La rubrica Sottosopra

Paolo Mieli d’assalto: i dolori di un filoamericano tradito da Trump

L’ex corifeo americano si è trasformato nel menestrello della Von der Leyen: il “mielitarismo” d’assalto ha bisogno di una guida, purché sia.

Editoriali - di Mario Capanna

20 Aprile 2025 alle 11:51

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Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

Più piccola è la mente più grande è la presunzione.
(Esopo)

“Resiste, Zelensky, per sé, per il suo popolo. Ma anche per dare all’Europa il tempo di armarsi in modo acconcio così da poter eventualmente reagire a qualche nuova improvvisazione putiniana”: questo ha scritto Paolo Mieli, in un recente articolo di fondo sul Corriere della Sera (titolo: “Un’Europa che resti coerente”).
Non so voi, ma io considero tartufescamente sublimi l’aggettivo “acconcio”, l’avverbio “eventualmente” e la locuzione “nuova improvvisazione putiniana”. Il Nostro non si raccapezza più. Di fronte, dice, alle “mattane di Trump” e alla “deriva trumpian putiniana“, resta solo l’Europa guerriera a fianco dell’Ucraina. Un’Europa – allargata al Regno Unito – che si mantenga coerente alle cose che diceva fino a pochi mesi fa”, insiste a scanso di equivoci.

Vale a dire: l’Ue, che non ha mosso un dito per esercitare una funzione di mediazione e di pace e che, con la Nato, ha sabotato ogni accordo fra Mosca e Kiev, deve continuare, con la… coerenza del famoso soldato giapponese, a spingere l’Ucraina a proseguire la guerra. Infarcendo di armi e di miliardi uno Stato tecnicamente fallito, e che la guerra l’ha persa fin dall’inizio. Nel tentativo di sostenere la sua posizione Mieli, che si picca di essere uno storico, è costretto a manomettere la storia. Dice, per esempio, che la tesi secondo cui il negoziato russo-ucraino di Istanbul, che avrebbe posto fine alla guerra poco dopo il suo inizio – se non fosse stato sabotato dalla Nato tramite l’intervento del premier inglese Boris Johnson – è, semplicemente, “una frottola”.

Peccato che a smentirlo sono gli stessi negoziatori ucraini. Il capodelegazione di Kiev, David Arakhamia, ebbe a dichiarare: “I russi erano pronti a porre fine alla guerra se avessimo accettato la neutralità: dovevamo promettere di non aderire alla Nato”. Cosa che, se l’Ucraina vuole la pace, finirà con l’accettare verosimilmente oggi, dopo l’immane tragedia di centinaia di migliaia di morti. Come tutte le… vedove americane… Mieli regredisce al livello di Pirgopolinice, il “miles gloriosus” (il “soldato fanfarone”) della brillante commedia di Plauto. Non si capacita per il “tradimento” di Trump, che cerca di giungere al cessate il fuoco negoziando con Putin, senza tacere sulle responsabilità di Biden e di Zelensky: evidente aberrazione, questa, per il Nostro. Come se non fossero realmente accaduti il colpo di Stato di Piazza Maidan, la guerra civile e i bombardamenti ucraini contro le popolazioni russofone del Donbass, che hanno provocato circa 14 mila morti, nonché il sabotaggio totale degli accordi di Minsk da parte di Kiev e Nato.

Poiché non sono minimamente sospettabile di essere filo Trump (ho mostrato su queste colonne come egli soffra, ad alto livello, della sindrome del narcisista maligno, detto anche, in termini neuropsichiatrici, “manipolatore perverso”, basta vedere la tattica economicamente omicida-suicida dei dazi a pioggia), dico che il presidente americano fa bene a tentare di percorrere la via della pace, di fronte a un’Europa insulsamente guerrafondaia a oltranza. Fa bene, quanto fa malissimo a proteggere e incoraggiare la carneficina di palestinesi da parte del criminale di guerra Netanyahu, e a trasformare gli Stati Uniti in una autocrazia di nuovo conio. Il Nostro, in coerenza con la sua impostazione bellicista, è naturalmente a favore del riarmo europeo. Dovendo prendere atto, con inconsolabile disappunto, che la grande maggioranza degli italiani è contraria, come attestano tutti i sondaggi, si compiace per “il comportamento della parte più consistente del Pd al Parlamento europeo (parte che ha preso il volto di Pina Picierno)”.

Fatta salva la… nota stratega… il Nostro tace accuratamente sul fatto che i Paesi europei, nell’insieme, spendono già oggi in armamenti circa un terzo più della Russia. Sicché gli 800 miliardi (a debito!) sono soldi sperperati, sottratti allo sviluppo dei beni comuni sociali, come le scuole, la sanità la transizione energetica ecc., oltre a determinare un aumento dei pericoli di guerra. L’ex corifeo americano si è trasformato nel menestrello della Von der Leyen: il “mielitarismo” d’assalto ha bisogno di una guida, purché sia. Anche se immagina di essere lui la guida, come il gallo presuntuoso, convinto che il sole sorge perché lui canta…

Guardate come è vindice la storia: in gioventù Mieli, militante di Potere operaio (nientemeno!) era convinto di scavalcarmi a sinistra… Fa impressione vedere come si è ridotto oggi.. Onnipresente nei talk show televisivi (il Corriere non gli basta), si è trasformato nella grancassa del complesso militare-industriale. Come dicevano i greci, a ciascuno è demone il suo destino.

 

20 Aprile 2025

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