L'ammissione shock
Gaza campo di sterminio, i soldati israeliani: “Abbiamo l’ordine di sparare ai palestinesi in fila per il cibo”
Gli aiuti umanitari diventano trappole mortali. Non si tratta di semplici incidenti, ma della volontà deliberata di Bibi. MSF: “Sistema che umilia e uccide”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

“Abbiamo l’ordine di sparare ai palestinesi che chiedono cibo. È un campo di sterminio”. Lo confessano ad Haaretz alcuni soldati israeliani. La trappola degli aiuti. Una trappola mortale. Un tiro al bersaglio umano. Incessante. Almeno 18 sono morti nel corso di un attacco di droni di Tel Aviv in un mercato della città di Deir al-Balah, nella zona centrale della Striscia.
Secondo quanto emerso, il raid ha preso di mira un’unità di polizia di Hamas – con gli agenti vestiti in abiti civili e con maschere – che cercava di assumere il controllo del mercato, come hanno riferito alla Bbc un medico e testimoni oculari. Si tratta dei membri di Sahm, un’unità di sicurezza incaricata di fermare i saccheggiatori e di reprimere i commercianti che vendono aiuti umanitari rubati a prezzi elevati. L’unità fa parte del ministero dell’Interno di Gaza guidato da Hamas, ma comprende anche membri di altre fazioni. Secondo alcuni testimoni, quando è iniziato l’attacco l’unità Sahm stava distribuendo sacchi di farina e altri beni confiscati a saccheggiatori e commercianti, attirando una folla. Secondo l’ospedale dei martiri di Al-Aqsa, che si trova vicino al luogo dell’attacco e dove sono state trasportate le vittime, fra i morti ci sono un bambino, una donna e almeno 7 membri di Sahm. Un testimone oculare ha riferito alla Bbc che gli scontri sono scoppiati giovedì dopo che la polizia si è scontrata con i venditori, i quali hanno poi “estratto le pistole e un uomo aveva un kalashnikov”, secondo il testimone. I droni israeliani hanno poi lanciato due missili, hanno riferito i residenti locali. Le riprese video dell’accaduto mostrano corpi sparsi a terra e acquirenti in preda al panico che urlano, mentre le ambulanze si precipitano a soccorrere i feriti.
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Due membri dell’Ong `Action contro la faim´ (Acf) sono morti ieri nella Striscia di Gaza: è quanto annunciato dalla stessa Ong attiva nel campo della lotta alla malnutrizione. Mohammed Hussein, 20 anni, e Obada Abu Issa, 30 anni, questi i nomi dei due operatori, «sono stati uccisi nel pomeriggio del 26 giugno 2025 da un raid israeliano in una zona densamente popolata di Gaza, che non aveva ancora ricevuto ordine di spostarsi», si legge in una nota diffusa da Acf, precisando che i due giovani uccisi erano membri dell’Ong da circa un anno. «Né Mohammed né Obada erano al lavoro al momento del raid», precisa la fonte. Il sistema di distribuzione alimentare promosso da Israele e Stati Uniti a Gaza, avviato un mese fa, umilia intenzionalmente i palestinesi, costringendoli a scegliere tra fame e rischio di morte per ottenere scorte minime di cibo. Più di 500 persone sono state uccise nei punti di distribuzione e quasi 4.000 sono state ferite mentre cercavano di procurarsi del cibo. Questo sistema di distribuzione è un massacro mascherato da aiuto umanitario e deve essere fermato immediatamente, afferma Medici Senza Frontiere. Che ha chiesto di smantellare la Ghf affermando che ha un meccanismo che è una “finta distribuzione di aiuti alimentari che produce massacri a catena” e che “sembra concepito per umiliare i Palestinesi”, con “oltre 500 persone uccise e quasi 4.000 ferite mentre si recavano a questi centri di distribuzione in cerca di cibo”. Le équipe mediche di MSF – sottolineano – accolgono ogni giorno persone uccise o ferite mentre cercavano di procurarsi cibo nel corso delle distribuzioni. Questo “si deve fermare” perché spinge i palestinesi a “scegliere di morire di fame e rischiare la vita per ottenere una quantità irrisoria di nutrimento”.
Israele ha imposto un blocco umanitario sul territorio palestinese all’inizio di marzo ed è stato solo parzialmente allentato a fine maggio, quando la fondazione GHF ha iniziato le sue distribuzioni. “I quattro siti di distribuzione, tutti situati in aree completamente controllate dalle forze israeliane hanno le dimensioni di un campo da calcio e sono circondati da posti di osservazione, terrapieni e filo spinato. Il loro ingresso recintato consente un solo punto di accesso”, spiega Aitor Zabalgogeaskoa, coordinatore delle emergenze di MSF a Gaza. “Se le persone arrivano troppo presto e si avvicinano ai posti di blocco, vengono colpite. Se arrivano in orario, ma ci sono troppe persone e saltano gli argini e il filo spinato, vengono colpite” e “se arrivano in ritardo, non dovrebbero essere qui perché è una ‘zona evacuata’, vengono colpite”, afferma. MSF chiede la revoca del blocco su cibo, carburante, forniture mediche e umanitarie e il ritorno al precedente sistema di aiuti coordinato dalle Nazioni Unite.
Da quando la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) ha iniziato le sue operazioni quattro settimane fa, i bambini sono stati uccisi o feriti in più della metà degli attacchi mortali avvenuti nei punti di distribuzione di cibo a Gaza. Lo afferma Save the Children – l’organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – che ha analizzato i rapporti dell’ufficio stampa di Gaza e delle Nazioni Unite sul numero e il tipo di vittime presso la Ghf e altri punti di distribuzione degli aiuti dal 27 maggio 2025. Dalle analisi è emerso che i bambini erano tra le vittime in 10 dei 19 incidenti mortali, ovvero più della metà. Alcune famiglie di Gaza sono così disperate – in alcuni casi per la mancanza di un adulto sano – che mandano i bambini a raccogliere cibo nei punti di distribuzione, esponendoli inevitabilmente al rischio di essere colpiti dalle forze israeliane. E l’Europa si divide sulle sanzioni contro chi è responsabile di questo scempio. Vergogna.