Il dramma senza fine
A Gaza i bambini muoiono di fame: in 3 giorni 21 decessi per malnutrizione
Circa l’87,7% della Striscia di Gaza è attualmente designata come zona di evacuazione, costringendo 2,1 milioni di persone in aree frammentate, con scarso o nessun accesso ai servizi essenziali.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Gaza, dove l’infanzia è sottoterra. Ventuno bambini sono morti a causa della malnutrizione e della fame in diverse parti della Striscia. “Questi decessi sono stati registrati negli ospedali della Striscia di Gaza: l’ospedale al-Shifa di Gaza City, l’ospedale dei Martiri di al-Aqsa a Deir al-Balah e l’ospedale Nasser di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale, nelle ultime 72 ore”, ha dichiarato in una conferenza stampa Mohammed Abu Salmiya, direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza City, che era il più grande ospedale del territorio palestinese prima della guerra. “I neonati di età inferiore a un anno soffrono di carenza di latte, che porta a una significativa perdita di peso e a una riduzione delle difese immunitarie, rendendoli vulnerabili alle malattie”, ha aggiunto.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) stima che “1.000 persone affamate sono state uccise a Gaza mentre cercavano aiuti alimentari” dalla fine di maggio. La Striscia è un “inferno in terra” con medici che svengono per la fame e la stanchezza, ha ammonito il capo dell’Agenzia, Philippe Lazzarini, citato dai media internazionali. «I cosiddetti sistemi di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation sono una trappola mortale e sadica. I cecchini aprono il fuoco a caso sulla folla, come se avessero licenza di uccidere. Una caccia all’uomo su larga scala, nella più totale impunità. Questa non può essere la nostra nuova norma: l’assistenza umanitaria non è compito dei mercenari», ha aggiunto Lazzarini, sottolineando che «le Nazioni Unite e i suoi partner umanitari hanno la competenza, l’esperienza e le risorse disponibili per fornire un’assistenza sicura, dignitosa e su larga scala». Fonti mediche hanno riferito ad al-Jazeera che gli attacchi israeliani a Gaza hanno causato dall’alba di ieri la morte di almeno 63 persone, tra cui 26 che erano alla ricerca di aiuti. Secondo il ministero della Salute locale, da quando è iniziata la guerra di Israele contro Hamas, gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 59.106 palestinesi e ne hanno feriti altri 142.511. Più della metà delle vittime sono donne e bambini. Circa l’87,7% della Striscia di Gaza è attualmente designata come zona di evacuazione, costringendo 2,1 milioni di persone in aree frammentate, con scarso o nessun accesso ai servizi essenziali.
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A lanciare l’allarme, dopo il nuovo ordine di evacuazione da parte dell’esercito israeliano, che ha colpito negli scorsi giorni alcune delle ultime zone della città di Deir al-Balah dove i palestinesi potevano ancora trovare rifugio, è stato il portavoce delle Nazioni Unite Stèphane Dujarric, in una conferenza stampa trasmessa in diretta l’altro ieri sera. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) «condanna con la massima fermezza» gli attacchi di lunedì alla residenza del suo personale a Deir al-Balah, nella striscia di Gaza centrale, così come «i maltrattamenti inflitti a coloro che vi si erano rifugiati e la distruzione del suo magazzino principale». L’Oms chiede in un comunicato «la protezione continua del suo personale», denuncia «una situazione insostenibile» e torna a chiedere «un cessate il fuoco necessario e atteso da tempo». Ieri la residenza del personale dell’Oms è stata attaccata tre volte. La maggior parte degli alloggi del personale dell’Oms «è ora inaccessibile», prosegue la nota. Il magazzino principale si trova all’interno della zona di evacuazione ed «è stato danneggiato da un attacco che ha causato esplosioni e incendi al suo interno, nell’ambito di una sistematica distruzione delle strutture sanitarie». Questo di fatto «paralizza gli sforzi per sostenere un sistema sanitario già al collasso rendendo la sopravvivenza ancora più difficile per oltre due milioni di persone». Con l’88% di Gaza ora sotto ordine di evacuazione o all’interno di zone militarizzate da Israele, «non esiste un posto sicuro dove andare».
In linea con la decisione delle Nazioni Unite, l’Oms rimarrà a Deir al-Balah per svolgere le sue operazioni umanitarie. Tuttavia, «il magazzino principale non funzionante e la maggior parte delle forniture mediche esaurite» limitano gravemente l’attività. L’agenzia Onu invita «urgentemente gli Stati membri a contribuire a garantire un flusso costante di forniture mediche» nella Striscia. Antonio Guterres denuncia «l’orrore a Gaza, con un livello di morte e distruzione senza precedenti nella storia recente». Il segretario generale dell’Onu, in un discorso, ha detto che un aumento delle operazioni militari israeliane significa «aggiungere devastazione a devastazione», con il sistema umanitario che è arrivato al suo «ultimo respiro». «Basta guardare l’orrore che si sta consumando a Gaza, con un livello di morte e distruzione senza precedenti nella storia recente. La malnutrizione sta esplodendo. La carestia bussa a ogni porta», ha aggiunto. E alla Camera, ieri, Matteo Salvini ha ritirato il premio Italia- Israele. La vergogna non ha limiti.