Lo straziante editoriale di Haaretz

Haaretz inchioda Netanyahu ai suoi crimini: ha ucciso 18mila bambini

“Possiamo raccontarci che i palestinesi se la sono cercata, possiamo contestare i numeri del massacro, ma la verità è che le nostre mani sono sporche di sangue”, scrive Haaretz

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

9 Maggio 2025 alle 17:30

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Photo credits: Haaretz
Photo credits: Haaretz

L’immagine è di quelle che spezzano il cuore e scuotono la coscienza. Il corpo senza vita di una bambina di Gaza portato a braccio da un giovane operatore sanitario. A pochi passi c’è un bimbo, ancora in vita, che segue con gli occhi impauriti quella triste processione. È la foto che Haaretz, baluardo indomito di ciò che resta dell’informazione indipendente nell’Israele di Benjamin Netanyahu, mette in apertura dell’editoriale di ieri.

Scrive Haaretz:Non vogliamo vedere la bambina in questa foto. Se la vediamo, ci sentiamo in colpa. Non vogliamo sentirci in colpa perché il 7 ottobre è successo a noi, non a loro. E non siamo disposti a lasciar andare questo sentimento, anche se uccidiamo migliaia di bambini in suo nome. Martedì, l’aviazione israeliana ha ucciso nove bambini, di età compresa tra i 3 e i 14 anni. Due attacchi aerei, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, hanno colpito una scuola nel campo profughi di al-Bureij, nel centro di Gaza, che ospitava palestinesi sfollati. L’esercito israeliano ha detto che l’obiettivo era un ‘centro di comando e controllo di Hamas’ e che ‘sono state prese misure per ridurre il rischio di ferire civili non coinvolti’. Che tali misure siano state prese o meno, 32 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi, tra cui almeno nove bambini e quattro donne. I social media sono stati di nuovo pieni di immagini e video: corpi di bambini, genitori che trasportavano i loro figli feriti, altri che dicevano addio ai loro figli morti. Immagini da cui distogliamo lo sguardo per non vedere ciò che abbiamo fatto. ‘Se la sono cercata’, ci diciamo, e continuiamo a giustificare una guerra che da tempo è diventata uno sfogo incontrollato di vendetta. Possiamo continuare a ignorare il numero di palestinesi uccisi nella Striscia – più di 52.000 – tra cui circa 18.000 bambini; possiamo mettere in dubbio la credibilità delle cifre, utilizzare tutti i meccanismi di repressione, negazione, apatia, allontanamento, normalizzazione e giustificazione. Niente di tutto questo cambierà l’amara realtà: Israele li ha uccisi. Sono state le nostre mani a farlo. Non dobbiamo distogliere lo sguardo. Dobbiamo svegliarci e gridare a gran voce: fermate la guerra”.

Una sporca guerra. L’agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce che almeno 106 persone sono state uccise e altre 367 ferite nelle ultime 24 ore nella Striscia di Gaza, a causa degli attacchi israeliani. Secondo le autorità sanitarie locali, il bilancio dall’inizio dell’offensiva, nell’ottobre 2023, è salito a 52.760 morti e 119.264 feriti. La maggior parte delle vittime, sono donne e bambini. Il blocco imposto da due mesi da Israele all’ingresso di aiuti a Gaza sta mettendo a serio rischio anche l’attività della Protezione civile. «Il settantacinque per cento dei nostri veicoli è fermo a causa della mancanza di carburante», ha detto il portavoce, Mahmoud Bassil. Non solo. «Stiamo soffrendo di una grave carenza di generatori di energia e dispositivi per l’ossigeno», ha aggiunto. Il londinese Financial Times, il più importante quotidiano economico-finanziario al mondo, prende una posizione netta contro Israele in merito a quanto sta accadendo a Gaza e sull’inazione di Stati Uniti e paesi europei. Lo fa con un’analisi attribuita all’Editorial Board, che esprime quindi la posizione ufficiale della testata, intitolato The West’s shameful silence on Gaza, il vergognoso silenzio dell’Occidente su Gaza.

Nella Striscia di Gaza la «situazione sta peggiorando di giorno in girono», gli fa eco la portavoce dell’Onu Stephanie Tremblay nel corso dell’incontro quotidiano con i media. «Tuttavia – ha aggiunto – i nostri partner sono determinati a restare e a fornire assistenza per alleviare le sofferenze della popolazione, esausta dopo molti mesi di combattimenti». Continuano a essere segnalati attacchi contro scuole che ospitano sfollati. «Martedì – ha aggiunto la portavoce – a Deir al Balah, una scuola dell’Unrwa (l’agenzia per i rifugiati, ndr) nel campo di Al Bureij è stata colpita due volte nell’arco di poche ore, decine di persone sono rimaste uccise, tra cui donne e bambini. Un’altra scuola a Gaza City, anch’essa rifugio per sfollati, è stata colpita ieri (mercoledì, ndr), con segnalazioni di 20 persone uccise».

E mentre l’Onu parla di punto di non ritorno, a Gaza si continua a morire. Non nelle retrovie di un conflitto, ma nei luoghi dove si cerca rifugio. L’altra notte, un bombardamento israeliano ha colpito una scuola nell’area orientale di Gaza City, trasformata in centro per sfollati: almeno 19 le vittime, tra cui bambini e donne. I soccorritori della Protezione civile, ancora attiva nonostante la distruzione, hanno recuperato i corpi dalle macerie, mentre decine di feriti affollavano quello che resta degli ospedali. Quella scuola era uno degli ultimi ripari disponibili, ma a Gaza, ormai, nessun luogo è più sicuro. I bombardamenti colpiscono ovunque: prima scuole, mercati, moschee, ora ospedali, strade, tende.

Gli Stati devono agire «adesso» per scongiurare l’«annientamento» dei palestinesi nella Striscia di Gaza. È il monito lanciato da oltre 30 esperti indipendenti delle Nazioni Unite. «Gli Stati devono agire rapidamente per mettere fine al genocidio in corso, smantellare l’apartheid e garantire un futuro in cui palestinesi e israeliani possano coesistere in libertà e dignità», hanno chiesto in una dichiarazione. Per questi esperti, incaricati dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ma che non parlano a nome dell’Onu, la scelta per ogni stato è «chiara: restare passivi e assistere al massacro di innocenti o partecipare alla stesura di una risoluzione giusta».

9 Maggio 2025

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