I missili su Sumy
Putin è feroce perché è finito, a Sumy la violenza della paura
Trump, che ha promesso la pace tra Russia e Ucraina in pochi giorni, dovrebbe capire che a Mosca sta negoziando con un regime sfinito da tre anni di guerra senza senso. E che Mosca deve essere messa sotto pressione.
Esteri - di Lia Quartapelle

C’è un filo che unisce i missili russi lanciati su Sumy e gli insulti del Cremlino contro la Alta rappresentante della politica estera dell’Unione europea Kaja Kallas: la paura. La paura di perdere definitivamente il controllo, l’influenza, la faccia. Benvenuti nella Russia del 2025, dove l’unico modo per esistere è debolezza mascherata da arroganza. Nonostante la trattativa con Trump.
Sumy non è un obiettivo militare strategico. È una città di confine, simbolo della resistenza ucraina, colpita non per motivi tattici, ma per frustrazione. Bombardare Sumy, uccidere 34 civili non è strategia militare. È puro sfogo. È la rabbia cieca di un regime che non riesce più a controllare la narrazione né il terreno. Un attacco su Sumy oggi vale quanto un pugno dato al muro da chi ha già perso la discussione. Fa rumore, fa danni, ma dal punto di vista strategico non cambia nulla. Tranne una cosa: mostra al mondo, e in particolare a Trump, quanto poco Mosca voglia un accordo per la fine della guerra. A cui si è aggiunta anche la vergogna della menzogna: dal Cremlino raccontano di aver colpito dei militari.
E poi c’è Kaja Kallas. Una leader libera, diretta, che non ha mai avuto bisogno di urlare per essere ascoltata. Una politica che rappresenta tutta l’Unione europea. Ed è proprio questo che manda in tilt il Cremlino. Perché Kallas non scende a patti con l’impero del ricatto. E allora giù con la solita censura. Davvero, non sembra nemmeno propaganda: sembra un gruppo Telegram di liceali frustrati. La Russia agisce così non perché è forte. Ma perché è fragile. Perché non tollera che l’Ucraina resista, che l’Europa si ricompatti. Perché ha paura del coraggio altrui. E quando un regime ha paura, reagisce con violenza.
Chi bombarda i civili in una città indifesa, e poi ci aggiunge lo scorno della menzogna, e insulta leader democratici dimostra solo una cosa: di non saper più come imporre rispetto se non con la violenza bruta. Trump, che ha promesso la pace tra Russia e Ucraina in pochi giorni, dovrebbe capire che a Mosca sta negoziando con un regime sfinito da tre anni di guerra senza senso. E che Mosca deve essere messa sotto pressione. Perché appena la Russia smette di combattere la guerra finisce. Chi usa solo l’aggressività, prima o poi, scopre che è l’unica cosa che gli rimane. E quel giorno sta per arrivare.