La protesta di Refugees in Libya

In Libia è caccia al nero: rastrellamenti con la complicità di Roma

Rastrellamenti di neri in corso in Libia, scatenata caccia anche ai bambini per le strade di Tripoli, Jenzour, Tajoura. Raid contro tutti i subsahariani, incendiate le loro case. Perché i cittadini europei non si ribellano ad accordi con i libici presi in loro nome?

Cronaca - di David Yambio

20 Marzo 2025 alle 17:30

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Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

Milizie e polizia libica scatenate alla caccia al nero. A Tripoli, Jenzour, Tajoura e lungo la costa. Dallo scorso fine settimana si moltiplicano i raid contro i neri, molte delle case date loro in affitto sono state incendiate. Il 14 marzo l’ambasciata sudanese a Tripoli aveva diffuso la notizia di retate imminenti, esortando i sudanesi in Libia, che con circa 75mila persone costituiscono la comunità di profughi più numerosa, a ridurre al minimo gli spostamenti in vista “di un’operazione di sicurezza” contro i migranti, cioè un rastrellamento di neri. Che è scattato quella stessa sera. Molte delle persone arrestate sono anche registrate all’Unhcr, ma sono state comunque fatte sparire.

Quello che sta accadendo in questi giorni in Libia mi tiene aperte ferite che non sembrano mai guarire. Ho vissuto quell’incubo. Ho combattuto contro di esso. Ho urlato fino a quando la mia voce non si è spezzata, ho protestato fino a quando il mio corpo non è riuscito a stare in piedi e ho rischiato la mia vita per raccontare quel che succede e per esserne testimone. Mi sono opposto al trattamento brutale che ho subito, ho lottato contro lo stupro di donne nere che erano ritenute indegne di protezione, mi sono ribellato all’essere usato da schiavo e alle estorsioni che mi hanno privato anche del mio diritto di respirare liberamente. Ho attraversato il Mediterraneo, credendo che forse ci fosse qualcosa oltre l’orizzonte, giustizia, dignità o, per lo meno, il trattare gli esseri umani da esseri umani. Eppure, anche in sopravvivenza, non c’è pausa. Le mie notti non offrono rifugio, i miei giorni non offrono tregua. Ho dato la mia anima nel garantire che i neri in Libia – migranti, rifugiati, senza nome e dimenticati – non siano cacciati, non siano torturati, non siano ridotti in schiavitù.

Ma gli orrori non finiscono. Mutano. Si mascherano in trattati e politiche, in gergo diplomatico e ipocrisia umanitaria. Ogni tanto, ci viene data l’illusione del progresso, viene pronunciata alcune parole di condanna, viene fatto un gesto simbolico, ma per quanto tempo dobbiamo accontentarci delle illusioni? Per quanto tempo dobbiamo sopportare il silenzio del cosiddetto mondo civilizzato? Cos’altro è richiesto da me? Quanto più devo dare? Devo essere spezzato in pezzi sempre più piccoli prima che qualcuno osi chiedere perché? Perché i cittadini europei non ritengono i loro governi responsabili? Perché non mettono in discussione gli accordi firmati a loro nome, i patti che condannano i neri a marcire nei campi di concentramento della Libia, i miliardi incanalati nelle mani dei trafficanti mascherati da pattuglie di frontiera? Meloni, Von der Leyen, i politici di Bruxelles che prezzo devono pagare per questi omicidi? Per questo massacro sanzionato di corpi neri?

Si riuniscono nei saloni dove i loro accordi stracciano i diritti di persone che non hanno mai visto, non hanno mai incontrato, non hanno mai nemmeno pensato come pienamente umane. La chiamano “gestione della migrazione”, ma ciò che hanno costruito è una rete di sofferenza, un impero di miseria umana che si estende dalle coste dell’Africa alle strade dell’Europa. E che dire del governo di Tripoli? Quello è uno strumento volontario di oppressione, un avvoltoio che si nutre dei corpi dei disperati.(…)

E voi? Le persone del mondo, gli attivisti, i giornalisti, i cosiddetti alleati, cosa farete? Tu cosa farai? Condividerai questa verità o la lascerai seppellire sotto il peso dell’indifferenza? La mia mente è tormentata, la mia anima esausta, ma dimmi, ho commesso qualche grande crimine chiedendo che nessun essere umano nero venga torturato, violentato o ridotto in schiavitù? Umani del mondo, farete rumore? E tu disturberai la tua comodità per affrontare questa atrocità? O anche tu fingerai che la migrazione sia una condanna a morte, che queste vite non valgono il tuo respiro? I bambini ai quali danno la caccia per le strade di Tripoli, Jenzour, Tajoura, Al-Madina Gadima, non li vedi? Non li senti? Non metti in dubbio le tue responsabilità morali ed etiche? Se c’è ancora giustizia in questo mondo, che inizi con la verità. Che cominci con il tuo rifiuto di tacere.

*Refugees in Libya

20 Marzo 2025

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