione. Il tempo però gioca a favore di Maduro e gli esperti del Dipartimento di stato lo sanno bene perché, nell’attesa che cadesse il regime venezuelano, hanno già visto cadere tutti i volti nuovi dell’opposizione di destra fortemente sostenuti da Washington, sorti e tramontati in pochi mesi. Leader d’opposizione di sinistra esistono, esiste una sinistra antichavista con attivisti e grande seguito nei quartieri sia borghesi che popolari, ma è un’opposizione senza finanziamenti e per opporsi efficacemente al regime a Caracas servono fiumi di soldi. Nicolás Maduro può cadere per collasso del regime, ma certo poter esibire la flotta americana davanti al Venezuela dà forza alla sua propaganda ormai esangue. Può cadere perché è un capo debolissimo: è un presidente senza forze armate in un paese che è un arsenale a cielo aperto, in cui la polarizzazione è fortissima e l’esplosione di una guerra di tutti contro tutti sempre dietro l’angolo. Per questa ragione essere maldestri, in un blitz o in un’operazione di lunga durata contro Maduro, è pericoloso perché il rischio di un massacro di civili è molto alto.

Il regime non dispone solo delle sue tante polizie e delle forze armate. Ha finora avuto il controllo anche di varie milizie composte da civili, più interessate dell’esercito a difenderlo. “Colectivos chavistas”, si chiamano. E non sono tutti uguali. Li differenzia innanzitutto la loro origine, il loro rapporto con le forze armate, con la polizia politica e con le forze speciali. Quelli direttamente dipendenti dal regime sono meglio armati degli altri. Il loro arsenale viene dal contrabbando di armi gestito da militari. Hanno lo stesso equipaggiamento dell’esercito irregolare del narcotraffico, alcuni di loro fanno parte dell’esercito del narcotraffico. Non hanno di solito strutture ideologiche, nemmeno fittizie. Alcuni hanno lavorato in passato anche per l’antichavismo più radicale – anch’esso dotato di bande armate – e hanno finito per trovare conveniente essere risucchiati nell’apparato del regime. I loro capi sono militari con incarichi di governo. Ma dipendendo da singole fazioni interne al palazzo di Miraflores, non stanno tutti dalla stessa parte. Quindi non necessariamente, non sempre e non a qualsiasi condizione difendono Maduro, che è a sua volta dipendente dall’equilibrio di potere tra bande interne al potere chavista, a volte ostaggio dell’una, a volte dell’altra. Nicolás Maduro non è un Re Sole con un apparato interamente al suo servizio. E’ un capo di cartone, il suo ruolo formale serve al mantenimento in vita dei traffici dei vari uomini forti del regime che lo tengono in piedi fin quando funziona come garanzia della sopravvivenza dei margini di profitto di ciascuno. Se si incrina l’equilibrio, addio Maduro. Anche perché l’erede di Chávez, a differenza del suo numero due Diosdado Cabello, non ha una relazione diretta con l’esercito e con le milizie. E’ un ex sindacalista della Metro di Caracas. L’Olimpo delle forze armate lo disprezza da sempre, i suoi rapporti con i militari e con le milizie sono mediate da altri. Dettaglio che nel momento delle prove di forza in Venezuela conta tantissimo.

Ci sono poi i colectivos che nascono molto prima dell’avvento di Hugo Chávez al potere – i Tupamaros, la Pedrita sono i principali a Caracas – con origine nei gruppi guerriglieri venezuelani degli anni Sessanta. Questi hanno una relazione complessa con il regime. Sono fortemente ideologizzati. Si sentono i chavisti originari, rivendicano un’autonomia dalle gerarchie di governo. Chávez li usava per mantenere l’ordine pubblico nei quartieri popolari e nelle baraccopoli. Maduro li ha continuati a usare consentendo loro di gestire in parte la distribuzione delle ceste basiche di cibo (e il relativo mercato di contrabbando) insieme ai militari. Ma da anni ormai non ci sono più soldi per foraggiare tutti. Il loro appoggio varia al variare delle condizioni che li tengono legati alle fonti di profitto. Possono anche non fidarsi di Maduro, ma fanno comunque parte dell’apparato repressivo del chavismo e nei momenti ad alto conflitto degli ultimi vent’anni hanno finito sempre per schierarsi a difesa di Miraflores. La parte più feroce della repressione è di solito affidata a dei finti colectivos, gruppi nati molto dopo l’esordio del chavismo, spuntati insieme alle operazioni delle forze speciali nei barrios che il regime ha chiamato Olp, Operazioni per la liberazione del popolo: non sono altro che incursioni di forze speciali nelle baraccopoli, non diverse da quelli che fanno i battaglioni d’élite nelle favelas brasiliane. Le Olp si appoggiano a questo genere di colectivos, indistinguibili dagli altri perché sempre di civili armati in motocicletta si tratta. In caso di guerra civile saranno loro i signori di Caracas.

4 Novembre 2025

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