L'orrore a Gaza
Gaza, altra strage di civili massacrati da Israele mentre erano in fila per gli aiuti: per l’Onu è “un abominio”

Altri 51 morti, altra carneficina nella Striscia di Gaza. È questo il bilancio provvisorio dell’ennesima strage di civili avvenuta all’alba di oggi: vittime delle forze israeliane che hanno aperto il fuoco sulla folla in attesa degli aiuti umanitari, da tempo ormai gestiti militarmente da Israele e Stati Uniti con la discussa Gaza Humanitarian Foundation, organizzazione creata dal governo israeliano col supporto Usa per gestire gli aiuti umanitari nella Striscia scavalcando Ong indipendenti e Onu.
Secondo l’emittente Al Jazeera, che cita fonti negli ospedali dell’enclave palestinese, 32 delle vittime erano in attesa di aiuti umanitari nei pressi di un centro di distribuzione a nord di Rafah quando sono stati uccisi dal fuoco israeliano.
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La militarizzazione degli aiuti
Un tema, quello della militarizzazione degli aiuti umanitari della Striscia, nuovamente condannato dall’Onu.
“Da quando la Gaza Humanitarian Foundation ha iniziato a operare il 27 maggio, l’esercito israeliano ha bombardato e sparato contro i palestinesi che cercavano di raggiungere i punti di distribuzione, causando numerose vittime”, afferma in una nota il portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Thameen Al-Kheetan.
Nell’enclave “la militarizzazione del cibo destinato ai civili, oltre a limitare o impedire il loro accesso ai servizi essenziali, costituisce un crimine di guerra e, in determinate circostanze, può costituire elementi di altri crimini ai sensi del diritto internazionale”, è l’accusa gravissima che arriva dalle Nazioni Unite.
Oltre 400 morti per gli aiuti
La portata dell’orrore nella Striscia viene evidenziata dai numeri che fornisce la stessa Onu tramite il capo dell’ufficio umanitario per i territori palestinesi occupati, Jonathan Whittall. Ad oggi sono più di 400 le persone uccise mentre aspettavano gli aiuti umanitari. “I bambini a Gaza rischiano la vita per qualche sacchetto di farina. Da quando il blocco israeliano è stato revocato poco più di un mese fa, le morti si sono moltiplicate vicino ai siti di distribuzione degli aiuti”, l’accusa di Whittall.
“Il semplice fatto di voler sopravvivere è diventato una condanna a morte”, ha aggiunto il funzionario dell’Onu, che ha recentemente visitato l’ospedale Nasser, nel sud della Striscia di Gaza, “stracolmo di feriti”. Secondo Whittall non si tratta di una tragica catena di circostanze, ma di un sistema di terrore: “Queste sono le condizioni create per uccidere”. Anche per Philippe Lazzarini, capo dell’agenzia Onu responsabile dei rifugiati palestinesi (Unrwa) “il nuovo meccanismo dei cosiddetti ‘aiuti umanitari’ è un abominio che umilia e degrada le persone in difficoltà. È una trappola mortale, che costa più vite di quante ne salvi. È il culmine di venti mesi di orrore, inazione e impunità“.
Il governo Netanyahu punta su Gaza
Ma su Gaza il governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu non intende mollare la presa. Lo spiega senza mezzi termini il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, membro del gabinetto di sicurezza e leader del partito dell’estrema destra religiosa Sionismo Religioso.
Dopo il raggiungimento della fragile tregua tra Israele e Iran, rivendicando come con i bombardamenti contro Teheran “abbiamo rimosso una minaccia esistenziale immediata e danneggiato gravemente il regime degli Ayatollah”, ora per Smotrich serve “concentrarsi con tutte le nostre forze a Gaza per portare a termine il compito: distruggere Hamas, restituire i nostri ostaggi e garantire, con l’aiuto di Dio, molti anni di sicurezza e di crescita grazie alla forza del popolo di Israele”.