Continuano le proteste
La ‘primavera’ di Gaza, perché i palestinesi manifestano e protestano nella Striscia: “Via Hamas, via Israele”
Le proteste sono partite martedì dal nord della Striscia, a Beit Lahiya, dove Israele ha nuovamente intimato alla popolazione di evacuare e dirigersi a sud.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Gaza, la protesta continua. La terribile condizione umanitaria e i continui bombardamenti di Israele sulla Striscia, che dal 7 ottobre 2023 hanno provocato oltre 50mila morti, hanno spinto migliaia di palestinesi a protestare contro la guerra, contro Usa, Israele e Hamas, contro i governi occidentali e arabi. Insomma, contro chiunque non fa nulla per fermare la distruzione di Gaza e del suo popolo.
Le proteste prendono di mira soprattutto Hamas, accusato di non garantire la sicurezza e il sostentamento dei gazawi. Perché dopo due mesi di cessate il fuoco, dal 18 marzo nella Striscia non entrano più cibo, acqua, medicine e forniture mediche. Le operazioni di terra degli israeliani hanno ripreso a colpire infrastrutture civili e strategiche, causando una drammatica escalation delle vittime civili palestinesi: almeno 830 negli ultimi giorni, secondo il ministero della Sanità palestinese, sotto il controllo di Hamas. La crisi è stata aggravata dalla decisione di Israele di bloccare tutti gli aiuti che entrano nell’enclave.
Le proteste sono partite martedì dal nord della Striscia, a Beit Lahiya, dove Israele ha nuovamente intimato alla popolazione di evacuare e dirigersi a sud. Un secondo giorno di proteste si è svolto ieri, con dimostrazioni sia a Beit Lahia che a Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza, in quella che sembra essere la più grande protesta contro il gruppo militante dagli attacchi del 7 ottobre. “Hamas fuori”, “Terroristi di Hamas” e “Vogliamo la fine della guerra”, sono alcuni degli slogan scanditi dai manifestanti. E ancora: “Vogliamo vivere” e “Fermiamo il genocidio”.
Vivere. A Gaza è un sogno. Centinaia di migliaia di persone nella Striscia rischiano nuovamente di soffrire gravemente la fame poiché il blocco degli aiuti umanitari da parte di Israele e la ripresa della guerra hanno gravemente interrotto le operazioni di assistenza alimentare. Lo ha affermato il Programma Alimentare Mondiale (WFP) delle Nazioni Unite. “Il WFP e i partner del settore della sicurezza alimentare non sono stati in grado di portare nuove scorte alimentari a Gaza per più di tre settimane”, ha affermato giovedì il WFP, aggiungendo che le rimanenti scorte alimentari avrebbero sostenuto le operazioni per un massimo di due settimane. La situazione umanitaria nella Striscia è prossima al punto di non ritorno. «Niente cibo, niente acqua, niente medicine, nessuna fornitura dall’inizio di marzo», ha denunciato Juliette Touma, portavoce dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa).
A Gaza la normalità è la morte. Le Forze di difesa di Israele (Idf) hanno ucciso ieri almeno 11 persone in un attacco con droni che ha colpito un campo con le tende degli sfollati nella parte centrale della Striscia di Gaza. Lo ha riferito l’emittente panaraba di proprietà qatariota al- Jazeera, secondo cui le Idf hanno colpito anche un centro dedicato alla fornitura di aiuti alimentari. Dalla ripresa delle operazioni militari israeliane a Gaza sono state uccise 855 persone. Lo ha affermato il ministero della Salute nella Striscia, gestito da Hamas, precisando che nelle ultime ore sono 25 le persone che hanno perso la vita. Il bilancio complessivo dall’inizio della guerra è di 50.208 morti, in maggioranza donne e bambini.