L'ex presidente della Camera

“A Gaza servono i caschi blu Onu, il genocidio una macchia indelebile per Usa e Ue”, parla Laura Boldrini

«Il genocidio nella Striscia è un orrore di cui Ue e Usa si stanno macchiando in maniera indelebile davanti alla storia», dice la deputata dem, prima firmataria di una pdl per introdurre il codice dei crimini internazionali

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

30 Luglio 2025 alle 07:00

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Photo credits: Andrea Di Biagio/Imagoeconomica
Photo credits: Andrea Di Biagio/Imagoeconomica

Laura Boldrini, già Presidente della Camera, parlamentare del Partito democratico e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. Lei è la prima firmataria di una proposta di legge del Pd sul codice dei crimini internazionali. Da cosa scaturisce questa iniziativa e con quali propositi?
Il nostro testo nasce da una fitta interlocuzione con Amnesty International e da una collaborazione molto concreta con docenti di diritto internazionale come la professoressa Alessandra Annoni e i professori Triestino Mariniello e Antonio Marchesi. Questa proposta di legge, che ha l’obbiettivo di introdurre nell’ordinamento italiano il codice dei crimini internazionali, nasce dalla consapevolezza del momento drammatico che stiamo attraversando con attacchi senza precedenti al diritto internazionale e agli organismi multilaterali, a partire dalle Nazioni Unite. Una vera e propria aggressione alle istituzioni incaricate di far rispettare il diritto e di sanzionare chi lo calpesta, prime fra tutte la Corte penale internazionale. Lo abbiamo visto con le sanzioni contro il procuratore capo e quattro giudici della CPI “colpevoli” di avere aperto indagini e lavorato sui crimini commessi da Netanyahu e Gallant a Gaza e da esponenti Usa in Afghanistan. Ricordiamo tutti le dichiarazioni di Tajani che garantiva che non avrebbe arrestato il premier israeliano su cui pende un mandato di arresto della CPI, se fosse venuto in Italia. Con questo provvedimento vogliamo invece rimettere al centro l’importanza del diritto internazionale, rafforzarlo e tutelarlo perché è solo grazie a questo sistema di regole condivise che si può garantire giustizia alle vittime dei crimini di guerra e contro l’umanità. Ed è solo così che si impedisce che a prevalere sia la forza invece del diritto.

Cosa prevede, nel concreto, la vostra proposta di legge?
Il codice introduce nell’ordinamento italiano i crimini internazionali come codificati dalla Corte penale internazionale. Questo significa che, se questa proposta di legge venisse approvata, chiunque, di qualsiasi nazionalità, sia accusato di avere commesso crimini di guerra o crimini contro l’umanità, ovunque nel mondo, si trovasse in Italia, sarebbe arrestato, indagato, processato e, nel caso di colpevolezza, condannato e messo in carcere in Italia. Qualche giorno fa, per esempio, un tribunale belga ha fermato, interrogato e indagato due militari dell’esercito israeliano che si trovavano nel paese e che erano accusati di presunti crimini internazionali commessi contro i palestinesi a Gaza. È un caso di applicazione della giurisdizione universale. Con il codice sui crimini internazionali verrebbe introdotto l’importante principio della giurisdizione universale anche in Italia.

“Mai più un caso Almasri”, ha sostenuto nel presentare la legge. È anche un j’accuse su come il governo, dalla presidente del Consiglio ai ministri dell’Interno e della Giustizia, hanno gestito questa brutta vicenda?
Se avessimo avuto questa legge sette mesi fa, avremmo potuto (e dovuto!) processare Almasri in Italia. Senza scuse, senza sotterfugi, senza un aereo di stato che lo riportasse in Libia permettendogli di continuare a stuprare bambini, a tenere le persone nei lager e a torturarle. Non sarebbe stato necessario alcuno scambio di corrispondenza con la corte dell’Aja perché un tribunale italiano avrebbe dovuto procedere autonomamente nei confronti del torturatore libico. La gestione della vicenda Almasri è stata, a dir poco, imbarazzante. Nordio ha dimostrato la sua totale inadeguatezza e anche di non conoscere gli obblighi dell’Italia davanti alla Corte penale internazionale come chiaramente stabilito dalla legge italiana del 2012. Cosa abbastanza grave per un ex magistrato. Non stava a lui decidere se il mandato di cattura fosse corretto o no. Il ministro aveva il solo obbligo di dare seguito al mandato di arresto, esattamente come hanno fatto le autorità tedesche la settimana scorsa quando hanno arrestato il sodale di Almasri, Al Buti. Adesso che sono emersi ulteriori dettagli su quei giorni, come la mail da cui si deduce che il ministero era perfettamente a conoscenza della questione nei tempi giusti, dobbiamo dedurre che Nordio ha anche mentito al Parlamento: una cosa gravissima. Abbiamo chiesto, come Pd, che venga a riferire in aula ma lui ha risposto appellandosi al segreto istruttorio. L’ultimo atto di questa sceneggiata: quello che le opposizioni, Pd in testa, gli chiedono è di rispondere in aula delle sue responsabilità e di quelle che, indubbiamente, sono scelte politiche, non di violare il segreto istruttorio.

