Il voto dell'8 e 9 giugno

Come voterà Meloni al referendum: tra sabotaggio e presa in giro agli italiani

Cosa va a fare Meloni alle urne se non ha intenzione di esprimersi? Il sabotaggio è evidente. Schlein si infuria: “Prende in giro gli italiani”

Politica - di David Romoli

3 Giugno 2025 alle 07:00

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Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse
Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse

Il capo dello Stato si fa sentire e ormai lo fa sempre più spesso: ogni volta che siano in ballo non decisioni anche molto rilevanti però di stretta pertinenza del Parlamento e se del caso della Consulta ma orientamenti complessivi del Paese. La cornice stessa delle sue politiche. Sull’Ucraina e su Gaza, cogliendo l’occasione offerta dai discorsi per la celebrazione del 2 giugno, il presidente si è espresso in modo tanto chiaro quanto tassativo. Ha tracciato la rotta, indicato la direzione. Sui referendum è stato molto più ellittico ma anche in questo caso, tra le righe, un’indicazione, pur cauta, sembra esserci.

Alle prove referendarie di sabato e domenica prossimi Mattarella non ha fatto cenno. Però si è soffermato sul referendum di 79 anni fa, 2 giugno 1946, quando gli italiani “scelsero di proseguire in un cammino verso i valori di libertà, democrazia e pace”. Il presidente insiste sulla scelta fatta dagli italiani “col voto” e a fronte del suo messaggio gli appelli all’astensione suonano stridenti. La premier, infatti, non se la sente di prendere una posizione astensionista a viso aperto: Andrò alle urne ma non ritirerò la scheda”, annuncia, e non si capisce davvero cosa ci vada a fare. L’opposizione letteralmente esplode, la accusa non solo di esortare al non voto ma anche di farlo ipocritamente “prendendo in giro gli italiani”. Dar torto al coro guidato direttamente da Elly Schlein, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni in questo caso proprio non è possibile.

Sull’Ucraina Mattarella non aveva speso molte parole. Non ce n’era bisogno. Il posto dell’Italia, per lui, non può che essere a fianco di Kiev e dunque anche del resto dell’Unione europea. La sbandata trumpista di Giorgia Meloni lo aveva preoccupato molto e non è un segreto. Aveva visto l’Italia allontanarsi dal baricentro dell’Unione a livello sia di governo, con il civettamento fra la premier e il presidente degli Usa, sia d’opposizione, con l’astensione del Pd sul riarmo nonostante la decisione opposta del resto del Pse. Apprezza la riconversione europeista della premier ma con i piedi di piombo: di conseguenza le ricorda dove è il posto dell’Italia.
Su Gaza Mattarella ha speso molte più parole. Il quadro della guerra ucraina per l’inquilino del Quirinale è netto e ben definito, quello della Striscia lo è di meno. Tiene conto dell’aggressione subita da Israele il 7 ottobre, non dimentica gli ostaggi ancora sequestrati da Hamas né tralascia il diffondersi di un nuovo antisemitismo. Ma la conclusione è priva di qualsiasi ambiguità. Non applicare le norme del diritto umanitario è “inaccettabile”. Ridurre alla fame una popolazione è “disumano” ma inaccettabile è anche la progressiva erosione dei territori palestinesi: “L’occupazione illegale di territori di un altro Paese non può essere presentata come misura di sicurezza”.

“Il presidente è in linea con le posizioni del governo. Lo ringrazio e sono d’accordo”, commenterà la premier. Però non è vero. La posizione del governo italiano è non solo molto più timida e sostanzialmente evasiva ma proprio diversa. Sulla carta le cose dette da Giorgia Meloni e da Tajani sono molto simili se non identiche. La differenza sta nell’uso che il presidente e la premier fanno della necessità di prendere in considerazione l’intero quadro, dunque non solo il comportamento dell’esercito israeliano a Gaza ma anche il 7 ottobre, gli ostaggi, l’antisemitismo. Il governo e soprattutto la leader che lo guida adoperano però quegli elementi effettivamente fondamentali come una sorta di alibi per stemperare la posizione contraria alla guerra di Netanyahu, se non quasi un contrappeso.

Mattarella dimostra che si può essere pienamente consapevoli della gravità dell’orrore del 7 ottobre e del rischio di un’ondata antisemita senza per questo dover abbassare la voce nella denuncia delle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale a Gaza. Quella del presidente è anche in questo caso una indicazione ben chiara e tanto più proprio perché non glissa nemmeno sulla gravità di quanto subìto da Israele il 7 ottobre come fanno invece spesso alcuni leader politici, Conte su tutti, e non chiude gli occhi di fronte alle pulsioni antisemite che si stanno davvero manifestando, sull’onda del progetto di sterminio dei civili palestinesi perseguito inesorabilmente da Natanyahu. Se e in quale misura Giorgia intenda seguire la discreta ma nitida indicazione di Mattarella lo sapremo molto presto.

3 Giugno 2025

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