Regime change a Caracas
Venezuela, la guerra Usa ai narcos e le reali intenzioni di Trump: “Maduro ha i giorni contati come presidente”
Esteri - di Carmine Di Niro
Nicolas Maduro? Ha “i giorni contati a capo del Venezuela”. Parola di Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti che torna a minacciare il suo omologo sudamericano dopo giorni di indiscrezioni e notizie sulle attività della Marina militare Usa e, quelli invece certi, attacchi aerei di Washington contro le imbarcazioni di presunti trafficanti di droga venezuelani.
Eppure alle parole, per ora, Trump non vuole far seguire i fatti. Al momento infatti il tycoon, anche nel corso della sua recente intervista alla celebre trasmissione tv “60 Minutes”, nega di voler attaccare il Paese guidato da Maduro.
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Tutto però lascia presagire una futura stretta di Washington contro il regime: l’obiettivo, anche senza un attacco diretto contro a Caracas, è quello di destabilizzare il Paese e rovesciare il presidente Maduro. Le intenzioni sono infatti chiare: da settembre ad oggi gli Stati Uniti hanno ucciso almeno 60 persone in decine di operazioni militari contro il narcotraffico.
Una offensiva dai metodi brutali: invece di sequestrare l’eventuale carico illegale a bordo delle imbarcazioni prese di mira, arrestandone gli occupanti, i militari Usa hanno attaccato le navi uccidendo le persone a bordo. Nessun processo, nessuna indagine, nessuna prova degli eventuali reati commessi dalle persone morte negli attacchi.
A metà ottobre Trump aveva annunciato di avere ordinato alla CIA, l’agenzia di intelligence per l’estero, di compiere azioni sotto copertura in territorio venezuelano. L’Associated Press ha svelato un piano risalente al 2024 e rilanciato nella nuova fase che prevedeva il reclutamento del pilota di Nicolas Maduro, Bitner Villareal, per convincerlo a dirottare l’aereo con il leader a bordo in un paese dove sarebbe stato possibile per gli Stati Uniti arrestarlo. Obiettivo finale è quello di evitare un intervento diretto in Venezuela, spingendo le forze locali, gruppi economici e militari, a rovesciare il regime di Maduro ed instaura un governo vicino agli interessi di Washington.
Alla base dei recenti attacchi al Venezuela c’è, come scusante, l’accusa nei confronti di Caracas di essere un “narco-Stato”: secondo la definizione Onu, un narco-Stato un Paese il cui governo controlla, facilita e trae profitto in maniera sistemica dal narcotraffico. Inoltre l’amministrazione Trump accusa lo stesso Maduro di essere a capo di un cartello del narcotraffico, chiamato Cártel de los Soles.
Si tratta di accuse in larga parte false e pretestuose, utili a Trump per giustificare le attività contro un Paese straniero. Il Venezuela non è infatti un Paese produttore di cocaina, come la vicina Colombia o l’Ecuador, così come non si registrano particolari picchi nella produzione di Fentanyl. Un rapporto della DEA del 2020, citato oggi dal Corriere della Sera, rilevava come circa il 74% della cocaina nel 2019 è passato dal Pacifico e non dal Mar dei Caraibi: larga parte del “traffico” di polvere bianca diretta verso gli Usa resta in mano ai cartelli messicani del narcotraffico.
Non esistono inoltre prove che Maduro, che governa in modo autoritario il Paese dal 2013, gestisca direttamente il narcotraffico: d’altra parte è vero che esponenti di alto rango del suo governo si siano arricchiti tramite traffici illeciti, non solo di droga ma anche di minerali ed idrocarburi, di cui il Paese è ricco.