La lettera dell'europarlamentare
Giorgio Gori: “Perché non mi sono indignato in Tunisia, io mai apprezzato dalla Lega”
L’ex sindaco di Bergamo (oggi parlamentare europeo) ci scrive dopo le critiche molto aspre dell’Unità sul suo viaggio in Tunisia (paese del dittatore Saied)
Politica - di Redazione Web

Sull’edizione di sabato dell’Unità abbiamo pubblicato un articolo molto critico nei confronti di Giorgio Gori, parlamentare europeo del Pd, per lo stile della sua visita nella Tunisia del dittatore Saied. L’on. Gori ci ha gentilmente risposto con questa lettera:
Gentile Direttore,
scrivo a proposito della sollecita messa all’indice rifilata dall’Unità – dopo la mia visita in Tunisia – sulla base di un comunicato delle locali autorità. Additato alla direzione del Pd e invitato a passare alla Lega. Tra i compiti che svolgo al Parlamento Europeo c’è quello di “relatore” per la Tunisia, chiamato a favorire il dialogo interparlamentare e a redigere un periodico rapporto sulla situazione di quel Paese. Il dialogo è interrotto dal 2023, da che una delegazione del Parlamento Europeo si vide rifiutare l’ingresso a causa delle critiche sul regime espresse dall’Assemblea di Strasburgo. Il compito mio e del presidente della delegazione UE-Maghreb, il parlamentare di Fratelli d’Italia Ruggero Razza, era dunque innanzitutto, in questa circostanza, quello di favorire una ripresa di contatti con i colleghi dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo, condizione questa necessaria affinché – mentre Governo Tunisino e Commissione Europea sviluppano una collaborazione estremamente “pragmatica” – il Parlamento Europeo possa aspirare a dire la sua nella relazione con un Paese di strategica rilevanza nell’area del Mediterraneo.
Quindi no, non ho approcciato il dialogo col Presidente dell’ARP e con i colleghi tunisini rinfacciando loro le notizie di deportazioni e torture ai danni dei migranti.
Ho ritenuto, insieme alla Rappresentanza dell’UE a Tunisi, che non fosse il modo più promettente per iniziare. Di questi episodi, e del rischio che nel Paese si consolidi un restringimento degli spazi di libertà, ho parlato con i rappresentanti di alcune ONG che ho voluto incontrare. Non ho “ringraziato il massacratore” o “espresso apprezzamento” per le modalità con cui il controllo dell’immigrazione viene svolto. Ho riconosciuto la complessità del ruolo della Tunisia – dettata dalla sua collocazione geografica e dalle richieste dell’Unione Europea – e auspicato la maggior tutela dei diritti umani e dello stato di diritto, così come l’apertura di robusti canali di migrazione legale che concorrano a contrastare l’attività criminale dei trafficanti di uomini. Se il dialogo si svilupperà, confido di guadagnare lo spazio per affrontare anche i temi più scomodi, e auspicabilmente per ottenere qualcosa di più della soddisfazione di aver espresso la mia indignazione.
Rivendico in ogni caso la necessità – vale per la Tunisia come per qualunque altro Paese extra-Ue – che il “relatore” distingua il proprio ruolo e preservi la sua possibilità di dialogare con tutti, anche con chi non eccelle per qualità democratiche. Infine, non ci conosciamo e non posso quindi pretendere che sappia cos’ho fatto per la migliore condizione dei migranti nei miei dieci anni da sindaco. Le posso però assicurare che non ho mai incontrato l’apprezzamento della Lega, anzi, e ne vado orgoglioso.
Cordiali saluti.