Da Gaza al Mediterraneo: la “legge” del più forte contro il diritto internazionale e umanitario. Una sfida impari?
Una sfida che nel nostro tempo non dovrebbe mai esistere. Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi il mondo si è retto sul diritto internazionale. Questo ha permesso, ad esempio, di perseguire e condannare i responsabili (o almeno alcuni di essi) del genocidio di Srebrenica in Bosnia o di quello in Ruanda o di quello ancora prima in Cambogia. Ma ha anche fornito gli strumenti per dirimere le controversie tra gli Stati senza ricorrere alla guerra. Ma perché il diritto internazionale funzioni serve che gli Stati che aderiscono agli organismi multilaterali lo tutelino e lo preservino. L’avanzata dei nazionalismi in tutto il cosiddetto Occidente sta mettendo a durissima prova tutto questo impianto facendo prevalere la legge del più forte. La Palestina ne è l’esempio più lampante. Il governo di Israele è senza dubbio una potenza militare, è un alleato privilegiato dell’Ue e degli Usa, con cui ha legami commerciali e militari strettissimi. Questo gli sta garantendo sostanziale carta bianca sia a Gaza sia in Cisgiordania. Il genocidio che si sta consumando nella Striscia sta avvenendo nella sostanziale immobilità di tutti gli attori che, invece, potrebbero intervenire e fermarlo. Una immensa vergogna. Un orrore di cui l’Ue e gli Usa si stanno macchiando in maniera indelebile davanti alla storia.

Macron ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte della Francia. L’Italia, invece, non lo farà.
Visto il baratro che abbiamo davanti, la cosa più urgente da fare è impedire a Netanyahu di continuare ad uccidere con le bombe, i mitragliatori e la fame. E vanno usati tutti i mezzi a disposizione. Per quanto tardivo anche l’annuncio di Macron è importante perché non si può continuare a parlare di “due popoli e due stati” se uno dei due stati non esiste. Ma per fermare Netanyahu, oltre al riconoscimento della Palestina, servono anche misure che lo mettano alle strette: sanzioni, fermare la compravendita di armi, sospendere accordi di cooperazione militare e l’accordo di associazione tra Ue e Israele. E serve sostenere l’invio dei Caschi blu dell’Onu a Gaza. Ma il governo Meloni continua a rifiutarsi di prendere qualsiasi iniziativa e perfino di condannare in maniera netta quello che accade a Gaza e in Cisgiordania. Abbiamo sentito qualche parola di sdegno da parte della premier solo quando è stata colpita la chiesa di Gaza. E invece siamo stati costretti ad assistere alla sconcertante risposta di Tajani all’annuncio di Macron. Sostenere che il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele è surreale. Tajani finge di non sapere che l’Autorità nazionale palestinese riconosce già Israele, da molto tempo.
È Israele, con tanto di voto alla Knesset, che si rifiuta di riconoscere la Palestina. Per questo serve la pressione internazionale. Ma Tajani e Meloni non vogliono dispiacere l’alleato Netanyahu: un esempio di vigliaccheria politica che rende l’Italia complice di un genocidio. Ogni giorno il grido che arriva dalla Striscia chiede aiuti sufficienti e la fine del massacro. Noi che siamo all’opposizione e mettiamo in campo tutte le azioni possibili, ma anche l’opinione pubblica che da quasi due anni manifesta contro questo orrore, viviamo un senso di impotenza immenso che si associa alla rabbia verso quei governi che potrebbero fare qualcosa e non la fanno. Questo immobilismo, appena scalfito da qualche timida dichiarazione, è insopportabile.

Onorevole Boldrini, cosa ha provato quando nella stessa Camera dei deputati di cui lei è stata presidente, Matteo Salvini ha ricevuto il premio Italia-Israele?
Quando ho appreso la notizia di questo convegno durante il quale Salvini ha ricevuto il premio “Italia-Israele” per avere rafforzato i rapporti tra i due paesi sono rimasta senza parole. Mentre non passa giorno senza la notizia dell’ennesima strage di civili affamati, mentre l’esercito israeliano sta letteralmente radendo al suolo la striscia di Gaza e progettando la deportazione del popolo palestinese, mentre l’occupazione illegale della Cisgiordania si estende di ora in ora, in una sala della Camera dei deputati si ospita addirittura un evento che celebra “il nuovo ruolo geopolitico di Israele”? In un luogo istituzionale, che rappresenta la casa di tutte le italiane e gli italiani? Una cosa inaccettabile. Salvini felice di ricevere un premio che oggi gronda di sangue. Provi a immaginare cosa sarebbe successo se invece che di Israele si fosse parlato della Russia, con tanto di premio alla presenza dell’ambasciatore russo. Secondo lei sarebbe stato possibile un evento del genere alla Camera? Evidentemente no. Perché, quindi, si permette che questo accada con Israele? Siamo di fronte all’ennesima prova dell’odioso doppio standard e anche della complicità del governo e della maggioranza del nostro Paese con il criminale governo israeliano. Come Intergruppo per la pace tra Israele e la Palestina abbiamo immediatamente scritto al presidente Fontana per chiedere spiegazioni. Ci aspettiamo che risponda.

30 Luglio 2025

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