Il Report
Israeliani accusa di abusi e torture su detenuti palestinesi, il rapporto choc contro l’IDF
La ong indipendente Palestinian Center for Human Rights ha raccolto oltre cento testimonianze, anche di donne e bambini arrestati nella Striscia. Ieri nuovi raid israeliani: almeno 60 morti
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

«Farete qualcosa per impedire il genocidio a Gaza?», ha chiesto il responsabile umanitario delle Nazioni Unite ai membri del Consiglio di sicurezza, descrivendo le condizioni «disumane» imposte «senza vergogna» da Israele nel territorio palestinese.
«Israele sta deliberatamente e sfacciatamente imponendo condizioni disumane ai civili nei territori palestinesi occupati», ha affermato Tom Fletcher in un discorso in cui ha chiesto conto al Consiglio. «Visitando personalmente ciò che resta del sistema sanitario di Gaza (prima della fine del cessate il fuoco), posso dirvi che la morte di queste proporzioni ha un suono e un odore. Come l’ha descritta un’infermiera: “Bambini che urlano mentre il tessuto ustionato viene strappato via dalla loro pelle´», ha detto. «Eppure sentiamo dire `abbiamo fatto tutto il possibile´». «Abbiamo informato dettagliatamente questo Consiglio sulle sofferenze su larga scala inflitte ai civili a cui assistiamo quotidianamente: morte, ferite, distruzione, fame, malattie, torture, altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti e ripetuti sfollamenti su larga scala», ha aggiunto. «Abbiamo descritto l’ostruzione deliberata delle operazioni umanitarie e lo smantellamento sistematico della vita palestinese e di ciò che ne resta a Gaza». Ed ancora: “Intere comunità vengono spinte in aree sempre più ridotte e bombardate, mentre il sistema sanitario di Gaza è ormai al collasso”. «Per i morti e per coloro le cui voci sono state messe a tacere, di quali altre prove hanno bisogno? Agiranno con decisione per prevenire il genocidio e garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario, o diranno invece: `Abbiamo fatto tutto il possibile´?».
Chi sta facendo tutto il possibile per radere al suolo Gaza è Israele. È di almeno 60 morti, di cui almeno 22 bambini, il bilancio degli attacchi israeliani che hanno colpito la Striscia di Gaza dalle prime ore di ieri mattina. Lo denunciano fonti mediche citate dalla tv satellitare Al Jazeera. L’emittente precisa che il bilancio comprende almeno 50 persone che sarebbero state uccise in attacchi nel nord di Gaza, anche nel campo profughi di Jabaliya. Gli attacchi sono arrivati un giorno dopo che Hamas ha rilasciato un ostaggio israelo-americano in un accordo mediato dagli Stati Uniti e mentre il presidente Donald Trump era in visita in Arabia Saudita. “Il nostro esercito entrerà a Gaza con tutta la forza, andremo fino in fondo”, aveva proclamato il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Tutto questo ad opera dell’ “esercito più etico al mondo”. Arresti di massa di civili in ospedali, scuole, strade. Detenuti sottoposti a pressioni psicologiche e fisiche fra cui percosse, scariche elettriche, mutilazioni, privazioni del sonno. Abusi sessuali. Trattamenti disumani e degradanti. Dal 7 ottobre 2023 a oggi, migliaia di detenuti palestinesi di Gaza, molti dei quali ancora imprigionati, sarebbero stati sottoposti dai soldati dell’Idf e dai militari attivi nei centri di detenzione israeliani a pratiche giuridicamente qualificabili come torture. A darne conto è il Palestinian Center for Human Rights (Pchr,) Ong indipendente palestinese tra le più antiche e autorevoli, in un rapporto di 129 pagine basato sulle testimonianze di oltre cento persone, incluse donne, bambini e anziani arrestate a Gaza dal 7 ottobre 2023 e sulle ispezioni dei legali del team. “Da questo rapporto – si legge nella premessa – emerge che il trattamento riservato ai palestinesi di Gaza equivale a tortura e che tale tortura è parte integrante del genocidio in corso contro il popolo palestinese”.
Le pratiche di disumanizzazione – si afferma nel report – sono parte di un processo sistematico e sistematizzato di gestione dei detenuti che segue quasi sempre un identico copione: arresti indiscriminati, detenzione in centri militari, impossibilità di comunicare con l’esterno, mancata formalizzazione delle accuse dunque nessuna possibilità di assistenza legale o di rivolgersi a un giudice, abusi fisici e psicologici ripetuti. Standard anche le condizioni di detenzione: celle sovraffollate e in pessime condizioni igieniche, cibo e acqua scarsi e spesso deteriorati, zero assistenza medica.