L’indagine del Tribunale dei ministri

Caso Almasri, una mail incastra il ministero di Nordio sul tagliagole libico: “Niente documenti protocollati, usare Signal”

Politica - di Redazione

9 Luglio 2025 alle 10:41

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Photo credits: Giuliano Del Gatto/Imagoeconomica
Photo credits: Giuliano Del Gatto/Imagoeconomica

Il governo Meloni, ed in particolare il ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio, era da subito al corrente del carteggio della Corte penale internazionale dell’Aja sul genera libico Najeem Osama Almasri.

È quanto scritto nella chiusura delle indagini del Tribunale dei ministri di Roma a proposito dell’inchiesta sulla mancata consegna alla Corte con sede nei Paesi Bassi del tagliagole libico, ricercato dall’Aja per omicidi, torture e stupri nei confronti dei migranti, arrestato all’alba del 19 gennaio scorso a Torino.

Tribunale della capitale che a breve deciderà se archiviare o chiedere il rinvio a giudizio per i membri del governo finiti sotto inchiesta: la premier Giorgia Meloni, il Guardasigilli Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, accusati di favoreggiamento e peculato e, per il solo Nordio, anche di omissione di atti d’ufficio.

A scriverne oggi sono Corriere della Sera e Repubblica. Le attenzioni dei tre magistrati capitolini che compongono il collegio si sono concentrate in particolare sul ruolo di Nordio e sul carteggio tra i funzionari del ministero di via Arenula nelle ore successive all’arresto di Almasri, con la decisione due giorni dopo di non firmare l’ordine d’arresto per il miliare libico ed espellerlo mettendolo su un aereo di Stato diretto a Tripoli.

Secondo i magistrati del Tribunale dei ministri un ruolo chiave nella vicenda l’ha avuto il capo di gabinetto del ministro Nordio, Giusi Bartolozzi: l’accusa in sintesi è Bartolozzi sapesse ciò che stava avvenendo e che diede indicazioni ai magistrati del Dipartimento degli affari di Giustizia di parlarsi con cautela, per non lasciare tracce.

Nel primo pomeriggio di quel 19 gennaio, ricostruisce il quotidiano, quando Almasri era stato fermato da poche ore dalla Digos di Torino, l’allora capo del Dag, Luigi Birritteri (poi dimessosi e rientrato in ruolo), scrisse a Bartolozzi una mail per indicare la mancanza dell’autorizzazione all’arresto del ricercato, attivandosi per trovare il modo di convalidare il fermo e procedere alla consegna di Almarsi.

Bartolozzi rispose di essere già informata, raccomandando prudenza: “Massimo riserbo e cautela” nel passaggio delle informazioni, chiedendo a tal proposito di utilizzare Signal, sistema di messagistica che assicura maggiore riservatezza nelle comunicazioni, senza mail né carte protocollate

Della stessa mail parla anche La Repubblica nella quale viene sottolineato che “il dato è cruciale perché dimostra come l’Italia abbia avuto tutto il tempo di riparare all’errore procedurale segnalato dalla Corte di Appello di Roma, sulla mancata trasmissione del ministero della Giustizia. E di non averlo voluto fare per una precisa scelta politica. Di più: smentisce il ministro Nordio che aveva detto che soltanto il lunedì 20 gennaio l’ufficio era stato avvisato dell’arresto del criminale libico”.

di: Redazione - 9 Luglio 2025

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