Parla la presidente dell'AOI
Intervista a Silvia Stilli: “300mila per Gaza, la mobilitazione continua: riprendiamoci le piazze”
«Proseguirà a Porta San Paolo il 21 giugno con la manifestazione contro riarmo, genocidio e autoritarismi. Riprendiamoci unitariamente, società civile e politica, piazze e spazi di espressione: c’è in gioco la democrazia e la vita dell’umanità»
Interviste - di Umberto De Giovannangeli

Silvia Stilli Presidente dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI), che rappresenta più di 500 organizzazioni non governative, è stata tra gli oratori alla manifestazione di sabato scorso a Roma.
Che manifestazione è stata quella di Piazza San Giovanni?
300.000 cittadine e cittadini erano a piazza San Giovanni sabato scorso per dire stop ad ogni complicità con Netanyahu e il governo di Israele, ai loro crimini contro l’umanità a Gaza e in Palestina. Dal palco si vedevano persone in continuo arrivo, a piazza già piena: non vi eravamo abituati da troppo tempo. Il corteo partito da via Emanuele Filiberto era un serpentone la cui coda sembrava non arrivare mai. Costruito in pochissimi giorni, dal 25 maggio, con 4 partiti di opposizione come soli promotori. Nonostante il delicato fine settimana della scadenza del voto referendario, con una CGIL impegnata a garantire la presenza ai seggi e con la spada di Damocle del boicottaggio governativo, le persone hanno compreso che non vi è volontà di governo per fermare l’eccidio di civili a Gaza e il disegno di Netanyahu di espellerli per sempre dalla Striscia. Le manifestazioni in Olanda delle settimane passate (500.000 persone!), in Gran Bretagna, a Berlino ci hanno spinto in Italia ad andare oltre i sit-in davanti al Parlamento. L’indignazione e la rabbia hanno indicato il bisogno di appuntamenti pubblici dove esprimerli insieme ad altri. Era ormai matura la volontà di esporsi personalmente, superando la solitudine dei sociali e condividendo l’atto con gli altri: contro la violenza israeliana che a Gaza mira allo sterminio, affama, toglie l’acqua alle persone, nega il diritto ad una vita dignitosa cancella la dignità di un popolo. L’umanità intera sta morendo a Gaza.
C’è chi sostiene che i partiti di opposizione abbiano voluto mettere il “cappello” sulla mobilitazione.
I partiti hanno promosso una manifestazione, ma la piazza l’ha riempita chi aveva esposto le migliaia di lenzuola ai balconi come i sudari dei morti a Gaza insieme alle associazioni, ai giornalisti che si sono indignati e hanno deciso di lanciare appelli contro il silenzio della rete di informazione pubblica e di media e stampa in genere. Striscioni e cartelli del corteo erano espliciti: basta massacri per guerra e fame, basta apartheid per due milioni di persone, no al genocidio, stop alla complicità, free Palestine. I punti della manifestazione proposta dai partiti erano quelli della mozione delle opposizioni in Parlamento, bocciata nei giorni scorsi, rivolta al Governo, all’UE e alle istituzioni internazionali. Rivendichiamo che i principali punti della Piattaforma si devono alla quotidiana ricerca di confronto e dialogo, in questi 18 mesi di dramma umanitario, tra parlamentari e noi ong e grandi organizzazioni sociali e per i diritti, cioè AOI, Arci, Acli, Assopace Palestina, Amnesty International. Insistiamo, come organizzazioni umanitarie che hanno perso 460 colleghe e colleghi uccisi nella Striscia in 18 mesi, sul cessate il fuoco immediato in Palestina e la fine dell’occupazione militare illegale in Cisgiordania , la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas, ma anche dei prigionieri politici innocenti in Cisgiordania, la riapertura dei valichi per la garanzia della distribuzione di aiuti umanitari, la sospensione immediata di forniture e autorizzazioni e compravendita di armi con Israele, l’ applicazione delle sanzioni al Governo israeliano per la gravissima violazione del diritto internazionale e il sostegno alla Corte Internazionale nell’applicazione delle misure identificate per i responsabili di crimini di questa guerra, la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele.
La manifestazione di Roma non nasce nelle più o meno segrete stanze dei vertici di Pd, M5S, Avs…
L’idea di una grande manifestazione nazionale è maturata nella seconda delle due Carovane per Rafah, svoltasi di recente, nel viaggio condiviso nel Sinai tra parlamentari, giuristi, società civile e giornalisti. I partiti hanno deciso di lanciarla per primi, ma era doveroso e indispensabile per il bene del popolo palestinese partecipare: ce lo siamo detti con chiarezza in AOI. Averci chiesto di aprire gli interventi dal palco è riconoscimento del nostro lavoro di difensori dei diritti e dell’impegno umanitario che ci ha permesso di continuare a far entrare aiuti a Gaza e distribuirli, fino ad ieri, grazie al sostegno delle donazioni di cittadine e cittadini, stimolando la politica: abbiamo parlato di apartheid, crimini di guerra tra cui il genocidio, abbiamo detto no alla militarizzazione degli aiuti cui stiamo assistendo, anch’essa arma di guerra con l’obiettivo di utilizzare la fame e la disperazione delle persone di Gaza per spingerle sempre più verso il confine e renderle rifugiate a vita. Vogliamo che siano le Agenzie delle Nazioni Unite insieme a noi organizzazioni umanitarie a distribuire gli aiuti vigilando sulla trasparenza e garantendo l’efficacia. La piazza del 7 giugno è per noi la prima tappa di una continua mobilitazione che proseguirà a Porta San Paolo il 21 giugno con la manifestazione contro riarmo, genocidio e autoritarismi, promossa da 375 organizzazioni e a cui parte dei partiti dell’opposizione ha già aderito. Riprendiamoci unitariamente, società civile e politica, piazze e spazi di espressione: c’è in gioco la democrazia e la vita dell’umanità. Le 300.000 persone del 7 giugno di Piazza San Giovanni dimostrano che ce la possiamo fare.