Io sono ancora qua
Thiago Motta: dalle débâcle al sogno Scudetto, la Juventus è a soli 6 punti dall’Inter capolista
Dopo le mazzate in Champions e Coppa Italia, la striscia di 5 vittorie consecutive in Campionato. "Se avessi anche dei figli vorrei che avessero un allenatore come me". Non era mai successo che alla 27esima giornata tra prima e quarta ci fossero così pochi punti
News - di Antonio Lamorte

Per quanto si possa darli per spacciati, li trovi sempre lì, lì nel mezzo, o sulla fascia, o insomma da quelle parti. Passano gli anni e le stagioni, le sessioni di calciomercato o le aste del Fantacalcio, ma niente: non se ne vanno, in qualche modo resistono. Li chiameremmo i “resilienti” se la definizione non fosse stata così abusata in questi anni, arrivando a comparire persino nel piano che dovrebbe salvare l’economia dell’Europa. Ma alla fine quello sono. Calciatori, allenatori, altri attori del mondo del pallone messi in discussione una volta sì e un’altra pure, a volte gratuitamente, a volte a ragione, che però non mollano. E li trovi sempre lì, a dirlo con i piedi e con il fiato: eh già, io sono ancora qua, come canta Vasco Rossi. Questa rubrica è dedicata e ispirata a loro.
È sicuro Luciano Moggi: non fosse stato per Thiago Motta a questo punto la Juventus sarebbe in corsa per lo Scudetto. “Citiamo alcuni degli errori di Motta – ha scritto l’ex direttore sportivo bianconero su Libero – l’abitudine di mandare in campo i giocatori non nei ruoli a loro abituali, i destri a sinistra e viceversa, generando confusione nel gruppo; far giocare gente con la febbre (il pupillo Koopmeiners) lasciando chi invece sta bene (Thuram, non a caso lunedì decisivo nella vittoria contro il Verona); sbagliare i cambi in corsa che non è abitudine ma consuetudine; non saper motivare la squadra in presenza di partite ritenute facili (vedi i quarti di Coppa Italia con l’Empoli, persi in modo disastroso). E mi fermo qua …”.
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Peccato però, perché chi parla con questa sicumera avrebbe potuto aggiungere che la Juventus si trova quest’anno in un anno di reale cambiamento epocale, una vera e propria stagione Zero, un rinnovamento anche concettuale proprio con l’arrivo di Thiago Motta in panchina, con il coinvolgimento di giovani presi dalle categorie inferiori come Mbangula e Savona direttamente dalla Juventus Next Gen spesso schierati titolari. E con un infortunio che può compromettere una stagione come quello di Gleison Bremer, il rendimento da montagne russe di Dusan Vlahovic a questo punto della stagione a nove reti, le aspettative tradite da Koopmeiners e Douglas Luiz. Certo è che l’eccessivo turnover, un atteggiamento cervellotico, la mancanza di fiducia in certi calciatori, quell’aria da professore universitario fuori luogo, l’hype del predestinato non hanno giocato a favore dell’allenatore.
Le vere mazzate poi non si sono fatte attendere: le débâcle sono arrivate con l’eliminazione dalla Champions League per mano del PSV Eindhoven e quella dalla Coppa Italia in una lotteria dei calci di rigore da film horror con l’Empoli. Quando erano emerse nei giorni scorsi le voci di uno spogliatoio che appariva spaccato e in buona parte contro il tecnico, si era cominciato a profilare il dramma di un “motticidio” in corso. Lui invece aveva detto di sentire fiducia sia da parte della società che della squadra. “Con i ragazzi ci siamo confrontati in maniera positiva. Il rapporto tra me e la squadra è ottimo, lo è sempre stato e lo sarà sempre. C’è onestà, responsabilità e comunicazione. Nel mio ruolo prendo delle decisioni e ci metto tempo perché non voglio sbagliare. Se avessi anche dei figli vorrei che avessero un allenatore come me, che fa scelte ponderate”.
Soltanto una partita persa in campionato: contro il Napoli, a Napoli, nel momento di massima forma degli Azzurri di Antonio Conte. Da quel momento in poi, soltanto vittorie, anche contro la capolista Inter, sono cinque di seguito. L’ultima con il Verona in casa, con sprazzi di ottimo gioco. Ancora forse poco per saldare l’allenatore italobrasiliano alla panchina anche per la prossima stagione, abbastanza per portare la Juventus a meno sei dalla vetta, con 11 partite ancora da giocare e 33 punti ancora in ballo. Non era mai successo, come ha fatto notare Opta Paolo, nella serie A a tre punti che tra la prima e la quarta in classifica ci fossero soltanto sei punti di distacco. Aritmeticamente, la Juventus di Thiago Motta questo Scudetto se lo può ancora giocare, eccome.
La classifica di Serie A alla 27esima giornata di campionato
Il big match lascia tutto aperto: 1 a 1 al Diego Armando Maradona dove Napoli e Inter hanno giocato una partita combattuta e in bilico fino al fischio finale. Non ne approfitta l’Atalanta che in casa non è andata oltre lo 0 a 0 contro il Venezia. Accorcia invece la Juventus come la Lazio che vince a San Siro contro un Milan di nuovo in crisi profonda. Continua la striscia positiva della Roma di Ranieri e del Bologna di Italiano, 2 a 1 al Como e al Cagliari. Vincono anche il Torino a Monza, la Fiorentina e l’Udinese in casa con Lecce e Parma. 1 a 1 Genoa-Empoli.